Il sonno del Profeta
«Il gulag torna, Solzenicyn tace» polemica. Il Premio Nobel sotto accusa nella sua Russia: non si pronuncia sui nuovi orrori Il sonno del Profeta «Il gulag torna, Solzenicyn tace» EMOSCA OLZENICYN tace»: con questo titolo la Literaturnaja Gazeta ha pubblicato una lettera aperta della giornalista Olga Ciajkovskaja: l'accusa che rivolge allo scrittore è di non essersi pronunciato sugli orrori della guerra cecena, sul Gulag creato per i ceceni dalle truppe russe, sulle torture e le uccisioni della popolazione civile. «E' una disgrazia per la Russia che l'autore del libro della grande rabbia e della grande pietà ignori la rinascita del Gulag in Russia», ha scritto la giornalista che negli Anni 60 ha condiviso con lo scrittore le battaglie del dissenso. La risposta non ha tardato a venire. Una settimana dopo, sulla prima pagina della stessa Literaturnaja, lo scrittore sotto accusa si è fatto sentire: «Riguardo alla Cecenia la mia coscienza è pulita: sono stato il primo a parlare della deportazione dei ceceni da parte di Stalin (...) e a gennaio ho dichiarato che l'intervento militare in Cecenia è stato un terribile errore politico». Lo scrittore se la prende con i suoi critici: «Dove siete stati in quei tre anni in cui (...) in Cecenia regnava la violenza?». E Solzenicyn elenca anche le altre disgrazie della Russia, a suo avviso non meno gravi: il crollo demografico, il dominio dei «ripugnanti nuovi ricchi arricchitisi rubando e non producendo», il disastro delle scuole. «Solzenicyn non tace, parlo regolarmente e mi rivolgo a un grande pubblico... Non ho taciuto nemmeno quando si poteva perdere la testa per una parola, quando la parola aveva un peso reale. Oggi c'è l'inflazione della parola e i discorsi possono anche non influire minimamente sugli eventi. Essi vanno cambiati non con le parole, ma con la sostanza. Ed è ciò che sto facendo adesso». Ma la polemica su Solzenicyn, sul Solzenicyn uomo, è destinata a continuare. Un'altra dura requisitoria è stata pronunciata, in un convegno a Ancona, dalla scrittrice Tatjana Tolstaja, autrice di racconti pubblicati in Russia e all'estero (in Italia sono stati tradotti Sotto il poitico dorato, nel 1989 dalla Tartaruga, e La più amata, l'anno scorso da Einaudi). Il suo discorso, sul tema «Fine millennio», sarà pubblicato integrale sul numero di settembre della Rivista dei Libri. Ne anticipiamo uno stralcio, nella traduzione di Pietro Corsi. Con un intervento dello slavista Vittorio Strada, [a. z.) A fianco la scrittrice russa Tatjana Tolstaja. Sopra Aleksandr Solzenicyn, che da un anno è tornato in patria. In alto lo slavista Vittorio Strada
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