«A giudizio Zanetta e Carletto»

Tragico gesto di un giovane a Vìnovo: ho saputo solo darvi problemi Lo chiede il pm «A giudizio lanetta e Carletto» Mario Carletto Il pm Vittorio Corsi ha chiuso l'inchiesta su Mario Carletto e Giampaolo Zanetta e ne ha chiesto il rinvio a giudizio per concorso in corruzione. Toccherà al gip Piera Caprioglio, di ritorno da un breve periodo di ferie, fissare l'udienza preliminare in cui i difensori dei due noti uomini politici (finiti nelle retrovie dopo lo scioglimento della de) giocheranno le carte in loro possesso per puntare all'archiviazione delle accuse. Le quali poggiano sulla promessa di una tangente di 400 milioni che Zanetta - secondo le testimonianze raccolte dal pm - avrebbe chiesto per il partito a uno degli imprenditori del Consorzio Ciper. «Non si è ancora visto niente» avrebbe detto l'allora assessore municipale alla Casa e segretario provinciale de. Si era nell'aprile-maggio 1991, quando c'era un gran interesse istituzionale per affidare stranamente a trattativa privata lavori per 18 miliardi a quello stesso consorzio che aveva già realizzato i primi 300 appartamenti Iacp nell'area di via Pietro Cossa ed era interessato a completare il progetto iniziale con la costruzione delle due torri bianche da 50 alloggi ciascuna. Per quel motivo vi sarebbero stati più incontri fra Zanetta e alcuni imprenditori, poi fra costoro e Carletto. Ma già a settembre secondo l'accusa - le proteste di funzionari regionali avrebbero consigliato di abbandonare il progetto al suo destino. Che fu quello di essere bocciato di lì a poco, nonostante l'ultima resistenza dei vertici Iacp, dal Comitato regionale per le opere pubbliche. Il pm ha condotto l'inchiesta a tempo di record, partendo dalle confessioni di Mario Fimiani, ex presidente Iacp («Avevano promesso anche a me 50 milioni») e di un imprenditore arrestato per un'altra storia. Ha ascoltato i funzionari regionali che hanno lavorato all'insolita procedura. E ha raccolto altre testimonianze fra i dirigenti e gli impiegati Iacp: fra gli ultimi ad essere sentiti, ieri mattina, il parlamentare del pds Rocco Larizza che nello stesso periodo aveva fatto parte del consiglio di amministrazione dell'ente, votando contro la scelta della trattativa privata con il consorzio. Quando il magistrato si è reso conto che i due politici convocavano impiegati e segretarie che lui aveva intenzione di far testimoniare ha chiesto l'arresto di entrambi e l'ha ottenuto dal gip per il pericolo di inquinamento delle prove. Un arresto-lampo: due giorni per Zanetta, appena qualche ora in più per l'ex assessore regionale all'Urbanistica. Dopo i confronti con gli accusatori, i vecchi proconsoli di Silvio Lega, a metà della scorsa settimana, sono tornati liberi. Ambedue si sono difesi negando qualsiasi coinvolgimento. Nel frattempo si era assegnato l'appalto con una gara pubblica e un risparmio del 23 per cento sulla spesa. [al. ga.) Mario Carletto