Il segreto di Chirac ho paura di vedermi in tv di Enrico Benedetto

Mosca, il rublo ancorato per tre mesi al dollaro Esce in libreria il diario della scalata al potere del Presidente costruito con le sue confidenze Il segreto di Chirac; ho paura di vedermi in tv «La diretta mi blocca, rido come uno sciocco e sono pieno di tic» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Apocrifi come quelli hitleriani ma ben più attendibili grazie alla complicità tra l'autrice e il Presidente che ne ispira la confezione, i diari di Jacques Chirac raccolgono da qualche giorno un buon successo in libreria ed elogi unanimi sui giornali. Falsi, dunque, però geniali. E, in qualche misura, autorizzati. «Le Journal intime de Jacques Chirac» (Albin Michel editore, 434 pagine, 140 franchi) copre due anni. Quelli che separano l'exploit gollista nelle Politiche '93 - ne sarà incarnazione Balladur - e quello, risicatissimo, alle Presidenziali. Un biennio trionfale. Ma che avvelenano la solitudine politica, il rovello della candidatura balladuriana e i perenni brividi da sondaggio. Per scrivere il saggio, Chri- stine Clerc poteva contare su un accesso privilegiato al personaggio Chirac. Che non è avaro di confidenze. Ma ha dovuto comunque setacciare giornali e periodici dal 28 marzo '93 al 17 maggio scorso quando il successore di Mitterrand entrò nel Palazzo che l'ospiterà 7 anni - per irrobustire la cronaca quotidiana. Ne emerge un profilo inatteso. Lo Chirac, ad esempio, che confida: «Odio guardarmi in televisione. Quella risata sciocca, gli intercalare... mi irritano. Sono tic da cui è purtroppo impossibile sbarazzarsi. E dire che ne ho provati di rimedi! Corsi per migliorare la dizione, training con magnetofono, esercizi respiratori. Financo un professore di canto e massaggiatori cinesi. Niente da fare. Appena vedo una telecamera, mi blocco». Una franchezza che intenerisce. L'uomo è impulsivo, ma generoso, persino migliore di quanto non appaia (vera eresia nella look society politica). Ma se le relazioni umane gli riescono facili in generale - e le attraversa una rara bonomia qualche scoglio permane. Balladur è il più celebre. Chirac gli attribuisce un'innegabile «aria da perpetua» che il suo incedere «a chiappe strette» evidenzia ancor più. Meno presagibili gli ostacoli per intendersi con Alain Juppé, il suo premier. «Perché non riusciamo ad avere una spiegazione franca e cordiale?» esclama. «Il suo pudore mi inibisce. E lui si fa intimorire dal mio. Darci del tu è stata un'impresa». E Jacques Chirac pare soffra davvero nel veder Juppé annunciargli solo in extremis il suo nuovo matrimonio. Con Mitterrand, si direbbe, le cose vanno meglio sul piano umano. Perlomeno negli storici attimi della successione. Re Frangois, in piena cerimonia, gli mormora: «Sembra d'essere al cinema, eh?». Per proseguire: «Giscard mi ha fatto aspettare ben 11 giorni prima di andarsene. Ma io mi sbrigherò. Pensare che sono tante le cose da fare. Gli addii al personale, il trasloco... Ah, mi raccomando: tratti bene le anatre dell'Eliseo». Enrico Benedetto II Hresidente francese Jacques Chirac

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