« Rivoluzione in Chiesa » di Tito Sansa
« « Rivoluzione in Chiesa » Referendum choc tra gli austriaci LA CRISI DELLA FEDE IVIENNA CATTOLICI austriaci, considerati tra i più pii e devoti, sono in agitazione, qualcuno parla di «rivolta». Con un referendum propositivo, i cui risultati definitivi sono stati resi noti ieri, 505 mila dei circa 4 milioni di fedeli adulti hanno chiesto, «per amore della Chiesa», la «attualizzazione del credo», cioè la modernizzazione e la democratizzazione delle istituzioni, con l'abbandono dello stile gerarchico e autoritario. L'iniziativa del sondaggio popolare - tollerata dai vescovi - è partita non da Vienna, più progressista, ma dal cattolicissimo e conservatore Tirolo e ha avuto l'appoggio di un quarto dei circa 4 mila parroci dell'Austria, allarmati per certe tendenze retrograde e fondamentaliste manifestatesi in particolare nella diocesi di Sankt Poelten, retta dal vescovo Kurt Krenn. Il malcontento serpeggiava già da diverso tempo, ed era documentato dai continui abbandoni della Chiesa da parte dei fedeli (circa 5-6 mila al mese) e da vivaci polemiche sui giornali parrocchiali. A far traboccare il vaso del dissenso è poi venuta, il 26 marzo, la rivelazione che il cardinale di Vienna Hermann Groer aveva anni fa molestato sessualmente un giovane seminarista. Un'ondata di indignazione si è levata nel Paese, non tanto per le colpe attribuite al primate della Chiesa austriaca quanto per il fatto che questi ha taciuto e che è rimasto in carica. Il «caso Groer» è stato soltanto il detonatore della rivolta dei fedeli; i motivi della protesta erano più consistenti, come si rileva dalle richieste dei parroci e dei cattolici «ribelli». Esse sono: 1) la consultazione dei fedeli nelle nomine dei vescovi; 2) l'accesso delle donne al sacerdozio; 3) l'abolizione dell'obbligo del celibato per i preti; 4) la valutazione positiva della sessualità da parte della Chiesa; 5) la comunione per i divorziati risposati. Si tratta - osservano i preti modernisti, i teologi progressisti e i commentatori dei giornali - di una «protesta contro Roma». Una vera tempesta ha suscitato il risultato del referendum, che ha superato di gran lunga le aspettative dei suoi organizzatori. Kurt Krenn, il discusso vescovo della provinciale Sankt Poelten (dove di domenica caffè e ristoranti rimangono chiusi), ha detto alla televisione che il referendum «non conta nulla, cosa sono 500 mila voti su quattro mi- lioni di fedeli?» e ha osservato che il popolo austriaco è «predisposto all'errore», ricordando che nel 1938 votò a stragrande maggioranza per Hitler. Non l'avesse mai detto! Sono insorti non solo i rappresentanti di tutti partiti politici (ad eccezione del «liberale» nazionalista Joerg Haider, per il quale il vescovo nutre simpatie) ma anche decine di prelati e teologi, che chiedono al Vaticano la rimozione del vescovo «antidemocratico». A coloro che chiedono la sua cacciata, Krenn ha detto: «Rimarrò al mio posto finché vivrò, finché avrò buona salute e fino a quando il Papa lo vorrà». Ma il «popolo della Chiesa» ha organizzato una protesta: se Krenn non verrà allontanato, i fedeli si rifiuteranno di pagare l'obolo obbligatorio (pari a circa l'uno per cento del reddito imponibile). Un appello affinché la loro voce venga ascoltata, e la Chiesa venga riformata, è stato rivolto dai cattolici austriaci al Vaticano. Ma il coadiutore dell'arcivescovo di Vienna, il neo eletto Christoph Schoenborn, considera superflua la richiesta, e, cercando di calmare i fedeli in agitazione, ha detto che «il Concilio Vaticano secondo afferma inequivocabilmente che la Chiesa ha intrapreso la via del rinnovamento e del cambiamento». Delle richieste dei fedeli si occuperà certamente in autunno la conferenza episcopale austriaca. La situazione è comunque tesa, c'è il rischio di uno scisma nel clero austriaco, come si rileva dalle parole del vescovo di Klagenfurt, Egon Kapellari, considerato un rinnovatore. Dopo aver constatato che all'incirca ogni duecento anni vi è nella Chiesa un movimento di riforma - «e la Riforma ha portato a una frattura non ancora sanata» -, il prelato ha rivolto ai fedeli un appello: «Prego tutti, fautori e avversari del referendum, di fare tutto il possibile per evitare uno scisma». Tito Sansa
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