La prova del fuoco nella tana del lupo ALL'OMBRA DELLA QUERCIA di Filippo Ceccarelli
La prova del fuoco nella tana del lupo r ALL'OMBRA DELLA QUERCIA "i La prova del fuoco nella tana del lupo A dov'è . andato veramente Berlusconi, nella tana del lupo o nella cuccia del volpino? Fuor di metafora: chi ci ha guadagnato, chi ha fatto più bella figura, ieri pomeriggio, nell'arena della Fiera, il Cavaliere o la composta platea del pds? Tutti e due, si può rispondere con ragionevole, equanime approssimazione. Anzi tutti e tre, o quattro addirittura, visto che l'astuta regia congressuale, dopo Berlusconi e un classico intervento-cuscinetto del socialdemocratico Schietroma, aveva saggiamente previsto l'esplosione liberatoria di Veltroni. E' stata comunque una notevole fatica, cominciata l'altroieri mattina con i sopralluoghi dell'occhiuta sicurezza berlusconiana, a sua volta occhiutamente sorvegliata dal servizio d'ordine pidiessino durante la visita. Ma in ballo c'erano soprattutto questioni, come si dice, d'immagine: effetti ridicoli, rischi di intolleranza, ipotètici cartelli di protesta, fischi eventuali, impappinamenti dal podio. Niente, invece. Rispettapdo " fino in fondo un mirabile gioco delle parti, Berlusconi ha recitato bene quella del leader coraggioso che va e parla, méntre il congresso, nella sua temperanza di massa, si è offerto ai media come sede democratica, cortese e ospitale. La tensione, certo, era visibile sul volto contratto e sudato del leader di Forza Italia, così come su quelli di parecchi delegati si leggeva il più evidente e faticoso «non capisco, ma mi adeguo». Alla fine, però, tutti hanno rinunciato a qualcosa. Il congresso beccandosi un fervorino coi fiocchi sulla giustizia da un politico indagato; Berlusconi riconoscendosi sul maxi schermo in contemporanea con Veltroni che amabilmente lo sbertucciava. Inevitabile, d'altra parte. La discesa negli inferi, o nella fossa dei leoni, è una prova a cui nessun leader degno di questo nome può sottrarsi. Una prova del fuoco, appunto, una sorta di iniziazione che si è via via intensificata, perfezionandosi secondo i canoni spettacolari oggi così in voga. Una verifica del proprio carisma, infine, tanto più efficace quanto più in grado di tener sotto controllo l'ostilità preconcetta di una moltitudine. Chiedere a Lama, per esempio, cacciato dagli autonomi all'università di Roma. Oppure a Cossiga, subissato di improperi dopo la strage di Bologna. Chiedere a Scalfaro, anche, per ben due volte strapazzato a Palermo, perfino con il lancio di una scarpa. Non sempre, infatti, la folla riesce a controllarsi. Berlinguer - e in quel caso non si trattava di funerali, ma di un semplice congresso quasi non riuscì a parlare, per via dei fischi, alla platea socialista di Verona Così come Bobo Maroni, contestatissimo alle ultime assise della Lega, detiene senz'altro il primato degli ululati nella stoni recente, Mentre Pannella, abituale frequentatore di tane del lupo, detiene quello degli sputi (una vera e propria pioggia da pWte dei rifondatori al teal ro Adriano). E tuttavia succede anche che per qualche scali ra convenienza il lupo rimanga quieto come una volpe nel suo covo e il temerario visitatore ne esca con accresciuto prestigio. Così De Michelis riuscì a parlare all'Italsider di Bagnoli. D'Alema e Veltroni poterono mitrare nel camper di Craxi a Rimini, Tatarella portò a termine il suo comizio anti-demitiimo a Nusco e Pecchioli cbbiì pure qualche applauso da An a Fiuggi. Cortesie per gli ospiti, corto, anche se la loro pur proverbiale sacralità, in politica, è tutt'altro che scontata lori Berlusconi ce l'ha fatta 11 pds lo stesso. Stretta di mano, alla fine. D'Alema, il padrone di casa, faceva venire in mente quel personaggio di Cechov che dalla gioia che il suo ospite se ne andava via «gli chiese di restare ancora un po'». Filippo Ceccarelli
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