E gli amici «archiviano» Occhetto di Fabio MartiniClaudio Petruccioli

Parla il leader, tutti applaudono, solo l'Alberici rimane a braccia conserte Parla il leader, tutti applaudono, solo l'Alberici rimane a braccia conserte E gli amici «archiviano» Occhetto Petruccioli: questo non è un congresso vero ROMA. Nilde lotti, con la voce più augusta del solito, annuncia: «Dò ora la parola a Massimo D'Alema...». In un attimo i duemila del Palafiera sono tutti in piedi e battono tutti le mani. Tutti tranne una signora di rosso vestita, con i capelli fini, nerissimi: unica tra duemila resta seduta e a mani conserte. Due delegati al suo fianco la guardano di sottecchi, con un filo di imbarazzo per quella scena imprevista: «Ma non è l'Alberici?». Si, è proprio lei Aureliana Alberici, la moglie di Achille Cicchetto: nonostante tutto, è voluta venire al congresso, ma quel «baffino» che ha preso il posto del marito sembra averle paralizzato mani e gambe. Gli adorati cammei alle dita, un vestito aderente che le arriva sopra il ginocchio, la Alberici resta come una mummia per dieci, lunghissimi secondi, nascosta in una delle ultime file della sterminata platea del Palafiera. E finalmente, quando il battiinani è finito, reagisce con un filo di stizza all'incalzare del cronista: «Il gesto di Achille? Io non parlo per interposta persona...». Ma lei, a differenza di suo marito, è venuta al congresso: c'è un dissenso in famiglia? «Io sono iscritta a questo partito, sono una senatrice eletta dal pds e mi interessa ascoltare il dibattito». Signora Occhetto, amareggiata? «Si può immaginare la risposta». Finisce così il primo match con la senatrice Alberici, donna orgogliosa, di polso, che porta in modo battagliero i suoi 53 anni. Aureliana è qui. Achille si è rifugiato nella sua «dacia» in Maremma a contemplare il mare e sorseggiare Morellino, ma gli occhettiani dove sono finiti? Una «zoomata» sul palco della presidenza e in prima fila ecco armeggiare il più fedele degli amici di Achille: Claudio Petruccioli. Prende appunti, ma non è detto che prenderà la parola: «Domani il dibattito riprende alle 9, poi alle 11 c'è il dibattito internazionale, nel pomeriggio Berlusconi, sabato la replica di D'Alema. Mica lo so se interverrò...». Ma come? Un congresso senza l'intervento di Petruccioli non è un vero congresso... «Sì, ma Claudio è capace di tutto - scherza in platea Guido Alberghetti, "presidente ombra" dei deputati progressisti -, lui è capace di intervenire e inviare un saluto ad Occhetto. Troppo simpatico Claudio, come quel giorno drammatico della mancata elezione di Occhetto a segretario: io ero scrutatore e Petruccioli, che aveva in mano l'organizzazione, venne e ci disse: i membri del comitato centrale sono circa 515. Circa?». Una fama di grande gaffeur, Petruccioli però non volta gabbana neanche stavolta: «Con me Achille non ha parlato del suo gesto, le motivazioni le ha date lui e che questo non sia un congresso vero lo si ò capito subito». Ma Petruccioli è l'unico occhettiano che assolve Occhetto, che secondo una voce sarebbe già pentito e in arrivo al congresso già oggi. «Argomenti giusti, ma il suo - dice il senatore Enrico Morando - è stato un gesto dannoso, che non aiuterà la necessaria dialettica nel partito». Già, perché una delle grandi sorprese che si agitano dietro le quinte è che nel pds non esiste più una minoranza. Un anno fa dietro Veltroni c'era mezzo partito. E oggi? «Oggi, diciamolo francamente, non c'è più nulla», ammette sconsolato Giovanni Matteoli, già segretario di Paolo Bufalini e uomo-macchina della campagna congressuale di Veltroni: «Subito dopo l'elezione di D'Alema - racconta Matteoli diciamolo pure, c'è stato il tentativo, durato fino alle regionali, di organizzare una componente nazionale. In un partito come questo non sopravvivi senza una struttura nazionale. E così siamo stati frantumati». Morale: né prima della relazione di D'Alema e neanche dopo, i capi dell'«opposizione» si sono riuniti per decidere le mosse, «anche perché - insiste Matteoli - personaggi come Fassino e la Mancina hanno preferito coltivare i propri incarichi». E quanto a D'Alema è riuscito a citare Occhetto una volta sola in 110 minuti, schivando ogni allusione al gran rifiuto. Piaciuto? «Ha preso in esame tutti i problemi - dice finalmente la Alberici - e questo conferma che c'era bisogno di un congresso vero». Ecco Antonello Falomi, che a Occhetto scriveva i discorsi: «D'Alema ha fatto una relazione in continuità con la svolta. Per questo resta incomprensibile il motivo per il quale il fondatore del pds non possa avere un ruolo nel partito». Poi, nella notte, comunisti democratici e occhettiani si trovano d'accordo nella commissione politica: pur di rompere l'unanimismo si batteranno per arrivare a votazioni. Su qualsiasi cosa. Pur di votare. Fabio Martini Claudio Petruccioli, fedelissimo dell'ex leader Achille Occhetto

Luoghi citati: Roma