Incidente a un soldato di leva Il ministro punisce gli ufficiali

Il giovane sarebbe stato usato come bersaglio umano durante un'esercitazione. Sospesi i comandanti Il giovane sarebbe stato usato come bersaglio umano durante un'esercitazione. Sospesi i comandanti Incidente a un soldato di leva Il ministro punisce gli ufficiali ROMA. Ha l'atto da bersaglio umano ed è stato colpito da una bomba che gli ha massacrato un braccio. Adesso per questo assurdo incidente capitato a Giuseppe Rosato, soldato di leva nel secondo reggimento dei granatieri di Sardegna, qualcuno inizia a pagare. I tre comandanti responsabili dell'esercitazione - di reggimento, di battaglione e di compagnia - sono stati sospesi dal ministro della Difesa. In attesa dell'esito dell'inchiesta, è stata interessata anche la Procura militare. Una decisione presa sotto la spinta delle proteste prima delle associazioni dei genitori dei militari di leva e poi anche delle parti politiche. Adesso Giuseppe sta meglio. I medici sono sicuri di riuscire a salvargli il braccio. Potrà essere dimesso fra sette giorni ma la rieducazione sarà lunga. La bomba Energan che lo ha colpito gli ha fratturato in diversi punti la scapola, gli ha rotto diverse costole e gli ha provocato uno pneumotorace per cui è stato necessario un drenaggio. Alla mamma del militare era stato detto solo che il figlio si era rotto un braccio. Via fax. Qualcuno sperava che Giuseppi; Rosato decidesse di stare zitto. Come qualcuno gli ha anche consiglialo. Anche su questo particolare indagherà la procura militare. 11 direttori! dell'ospedale militare del Celio si dice dispiaciuto per le notizie «esagerate» riportate sulla stampa. Il mestiere di soldato, ha detto, «comporta dei rischi, come tanti altri mestieri, e non bisogna mettere sotto accusa tutta una istituzione solo per un incidente, e soprattutto esagerare questo incidente quando non lo merita». All'ospedale del Celio, ieri, a far visita al ragazzo, è andato il mini¬ stro della Difesa Domenico Cordone. Anche a lui il giovane ha raccontato quello che è successo «Quella mattina - ha ricordato Rosato - ero in una vallata. Nascosto dietro un albero, a bordo di una jeep camuffata da carro armato con una sagoma. Ogni sei, sette metri c'era un albero e io ho avuto l'ordine via telefono di passare da un albero all'altro mentre mi sparavano con fucili caricati senza esplosivo». Ma che c'era qualcosa di strano Rosato se ne era accorto già in mattinata quando un proiettile aveva colpito un ferro del telaio che reggeva la sagoma e lo aveva piegato. «Ho riferito questo fatto ai miei compagni e anche a qualcuno dei miei superiori», ricorda ancora il militare. «Ma nessuno mi ha dato retta». Poi nel pomeriggio, il dramma: «Ero fermo dietro un albero e aspettavo due commilitoni. Dopo un po' attraverso la radio mi è stato ordinato di muovermi. A quel punto una delle bordate ha sfondato la sagoma e mi ha colpito». Rosato ha perso il controllo del mezzo, immerso in un lago di sangue, con la parte destra superiore del corpo immobilizzata dal dolore. Ma è riuscito con il braccio sinistro a tirare il freno a mano. Poi la corsa in ospedale, i consigli a non calcare la mano su quello che era avvenuto, la decisione di parlare, il clamore sui giornali. Falco Accame, presidente dell'associazione dei familiari dei militari vittime in tempo di pace, chiede che i responsabili dell'incidente ne rispondano davanti alle commissioni Difesa di Camera e Senato. Progressisti c Rifondazione comunista hanno presentato interrogazioni parlamentari sulla vicenda. Maria Corni Il dramma a Monterotondo: gli amici stavano allestendo il locale per una festa Accanto soldati impegnati in una esercitazione

Persone citate: Domenico Cordone, Falco Accame, Giuseppe Rosato, Maria Corni, Rosato

Luoghi citati: Monterotondo, Roma, Sardegna