L'alta moda sfila dal giudice
1/alta moda stila dal giudice 1/alta moda stila dal giudice Da Armani a Ferrè, l'accusa è corruzione GLI STILISTI NEI GUAI MILANO DALLA REDAZIONE Dal 20 settembre i nomi più noti della moda italiana si dovranno preoccupare dell'abilità dei loro avvocati. Già, perché a partire appunto dal 20 settembre - Giorgio Armani, Gianfranco Ferrò, Mariuccia Mandelli (Krizia), Santo Versace (fratello e amministratore di Gianni), e Girolamo Etro saranno processati. Sono accusati di corruzione, avrebbero infatti pagato tangenti a finanzieri e ispettori del Secit al fine di «ammorbidire» i controlli fiscali nelle loro aziende. A due giorni dai rinvìi a giudizio per Publitalia, un'altra vittoria per la procura milanese: il gip (in questo caso Anna Conforti) ha accolto in pieno l'impostazione accusatoria. Gli stilisti - è questa la tesi sostenuta dal pm Piercamillo Davigo - non sono affatto «vittime», non furono «costretti a pagare», ma parteciparono coscientemente ad un sistema di corruzione che prevedeva il pagamento di tangenti in cambio di cospicui vantaggi fisrali. Vittoria della procura, quindi, e sconfitta degli avvocati che per i due giorni dell'udienza preliminare si sono alternati nel cercare di dimostrare che le maggiori case di moda italiane, note in tutto il mondo caddero vittima di una concussione, perpetrata da oscuri ispettori fiscali. Da corruttori a parte lesa: questo il tentativo della difesa. Ma il gip Conforti non ha ritenuto che Armani sia stato «costretto» a pagare cento milioni al tenente colonnello della Finanza (all'epoca ispettore del Secit) Carlo Capitanucci. E ciò vale anche per i 240 milioni di Ferrè (a giudizio assieme ai consiglieri di amministrazione Luciano Scarpetti o Franco Mattioli); por i 260 sborsati da Krizia (assieme al suo socio, Aldo Pinto); per i 270 dell'azienda Versace. E anche per quel mezzo miliardo (la tangente più alta) pagato da Girolamo Etro, l'unico stilista coinvolto nell'inchiesta che sia finito in carcere. Assieme ai sarti, nello stesso processo figurano anche Fabio Bellotti, rappresentante dell'azienda tessile comasca B&B, e due responsabili dei supermercati Esselunga (Bernardo Caproni, Carlo Alberto Corte Rappis), nonché commercialisti o consulenti (Franco Vainicher Eller, Vittorio Terrenghi, Marcello Guido). Nutrita la rappre¬ sentanza di chi le tangenti le ha incassate: alcuni funzionari delle imposto dirette (Celestino Cuciniello, Vincenzo Enea, Sebastiano Fichera, Salvatore Morello e Gesualdo Renna, che era il capo delle verifiche contabili); il maggiore della Finanza Aldo Lattanzi e il già citato Capitanucci. Imputate altre grandi firme: Krizia, Versace, Etro e la «B&B» «Pagarono mazzette ai finanzieri» Mariuccia Mandelli, in arte Krizia e Gianfranco Ferrè A lato, lo stilista Giorgio Armani Concludono l'elenco cinque imputati già condannati con il patteggiamento. Dei «percettori di tangenti» il principale è senz'altro Capitanucci: l'unico cui viene contestato anche il reato di collusione d'equivalente della concussione nel codice militare) e l'unico tuttora detenuto (dopo mesi e mesi) nel carcere di Peschiera - ma Davigo ha annunciato di aver dato parere favorevole agli arresti domiciliari. Al processo, comunque, Capitanucci non comparirà con gli altri: insieme a Renna (che è già ai «domiciliari») ha chiesto ed ottenuto di essere giudicato con il rito abbreviato. E, poiché il processo è stato fissato al più presto proprio per la presenza dei due detenuti, è più che probabile che le udienze vengano poi differite. Il 20 settembre dovrebbe esserci quindi una semplice «sfilata» iniziale.
Luoghi citati: Milano
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