Divisi dalla paghetta di Maria Corbi

Divisi dalla paglietta Divisi dalla paglietta Crepet: ottimo; Bollea: è follia ROMA. La paghetta divide. C'è chi è favorevole a lasciare gli assegni familiari in mano ai ragazzi e chi invece pensa che sia meglio che i soldi li gesticano i genitori. In nome del principio dell'autorità. Tra i «severi» Giovanni Bollea, psicologo dell'età evolutiva. «Così facendo si diminuerebbe il potere educativo dei genitori. I soldi vanno guadagnati, e i figli devono abbandonare il "principio del piacere" per ab¬ bracciare il "principio della realtà". Semmai bisogna triplicare, se non addirittura quadruplicare l'importo degli assegni familiari per adeguarli al costo della vita e al numero dei figli». Di parere opposto lo psicologo Paolo Crepet, esperto di problemi giovanili, a cui invece piace molto la proposta di Camiti che dovrebbe entrare nella Finanziaria '96. Per lo psicologo la paghetta di Stato nelle mani dei ragazzi sarebbe un modo per trasformare gli italiani da popolo di mammoni in un popolo di adulti. «Senza autonomia d'acquisto - spiega - si rimane sotto l'ala protettiva dei genitori. Per necessità. E questo allontana le tappe della maturazione. Amministrare quattrini renda autonomi». «In Italia - continua Crepet - abbiamo un'adolescenza che si protrae anche fino a trent'anni. I ra¬ gazzi rimangono a casa e dipendono in tutto dai genitori. E' un fenomeno che non esiste in nessun'allra parte del mondo. E una società con un problema del genere non parte bene. Sarà composta da uomini e donne clic hanno sviluppato una naturale dipendenza e la cercheranno nei rapporti futuri, sia personali che di lavoro. Cercheranno sempre situazioni di tipo familiare. E avranno paura dei distacchi, dei cambiamenti». Favorevole anche Maria De Filippi che con la conduzione della trasmissione «Amici» è diventata un'esperta di giovani. «E' un modo per rendere reponsabili i ragazzi», spiega. «E di fargli capire il valore dei soldi». Nel partito dei contrari anche il sociologo sabino Acquaviva che giudica assurda l'idea di Camiti di intestare gli assegni familiari ai fi| gli. «Sono idee bizzarre», dice. «E chi ci assicura che questi ragazzi non ne facciano un uso dissennato? I soldi potrebbero cadere in mano a I disadattati, a psicopatici a drogali. Devono essere i genitori a dare il denaro ai figli, soltanto se questi li meritano». Commento tecnico da Antonio Guidi, ex ministro della famiglia: «Credo che Pierre Camiti preso da giusta attenzione per i giovani si sia lasciato andare a un'estremizzazione che non considera la famiglia come un nucleo unico. Il problema non è a chi dare l'assegno, ma di aumentarlo almeno di uno zero. All'inps i lavoratori dipendenti pagano 17 mila miliardi di contributi per le famiglie e alle famiglie ne tornano solo 4500. Gli altri vengono usati per ripianare i conti dell'Inps. E' un cambiamento di destinazione d'uso inaccettabile». E infine, per liquidare l'argomento, l'ironia di Gianni Ippoliti: «Va bene dare l'assegno ai figli, ma ai nipoti chi ci pensa?». Maria Corbi

Persone citate: Antonio Guidi, Bollea, Crepet, Gianni Ippoliti, Giovanni Bollea, Maria De Filippi, Paolo Crepet, Pierre Camiti

Luoghi citati: Italia, Roma