Congresso si agitano i rami della Quercia di Pietro Ingrao
La base fa fatica a digerire l'ultima svolta del segretario, che scrive un libro per Mondadori La base fa fatica a digerire l'ultima svolta del segretario, che scrive un libro per Mondadori Congresso, si agitano ■ rami della Quercia Da domani le assise, Fini e Berlusconi tra gli ospiti ROMA. Un tempo il segretario del pei scriveva libri per gli «Editori riuniti». Nel 1995 il segretario del pds scrive ancora libri, però li fa pubblicare dalla Mondadori. In parole povere da Berlusconi. Intelligenza con il nemico? No, rispondono i collaboratori del leader della Quercia, il motivo è molto più banale: l'odiato (ma lo era fino a qualche mese fa) Cavaliere, sui cui debiti spesso e volentieri la sinistra amava dilungarsi, possiede una casa editrice «grande c solida». Già, è anche questo uno dei segni della «svolta» impressa da Massimo D'Alema al suo partito; «svolta» che verrà glorificata, con tutti i salmi del caso, nel congresso del pds che si apre domani a Roma. Assise anomale quelle della Quercia. Eh sì, perché si tratterà di un congresso (o, come lo chiamano scherzando i pidessini, un «megashow») sui generis, in cui la polemica e il dibattito interno al partito verranno messi in ombra dalla «parata» di ospiti illustri. Certo non mancheranno i rilievi di Tortorella, le reprimende di Macaluso, le frecciate di Occhetto. Né verranno cancellate con un colpo di spugna le differenziazioni che ormai "♦traversano profondamente l'arcipo'ago pidiessino, le divisioni tra chi preferisce rinviare le elezioni (Luigi Berlinguer) e chi (D'Alema) invece punta ad andare al voto a novembre, o tra chi non riesce a tagliare il cordone ombelicale con il partito dei giudici (Cesare Salvi) e chi (sempre D'Alema), al contrario, lo ha già troncato con un taglio netto. Ma tutto ciò farà solo da contorno alla grande «operazione», di immagine e non solo, preparrta con cura dal segretario. Per ottenere il proprio scopo, dunque, D'Alema ha «inventato» il «Congresso tematico», il congresso che dovrà portare a compimento la «svolta» del pds, per renderlo, a tutti gli effetti, un partito come gli altri, un partito che con quella «diver¬ sità» cara al pei non ha proprio più niente a che spartire. E a questo serve la presenza di Gianfranco Fini (invitato per la prima volta ad un appuntamento del genere). E per questo si rende indispensabile l'intervento di Berlusconi previsto per dopodomani. E' infatti la reciproca legittimazione degli schieramenti avversari, una tappa fondamentale per co¬ struire una forza cui non sia più un peso o un handicap il retaggio comunista. La «parata» di quella che la deputata pidiessina Livia Turco chiama scherzando «la kermesse dalemiana» non è quindi una concessione alla «politica spettacolo». Il che non significa che la «passerella» degli ospiti, ripresa dalle tv, rappresenti un aspetto marginale del congresso: serve an- ch'essa a rendere evidente quale distanza siderale separi il pds di D'Alema non solo dal pei, ma anche dalla giacobina Quercia di Occhetto. E del resto, alle assise, la «politica-politica» non mancherà. Innanzitutto nella lunga relaziono di D'Alema, in cui il segretario disegnerà il partito che verrà. E lancerà la sua proposta: non più il «patto federativo», che anche quello è diventato «vecchio» nel frattempo, ma la creazione di una «nuova grande forza della sinistra democratica»; la «casa» che in futuro ospiterà l'attuale centro sinistra. E' quella l'ultima tappa della «svolta», la tappa che Occhetto non è riuscito a raggiungere. Un progetto ambizioso, che al contrario di quello del suo predecessore, D'Alema può pensare di concretizzare pure in caso di sconfitta elettorale. Perché, anche se uscirà dalle urne batttuto, il segretario avrà comunque un partito ormai pienamente legittimato, innanzitutto dai suoi avversari. Dunque è questo il senso del «megashow» che si apre domani alla fiera di Roma. Ma saranno proprio quelle «differenziazioni» interne, che non godranno di sufficienti luci della ribalta alle assise, a costituire il vero ostacolo dell'«operazione dalemiana». Il partito, infatti, sulla spinta del segretario, ha scoperto tutt'a un tratto il «buonismo» nei confronti del Cavaliere, il «garantismo», il «centrismo», ma dirigenti e deputati progressisti fanno fatica a inseguire questa «svolta» che ha aperto mille contraddizioni in una sinistra allevata a considerare l'avversario politico un nemico, il Cavaliere il numero uno dei nemici e i pubblici ministeri dei «compagni di strada». Maria Teresa Meli Gran parata di «nemici» al megashow pidiessino Da sinistra: Ignazio Silone, Valentino Parlato John Kennedy e Pietro Ingrao eli sta
Luoghi citati: Roma, Tortorella
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