Apostati traditori? No eroi del progresso di Mirella Serri

IL CASO. Savater, nuovo saggio con provocazione IL CASO. Savater, nuovo saggio con provocazione Apostati traditori? No, eroi del progresso •g-1MBECILLE, pagliaccio. I Barbetta disgustosa come I quella di una capra. AbbiI gliamento volgare. Il prinÀJ cipe-filosofo Giuliano - ribattezzato dai cristiani che lo odiavano «l'apostata» - appariva, ai dignitari di corte e al popolino che mal giudicavano la sua passione per la filosofia d'Oriente, una figura assurda e spregevole. «Le spalle che oscillavano come i piatti di una bilancia, gli occhi esagitati da uno sguardo esaltato, la sua andatura incerta, un naso che ispirava insolenza», così lo descrive Gregorio Nazianzeno. Le barzellette che circolavano su di lui ironizzavano sulla sua passione per i riti sacrificali: Giuliano, nato a Costantinopoli verso la fine del 331, sognava di ripristinare il culto degli dei e si dedicava a cerimonie con gran spargimento di sangue di tori e pollami. «Ma l'imperatore intellettuale era anche un abile statista, un valoroso guerriero e un eccellente riformatore. Come leggere e interpretare il suo sogno di ritorno al politeismo? Era un reazionario all'inseguimento del passato? No, al contrario. Giuliano guardava al futuro in una lucida rivolta contro i teologi cristiani che si dilaniavano in lotte intestine. E anche se il suo progetto non è andato in porto, la sua concezione di fondo, una libera Chiesa in libero Stato, fece molta strada. Il corso della storia, infatti, è legato a quelli come Giuliano, agli apostati, ai ribelli consapevoli. Lo dimostra con una dovizia di esempi Fernando Savater nel suo ultimo libro che sta per uscire in Italia edito da II Mulino: Apostati ragionevoli. Vite di ribelli illustri, una quindicina di «medaglioni» che ritraggono eretici e anticonformisti come Spinoza, Boccaccio, Kant, Stevenson, Jung e Heidegger. Il filo rosso che lega tutte queste diversissime figure intellettuali è, secondo l'autore, che essi rinnegano le credenze in cui sono cresciuti non per motivi passionali o irrazionali, ma con la consapevolezza dei loro gesti sovversivi. Anche se le imprese compiute sembrano ascriversi a un quadro di totale follia e assoluta dissennatezza. Poteva apparire folle Lope de Aguirre che, alla metà del 1500, osò sfidare Filippo II e scendere su zattere sconnesse, tra indios, belve e foreste, il Rio delle Amazzoni. Ma il suo progetto era lucido: voleva intaccare l'ordine imperiale fondando un nuovo regno, come dimostrano le parole con cui si rivolgeva, nelle sue lettere, al «re spagnolo». L'apostata non ha bisogno di offrirci una vita irreprensibile: al contrario, una biografia segnata da vistosi errori e alcune nefandezze diventa l'immagine di una radicale frattura con U passato e con una mentalità. Voltaire, ad esempio, primo caso di intellettuale-tuttologo, mescolò il massimo eroismo del pensiero con il cinismo; agì sempre senza paura del discredito del mondo: aveva fama di intrigante, bugiardo, egocentrico, capriccioso, frivolo e servile. Di Heidegger e delle sue propensioni naziste, altro esempio, si è parlato fin troppo. Fetente o meno, l'apostata è un eroe dell'umano progresso. Lo è Bertrand Russell, l'aristocratico che tradì la propria classe, ma anche Robert Louis Stevenson, simpatico e ingenuo. Il primo sempre nemico a oltranza del nazionalismo e dell'imperialismo culturale; il secondo, apparentemente così buono e integerrimo, è il maestro dell'ambiguità etica, «le sue trame si giocano tra personaggi perfetta- mente coscienti dell'opposizione tra Bene e Male». E il padre della psicologia del profondo Cari Gustav Jung? Fu un eretico a tutto tondo, da un lato, perché andò a cercarsi gli argomenti più screditati - i miti, l'anima, Dio e i dischi volanti -, tanto che «il suo nome è diventato una bandiera di parapsicologi e teosofi vari e, in campo politico, fu un conservatore al limite del fasci¬ smo». Per altro verso Jung fu il massimo esempio di filosofo contemporaneo della conoscenza e delle religioni. Ma se l'apostata è un reazionario? Succede spesso, come si vede, da Giuliano a Jung. E' pur sempre una presenza positiva, Savater sostiene: «Vari personaggi qui discussi sono di solito semplicemente considerati "reazionari", e per tali vengono spacciati dalle anime belle di sinistra, che non li conoscono e meno ancora li stimolano... Ho cercato in tutti i modi di smontare l'abituale messinscena manichea che ignora le virtù sovversive e critiche della reazione intelligente. La sinistra, specialmente in Spagna, è odiosamente conservatrice nei suoi inesorabili miti». Apocrifi, non apostati. Mirella Serri Da Giuliano a Jung da Boccaccio a Kant A sinistra: Cari Gustav Jung. Sopra: Robert Louis Stevenson

Luoghi citati: Costantinopoli, Italia, Spagna