Il fascino del ribelle

Il fascino del ribelle Il fascino del ribelle Frutterò: ma per riuscire occorre fortuna Pontiggia: l'artista sorprende sempre EONO davvero gli apostati i motori del mon do? «I ribelli illustri fanno sicuramente effetto - dice Carlo Frutterò -. Garibaldi con la sua spada, la sua camicia rossa, i suoi colpi di testa è più appariscente di Cavour. Ma non dimentichiamo che esistono personaggi che agiscono nella piena ortodossia, nel silenzio e nell'ombra e fanno un gran bene. Papa Pio II, il Piccolomini, per esempio, non si sognava affatto di essere un ribelle; lavorava all'interno della struttura che amava e voleva mighorare; è stato un raffinato politico e ha cucito geniali trattati. E forse è stato più utile di tanti eretici, perché ha risparmiato guerre e distruzioni col suo paziente lavoro di diplomazia. Richelieu ha lavorato fedele per anni al servizio di un re mediocre, quasi imbecille, e ha reso importanti servigi al suo Paese. Nel campo dell'apostasia funziona molto l'immagine. I gesti ribelli affascinano artisticamente. A patto però che tutto vada bene; anche nella tragedia. Se le idee non si depositano in libri, se gli apostati non vengono bruciati in spetta¬ colari autodafé, hanno "remato contro" la loro epoca inutilmente. Si potrebbe compilare un contro-elenco di apostati più lungo di quello di Savater, abitato da somma vanità e sofferenza. E' vero che a posteriori puoi leggere nell'impresa dissennata di Lope de Aguirre "furore di Dio", un lucido progetto politico per sfidare Filippo n, scendendo il Rio delle Amazzoni su incerte zattere. Ma molti altri eretici hanno sfidato invano il potere costituito procurando solo un sacco di guai a se stessi, e ai propri discepoli. Non facendo fare un solo passo avanti sull'ipotetico sentiero del progresso universale. Voglio dire: ci vuole fortuna anche per essere un buon apostata». La storia dell'arte, della religione, del romanzo pullula di ribelli. Apostati belli di sventura, che hanno lasciato il segno. Giuseppe Pontiggia lo sottolinea: «Nell'ambito dell'arte sono fondamentali le innovazioni che eludono le attese della critica. Il nuovo si presenta sempre in maniera imprevedibile... Un esempio può essere la filosofia di Heidegger, impensabile fino alla sua apparizione. Nell'ambito del romanzo e della poesia non c'è dubbio che solo le menti più singolari e più strane possono apportare dei cambiamenti. L'imprevedibilità è il motore della storia». [b. v.] Qui accanto: Carlo Frutterò. A destra: Giuseppe Pontiggia

Persone citate: Aguirre, Carlo Frutterò, Cavour, Giuseppe Pontiggia, Heidegger, Pontiggia, Savater