L'assedio di Sarajevo ricostruito nel biscottificio

L'assedio di Sarajevo ricostruito nel biscottificio L'assedio di Sarajevo ricostruito nel biscottificio B A R N U M LO SPETTACOLO DELLA SETTIMANA COLLEGNO, lo dico per chi non è di Torino, non è solo il posto dello smemorato e del manicomio ora ex manicomio. E' uno dei tanti paesi infilzati da un corso che si chiama corso Francia e che di paesi ne infilza una serie, attaccati uno all'altro, divisi solo dal cartello col nome, come sulla Riviera romagnola, solo che il mare non c'è. In compenso c'è un sacco d'altra roba. Ad esempio adesso c'è una fabbrica che si chiamava Maggiora, faceva biscotti, però se ci entri in questi giorni non trovi biscotti ma Sarajevo. E non è una metafora. E' una sorta di mostra (ma il termine mostra è infinitamente fuori posto) che si intitola Sarajevo Life, ricostruzione di un assedio. Com'è nata me l'ha raccontato una ragazza con un bel nome (Kyara, con la kappa e la ipsilon) e un cognome impossibile (van Ellinkhuizen, è olandese). Lei dice che un giorno è andata a Sarajevo perché non si fidava di tutte quelle cose che c'era¬ no scritte sui giornali e voleva andare a vedere. Si è fatta accreditare da non so che radio o rivista, si è infilata nel tunnel che passa sotto le linee serbe e sbuca in città, ed è andata a vedere. Poi c'è tornata altre volte e quel che ha fatto ogni volta è portarsi via dei pezzi di quella città, perché le cose, gli oggetti, parlano molto più delie parole, e se bisogna far capire qualcosa, a noi, di quell'assurdo assedio, magari un modo è quello: farci vedere le cose. Così lei le ha messe insieme e ne ha fatto una mostra (capite che proprio non è un nome giusto) che prima ha installato a Milano, adesso a Collegno, e in futuro da altre parti in Italia. Per fare un esempio. Lei abitava in una casa, a Sarajevo. Cade una granata, centra l'alloggio vicino, e si porta via una famiglia intera. Adesso, tu vai dove facevano i biscotti e vedi la foto di quella fami- glia, e poi quel che è rimasto: la stufa, una sedia, la finestra con la plastica al posto dei vetri, qualche oggetto rabberciato. Calcinacci e polvere. Vai avanti, tra cassonetti e carcasse di macchine, e finisci nel mercato, tutte bancarelle vuote, e pacchetti di sigarette fatte con qualsiasi carta, han finito da tempo i pacchetti veri, ma non la voglia di fumare, che toglie la fame, e così le sigarette in qualche modo le fanno, e poi le confezionano con quello che c'è, basta che sembri un pacchetto. Inezie, ma enonni, a pensarci bene. Come i disegni dei bambini. Kyara se li è portati via da un asilo, vederli lì è come spiare la mente di quei piccoli uomini che Io non so cosa abbiate capito voi, di quella battaglia. C'è tutti i giorni al telegiornale, ma non so cosa ne abbiate capito, veramente. Io, poco. Fa schifo dirlo, ma non so quasi nulla. Non sapevo quasi nulla. Adesso sono stato nella fabbrica dei biscotti e so qualcosa di più. Ti aiuta a mettere bene a fuoco l'assurdità: un assedio, come nel Medio Evo, solo che siamo nel Duemila. Una città che da anni ha i nemici sotto casa che cercano di entrare e non riescono. Non c'è più nessun angolo della città al riparo da cecchini o granate. Tu metti la testa fuori e in qualsiasi metro della strada che fai puoi essere nel mirino di un fucile di precisione. Tu te ne stai a casa, a lavarti le mutande, e una granata ti può spedire a lavare mutande per l'eternità. Nel Duemila. La sera i giovani escono, anche se è coprifuoco, anche se è da matti, ma escono, perché può essere l'ultima sera, e fanno prillare gli accendini, per vedere dove mettono i piedi, sembrano tante lucciole, dice Kyara, vanno a divertirsi, e solo a dirlo ti viene una tristezza bestiale, non sai precisamente perché, ma bestiale. Un assedio da Medio Evo per una guerra da Ottocento: quelli si uccidono per l'identità nazionale, per l'Indipendenza: cose che noi studiamo sui libri di storia, il '48, Garibaldi, lo Spielberg. Dove diavolo è finito il Duemila? Cos'è successo per fermare così la Storia, per azzerare la civiltà, per mettere in rewind le intelligenze di tutto un popolo? Forse, a voler capire, bisognerebbe partire da una foto che lì, nella fabbrica di Biscotti, è proprio all'entrata. Una foto di Tito, il generale. Bianco e nero. Lui di tre quarti, un bel sessantenne, capelli ondulati e lucidi, la giacca chiara, un fazzoletto nel taschino, gli occhi che guardano nel futuro. Non fa una piega, ma ha tre fori di proiettile, addosso, che squarciano con una mira bestiale la superficie della foto: due negli occhi, il terzo in bocca. Alessandro Baricco Una ragazza olandese è andata a catturare pezzi della città Una foto di Tito con un foro in bocca e due negli occhi praticamente non hanno mai visto la pace. C'è chi disegna aerei della Nato e chi disegna fiori, alberi e uccelli nel cielo. C'è uno che disegna solo cose, uomini niente, solo cose, deve aver deciso che gli facevano decisamente schifo, gli uomi-

Persone citate: Alessandro Baricco, Bianco, Spielberg

Luoghi citati: Collegno, Italia, Milano, Sarajevo, Torino