Serrata di protesta nei rifugi

Il Cai: «Per alcuni giorni solo panini e niente pernottamenti nei punti di ristoro delle montagne venete» Il Cai: «Per alcuni giorni solo panini e niente pernottamenti nei punti di ristoro delle montagne venete» Serrata di protesta nei rifugi «Non possiamo trasformarci in hotel» BELLUNO. Rifugi a mezzo servizio, per protesta. Fino a venerdì 7 luglio solo panini e niente pernottamenti nei 44 punti di ristoro sulle montagne del Veneto. Così ha deciso il Cai per sensibilizzare l'opinione pubblica sullo stato di abbandono nel quale versano gli esercizi gestiti dai loro soci. Dalla Regione dovevano arrivare dai 400 ai 500 milioni. Ne sono arrivati appena venti, assegnati a due soli esercizi. E il bello è che la normativa vuole che i rifugi, dal punto di vista delle dotazioni, siano equiparati agli alberghi: scarichi reflui in vasche di vetroresina a tenuta stagna; addirittura docce, sebbene la clientale sia preparata a sopportare un minimo di disagio. «La normativa impone dotazioni, specie sul piano igienico-sanitario, delle stesse strutture richieste a un albergo di fondovalle - dice Claudio Versolato, della delegazione veneta del Cai, 50 mila soci dei quali 15 mila effettivi -. Da questo punto di vista, non si può certo chiedere a un funzionario dell'Usi di soprassedere ai suoi compiti di controllo e di verifica; però si può chiedere alle autorità di riconoscere per legge la differenza fra un albergo e uno di questi luoghi di alta montagna». Come il Torrani sul Civetta, tremila metri di quota, o come il Mulaz delle Pale di San Martino, dove l'esistenza di una doccia viene di fatto vanificata dai lunghi periodi di siccità. Per fare del Mulaz una specie di albergo in vetta - tanto per dire - sarebbero necessari 160 milioni di lire. Questi sono due casi-limite, ma ci sono altri rifugi in zone impervie: il Carducci sulla Croda dei Toni, per esempio, quattro ore di cammino da Auronzo al confine fra Veneto e Alto Adige; il Chiggiato sotto il gruppo delle Marmarole, un'ora e mezzo di strada; il Falier, a Sud della Marmolada, in comune di Roccapietore. Difficoltà per far arrivare a destinazione materiali e viveri, che vengono portati a spalle o con la teleferica, dunque costi che crescono enormemente. «Noi viviamo solo delle quote associative dei soci: 50 mila lire l'anno, che non bastano», dice Versolato. E poi della spesa degli escursionisti, che costituiscono l'85 per cento dei frequentatori dei rifugi. Ma poiché la stagione dura tre mesi, non è certo con i proventi di gestione che si possono autofinanziare gli interventi. «Questi posti isolati, ai quali si accede con almeno un'ora di cammino, non possono essere equiparati ad alberghi», insiste il delegato. Una situazione che oltre tutto non esiste solo nel Veneto: la protesta potrebbe insomma avere presto una coda anche in altre regioni. Certo, i gestori dei rifugi non cacceranno chi dovesse arrivare sul calar del solo, quando il ritorno indietro diventa pericoloso; né si rifiuteranno di sfamare gli escursionisti, anche se non assicureranno loro il servizio completo di cucina. Garantiranno, inoltre, i sei-vizi di emergenza, l'organizzazione dei soccorsi che si dovessero rendere necessari. Ma la protesta ci sarà e si farà sentire. L'obiettivo principale è la Regione, colpevole di aver tagliato i finanziamenti ai rifugi. «Quest'anno è stata privilegiata la sicurezza delle ferrate e dei bi¬ vacchi - continua Versolato -. Ottima cosa. Però non ci si può dimenticare che i rifugi non sono più luoghi di sosta per gli alpinisti in arrampicata, bensì sono ormai diventali una vera e propria meta del turismo dei sentieri». Insomma, da una parte si chiedono più quattrini e più attenzione; dall'altra il riconoscimento di una diversità fra i rifugi comodamente raggiungibili in auto, diventati quelli sì davvero quasi alberghi, e quelli che si raggiungono ancora a piedi, come una volta. Mano Lollo «Non abbiamo finanziamenti dalle Regioni ma ci impongono di avere docce e altri servizi» A fianco e a destra, immagini di turisti in rifugi alpini: dal Cai veneto parte una protesta che rischia di estendersi ad altre zone d'Italia

Persone citate: Carducci, Claudio Versolato, Lollo, Versolato

Luoghi citati: Alto Adige, Belluno, Italia, Veneto