Nuovo rinvio è guerra sulle pensioni di Paolo Patruno

La «bufera Carroccio» blocca il dibattito parlamentare. Il comitato dei saggi corre ai ripari La «bufera Carroccio» blocca il dibattito parlamentare. Il comitato dei saggi corre ai ripari Nuovo rinvio, è guerra sulle pensioni Voto di fiducia ancora incerto. Si tratta sui fondi privati Forza Italia dà il via libera, i sindacati sono in allarme ROMA. Ancora un rinvio sulla riforma delle pensioni. L'ha chiesto e ottenuto il relatore e presidente della commissione Lavoro alla Camera, il leghista Sartori, su ispirazione di Bossi per allungare i tempi e smorzare la spinta verso le elezioni anticipate. La votazione in aula ha registrato l'opposizione solitaria di An. Alla base del nuovo slittamento, che ha provocato le dimissioni per protesta del capogruppo della Lega alla Camera, Petrini, sarebbe la necessità, rivendicata da Sartori, di accordare più tempo al Comitato dei Nove per rifinire gli emendamenti da apportare al testo del governo e coagulare quella «più ampia maggioranza» cercata da Dini per approvare la riforma. L'appuntamento è fissato per questa mattina, dunque, e il presidente del Consiglio lo attende in un clima a tinte fortemente contrastanti. Da un lato è fiducioso dopo aver incassato, ieri, un'importante «apertura» da parte di Gianni Letta, il quale ha assicurato che Forza Italia «lascerà passare la riforma. Abbiamo richiesto alcuni emendamenti, nulla di sconvolgente. Se questi verranno accolti voteremo a favore o ci asterremo». E appunto per centrare questo obiettivo, ieri sera Sartori ha annunciato che il comitato ha messo a punto un pacchetto di emendamenti sulle pensioni integrative, con parità gestionale, fiscale e normativa per tutti i gestori, comprese le assicurazioni, proprio come sollecita Fi. Dini è rimasto naturalmente «soddisfatto» della dichiarazione di Letta. Ma è inquieto per i siluri che arrivano dalla Lega. E ha affidato al sottosegretario al Tesoro, Giuseppe Vegas, una preoccupata valutazione del rinvio: «L'intenzione del governo è di andare avanti, c'è molto lavoro da fare. Un rinvio può essere concesso a condizione però che dopo si chiuda. No, invece, se il rinvio è soltanto un espendiente. E no, soprattutto, a caricare la riforma di altre questioni». E ieri sera è riaffiorato a Palazzo Chigi lo scenario del ricorso al voto di fiducia per non cadere nei trabocchetti degli emendamenti di Rifondazione e nelle trappole disseminate da Bossi. Con l'obiettivo da «ultima spiaggia»: varare la riforma entro la pausa estiva. In questa direzione sembra andare anche il vice-presidente del gruppo di Forza Italia, Beppe Pisanu, il quale ha indicato come il governo abbia a disposizione «strumenti legislativi e regolamentari per accelerare l'iter della riforma. Il governo si prenda la sua responsabilità e i gruppi parlamentari la loro». Anche dal fronte del centro-sinistra arrivano numerosi segnali di preoccupazione per i maneggi dilatori attribuiti alla Lega. Berlinguer (progressisti) denuncia il mancato coordinamento fra i gruppi che sostengono il governo con il rischio di «un rotolare incontrollato verso le elezioni». Più preciso, il suo compagno di partito Renzo Innocenti interpreta l'atteggiamento di Sartori e le dimissioni di Petrini come «un tentativo di stop alla riforma». E Rosy Bindi (Ppi) addita come «pericolosa la tattica del rinvio» della Lega. Stessi rintocchi dal fronte opposto. Adriano Teso (Fi) sostiene: «C'è convergenza sugli emendamenti, ma ci sono interferenze esterne e si sta facendo melina. Qualcuno non vuole che la riforma venga approvata entro luglio». Mentre per Oreste Tofani (An): «Il rinvio non può essere attribuito alla complessità della riforma. Di rinvio in rinvio, il comitato ristretto si è riunito per la prima volta solo l'altra sera». Come finirà? Alcune delle richieste di Fi stanno passando nel Comitato dei nove, ma An attende ancora «risposte dal governo» come dice Fini, il quale si tiene le mani libere sulla fiducia e sul voto finale, ma conferma che così com'è «la riforma non ci piace e non la voteremo». Scendono in campo anche le parti sociali. Da Abete (Confindustria) arriva l'invito «ad accelerare il risanamento e a varare la riforma delle pensioni». E fra i sindacalisti, Cofferati (Cgil) denuncia che «in Parlamento sta prendendo corpo la sciagurata idea di non varare la riforma». I suoi colleghi D'Antoni (Cisl) e Larizza (Uil) sollecitano perciò «ogni mezzo, anche la fiducia» per far passare la riforma. Paolo Patruno Il presidente del Consiglio Lamberto Dini all'assemblea della Confcommercio

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