«Ho aiutato mio figlio E allora?»

«Ho aiutato mio figlio, E allora?» «Ho aiutato mio figlio, E allora?» \juppé: gli ho abbassato l'affitto, non è uno scandalo PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Sì, intervenni per abbassare il canone di mio figlio. Allora non ero primo ministro, ma assessore comunale alle Finanze. E lui abitava in una casa del Municipio. Nel ridurgli l'affitto presi in considerazione criteri oggettivi. Dov'è lo scandalo?». Alain Juppé va in tv per discolparsi. A neppure due mesi dall'incarico, invece della «luna di miele» con gli elettori è un processo quello che l'attendeva ieri sera su «Tfl». Neppure la finora recordwoman Edith Cresson era parsa usurarsi con tal zelo. «Viviamo già una Finis Regni. Dobbiamo esserci perso l'inizio» osservava ieri, caustico, un settimanale. Ma anziché celebrare le esequie della meteora Juppé, il rendez-vous catodico ben potrebbe annunciarne la resurrezione. In definitiva, il premier si è difeso bene. Certo, vederlo brandire sul teleschermo l'affitto del vicino per dimostrare che il suo non è basso come vorrebbero i calunniatori era spettacolo surreale in una Francia che sacralizza la funzione politica suprema. Però inteneriva. Spiega, il premier, di non aver commesso «alcuna irregolarità». Riconosce che la sua famiglia (nel senso più ampio: vi figurano l'ex moglie e il fratellastro) risiede in case municipali grazie al suo ruolo di vicesindaco quando primo cittadino era Jacques Chirac. Ma «dacie per la nomenklatura parigina» gli sembra definizione impietosa. Rivendica di pagare un canone «nella norma». E se come spiega - «aiutai mia figlia a trovar casa», i telespettatori sapranno comprendere l'amor paterno di un primo ministro che oggi si dice «ferito». E conclama la propria innocenza. «Da vent'anni faccio dell'inte¬ grità politica e personale una regola quotidiana» gli sentono dire i francesi. Il tono pare sincero, malgrado Juppé sfiori accenni da telenovela Usa: «E' difficile, talora, mettere in piazza la privacy, il divorzio, i figli...». Per terminare con fierezza: «Ma l'accetto. Sono premier». Parlerà a lungo. Gli appartamenti che vorrebbe far requisire nella capitale (senso di colpa?), il bilancio pubblico, l'Iva che sale, i tassi in discesa. E per strada ritrova determinazione, smalto, forza persuasiva. Ma a fine programma si rimane indecisi tra empatia e diffidenza. Il cuore vorrebbe assolverlo, Alain Juppé. Ma la ragione suggerisce che nell'affaire «Iacp di lusso» - amplificato a dismisura dai media, concediamolo - qualche favoritismo si celava pure. I lavori gratis per 300 milioni in casa Juppé (pagava il Municipio), papà Alain che abbassa il fitto - i servizi tecnici erano contrari - e la stessa logica in base a cui la Parigi chiracchiana distribuiva attici per vip emanano un profumo clientelare. Il premier lo nega. Chi se lo prefigurava nei panni del «pentito» sarà deluso. Indossarli porterà a Canossa ma allontana da Matignon. Farlo significava ghigliottinarsi. Juppé non ha nemmeno sposato, però, la linea antitetica. Gridando alla «congiura», come da giorni tambureggia il portavoce governativo Baroin. Nessun accu- satorio vittimismo di maniera. Esce dall'arena con l'assoluzione? No, ma potrebbe essersi lasciato alle spalle la vicenda. Peccato che le sue fortune in campo politico non imitino quelle immobiliari. Sono giorni comunque duri per il braccio destro di Jacques Chirac. Che l'esigua opposizione parlamentare lo critichi non stupisce. Ma il mugugno dilaga ormai fra la maggioranza. E «Le Monde» gli dedicava ieri pomeriggio la prima pagina. Riforma costituzionale, manovre finanziarie, provvedimenti antidisoccupazione: ogni scusa è buona per impallinare Alain Juppé che si ritrova contro numerosi giscardiani (non è una loro creatura) e i gollisti più radicali. A parziale discolpa, sottolineiamo che applicare lo Chiracpensiero (elettorale) in modo realistico ed efficace non è aitar da poco. Ma l'alibi, da solo, non regge. Così persino il «Wall Street Journal», non troppo gauchiste invero, si è messo a distillare cattiverie contro il povero affittuario. Lo chiama «il re delle illusioni». Il suo numero top? «Risolvere i falsi problemi e lasciare intatti quelli veri», [e. bn.l Il primo ministro si discolpa in tv per l'affaire delle case comunali a prezzo di favore Il premier francese Juppé con tre ministri donne del suo governo

Persone citate: Alain Juppé, Edith Cresson, Jacques Chirac

Luoghi citati: Canossa, Francia, Parigi, Usa