Opere da rubare «Scoperto» il Museo di Stalin
Opere da rubare Opere da rubare «Scoperto» il Museo di Stalin BLONDRA ENVENUTI al Musco Stalin. Questa è la sezione dedicata alla pittura ve Ineta. Sono rappresentati tutti i grandi del XV e XVI secolo: Carpaccio, i Bellini, Veronese, Tiziano, Tintoretto. Una sala è dedicata a Cosmé Tura e alla scuola ferrarese. Poi ci sono i Ribera e i Luca Giordano già al museo Capodimonte, un Botticelli dagli Uffizi, un Caravaggio dalle collezioni romane. Pregevole anche la sezione moderna: Cézanne, Picasso, Dali, e una sala dedicata a Van Gogh, dominata dai «Girasoli» provenienti da Monaco. Lo scenario non si è mai realizzato: è solo un sogno, o un incubo, che Stalin e il suo apparato di propaganda prepararono per anni, in segreto. Lo hanno svelato due storici russi, Konstantin Akinsha e Grigorji Koslov, in un libro appena uscito a Londra, Il tesoro ìnbato: la caccia ai capolavori perduti. Per riparare ai danni che la guerra stava arrecando al patrimonio artistico sovietico, e per costruirsi una straordinaria arma di propaganda culturale, il dittatore diede ordine agli esperti d'arte di preparare una lista di capolavori custoditi nelle pinacoteche dei Paesi vinti - italiane, tedesche, romene - che avrebbero dovuto costituire un nuovo «supermuseo» a Mosca. Centinaia di migliaia di opere, tra cui 1745 di grande valore, furono razziate dall'Armata Rossa in Germania: tele di Velàzquez, Botticelli, Rembrandt, Raffaello, El Greco presero la via dell'Urss. Ma gli Alleati respinsero recisamente le richiesta staliniane, e il grosso del bottino, quello che doveva essere ottenuto per via diplomatica a titolo di riparazione, restò al suo posto. Nella lista c'erano capolavori dei musei di Berlino, Dresda, Lipsia, Amburgo, Monaco (tra cui i Girasoli e la Veduta diArles di Van Gogh), Budapest, Vienna, L'adorazione dei Magi del Greco della Regia Collezione romena, e pezzi scelti degli Uffizi, dell'Accademia, di Capodimonte e delle collezioni romane, [a. e]
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