II Corano e gli infedeli alla Mecca nostalgia di Tagliavini

Passeggeri mancati e umiliati ^^^^^^^^^^^^^^ AL GIORNALE II Corano egli infedeli alla Mecca; nostalgia di Tagliavini Islam e tolienzanza Essendo stato in Arabia Saudita, per un lungo periodo di lavoro, so che nessun «infedele» può visitare la Mecca. Mi sembra che, nel caso venga riconosciuto colpevole di averlo fatto intenzionalmente, possa anche venire condannato a morte. Non credo che questa sia una disposizione del governo Saudita in quanto tale bensì un precetto riconosciuto da ogni musulmano, dal Marocco all'Indonesia. Basta solo questo per affermare che l'islamismo non è affatto la «religione della tolleranza» come affermano molti. Gianni Giardina, Ciriè Tutti i Nemorino in televisione Ho seguito su Raitre (in ora tarda purtroppo) il programma che i vivaci e fantasiosi Michele Suozzo e Enrico Stinchelli conducono in tv. Prima della prima - Opera quiz. «Una furtiva lacrima» era il tema della serata in onda il 22 giugno tratto dal donizettiano Elisir d'amore dove erano impegnati alcuni mostri sacri della lirica a suo tempo, e attualmente, interpreti del personaggio di Nemorino, i quali si sono alternati con esecuzioni preregistrate in passato. Si sono esibiti nell'ordine i tenori Valletti, Pavarotti, Carreras e Aronica. Una piacevole serata, alla quale pei 6 subentra il rincrescimento di non aver potuto ascoltare uno degli ultimi, indimenticabili interpreti del Nemorino, quel Ferruccio Tagliavini recentemente scomparso che tanto ha deto alla lirica italiana nel mondo. La sua figura e mancata. Una lacuna forse, se si, da parte di chi? Rendere omaggio a Tagliavini, in quella occasione non sarebbe costato nulla. Sandro Menin, Omegna (Vb) Meglio tornare al vecchio cestino Scrivo per aver di nuovo letto della mensa che ha avvelenato i bambini. E mi chiedo se non è il caso di dare ai bambini il loro cestino con il panino, l'ovetto ecc., come si faceva ai miei tempi. E' mai possibile che la famiglia non possa pensare a un pasto di un figlio o dei figli? Intanto pensi quanto si risparmierebbe e poi si eliminano i soliti approfittatori degli appalti delle mense. Sindaco Castellani non sia depresso ma faccia delle cose molto semplici. Basta il cervello di una casalinga che bada al bilancio e alla salute. Luciana Fissore Borghetto Santo Spirito (Svi Civiltà telefonica 10 e la mia famiglia abbiamo trascorso tutto l'inverno in Toscana. Naturalmente abbiamo consumato poco gas e luce qui a Genova dove abitiamo. Per il telefono non posso dire la stessa cosa in quanto ho pagato un milione in più e non sono valse le mie proteste, con la gentile Società Telecom, che ha voluto l'intero ammontare, nonostante la dimostrazione che in detto periodo noi non c'eravamo. La Società Amga invece mi ha mandato un suo funzionario, martedì 20 giugno, alle ore 7,45 del mattino, per verificare come mai 11 consumo del gas fosse diminuito così tanto. Il funzionario con tono severo da inquisitore ha voluto sapere tutto quello che avevamo fatto quest'inverno, dove eravamo stati, per quale ragione ecc. Abbiamo dovuto giustificare la nostra assenza e il funzionario se ne è andato poco convinto. Mia moglie ha approfittato per protestare che a mezzogiorno più che gas esce aria dai fornelli. Il funzionario ha allora detto, che annualmente bisogna chiamare un tecnico per la pulizia di tutte le attrezzature a gas. Gli abbiamo risposto che lo facciamo, e lui: non ci credo assolutamente. Questo fatto mi ha ricordato la mia vita londinese dove ti credono sulla parola. Un capodanno del '50 o giù di lì, volli augurare Buon Anno a mia mamma che si trovava in Brasile. Mi recai all'ufficio telefonico e prenotai per tempo la comunicazione per mezzanotte. La telefonata risultò un disastro, non riuscimmo a capirci e in compen¬ so mi costò molto. Ritornato a casa mi lamentai dell'accaduto con una mia amica inglese. Lei non disse nulla ma si mise in contatto con il dirigente dell'ufficio dove mi ero recato a telefonare e mi fissò un appuntamento per chiarire quanto mi era accaduto. Dopo aver spiegato che la conversazione telefonica era stata pratica¬ mente nulla causa disturbi sulla linea, con grande mia sorpresa, fui rimborsato immediatamente, e quello che più conta, con mille scuse. Diventerà mai l'Italia un Paese cosi civile? Gianni Cortese Genova Sono siciliano ma non mafioso Sono siciliano e, per quanto a molti possa sembrare strano, non sono mafioso. Sì in Sicilia la stragrande maggioranza della gente non è mafiosa; trasecoli chi assiste alla centesima Piovra televisiva. Non appartengo, quindi, a quella sterminata categoria di «picciotti» che, secondo le convinzioni di tanti, plagiati dalle incessanti e lugubri cronistorie dei mass media, attenderebbero con la coppola storta e la lupara fumante gli incauti visitatori della mia terra. Io, per quanto mi riguarda, ho smesso da tempo di seguire gli organi di informazione nelle loro false diagnosi del fenomeno mafioso. Ad esempio, non ascolto più /( gazzettino di Sicilia della Rai che s'è trasformato esclusivamente in un bollettino delle malefatte mafiose e delle benemerenze di chi le combatte sotto forma di attività giudiziaria, dibattiti, incontri, sfilate, pubblicazioni, marce, fiaccolate e chi più ne ha più ne inetta, come se nell'Isola non succedesse niente altro; nella maggior parte dei casi, escludendo chi ò istituzionalmente deputato a combattere il grave fenomeno, una categaria di «eroi» che vive sopra le righe, che si espone spesso senza ineriti alle luci della ribalta, che costruisce il proprio «eroismo» sulla reputazione dell'intera isola, che ingenera nella gente la convinzione che in Sicilia chi esco la mattina non è sicuro di rientrare la sera. Una spece di Far-West del ventesimo secolo. Non è poi da criticare chi guardando da lontano i latti isolani soggiogato da una pubblicità forviante crede che qui il benvenuto venga dato con sventagliate di lupara. Oggi tutti si intendono di mafia: registi, scrittori, sociologi e ricercatori che, mentre blaterano le loro spesso risibili verità, vedono rimpolparsi il loro portafogli in maniera non indifferente. Smettiamola di trasformare la Sicilia in questo perenne festival dell'orrido molto spesso per fini inconfessabili. Qualcuno dica che la mafia è un fenomeno limitatissimo e legato ad ambienti ben individuati e che la quasi totalità dei siciliani ne è completamente immune; e che, in ogni caso, per restare imbrigliati nelle sue grinfie bisogna essere, in un modo o in altro, addetti ai lavori. I dieci milioni di cittadini che costituiscono l'audience dell'ultima Piovra televisiva vengano senza paura nella mia terra a godere del suo mare incantevole e dei mille posti splendidi che la punteggiano. Incontreranno nelle sue strade splendide ragazze e non biechi figuri pronti a far fuoco, non lupara ma odore di zagara. Nonostante le diagnosi dei vari «esperti» che infestano le nostre tv. Giuseppe Sort.ino, Ragusa Nazioni Unite e diritto di veto Con riferimento all'articolo di Aldo Rizzo su La Stampa del 19 giugno desidererei chiarire un punto. Rizzo parla di diritto di veto in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Potrà sembrare una questione marginale, di puro interesse dottrinale, ma il diritto di veto giuridicamente non esiste. La Carta delle Nazioni Unite non lo nomina in nessun punto, neppure all'articolo 27 che regola le operazioni di voto. La Carta parla di voto concorrente dei membri permanenti, la mancanza di questa concorrenza non permette di perfezionare l'atto. Per alcuni dei maggiori internazionalisti il veto, per definirsi tale, dovrebbe essere esercitato a posteriori. Questo significa che un membro potrebbe bloccare una decisione già presa dal Consiglio esercitando, appunto, il diritto di veto. Che poi, nella sostanza, i risultati siano identici, rappresenta una questione d'altro (;enere. Marco Maffiotti, Torino