Oro avvelenato alla Serbia I lituani accusano, i croati lasciano il podio

Oro avvelenato alla Serbia Oro avvelenato alla Serbia / lituani accusano, i croati lasciano il podio ATENE DAL NOSTRO INVIATO La Jugoslavia è tornata. Ha perso i Kukoc e i Radja che hanno trovato una nuova patria, ha assistito alla diaspora dei migliori talenti ma, appena finito il castigo, ha rialzato la testa, ha riunito i suoi campioni ed è tornata sul trono. Oro alla Serbia, che ha concesso il bis sulla Lituania (96-90), ma questa edizione dell'Europeo, già turbata dai troppi favori ai padroni di casa, finisce nel veleno: quello dei lituani che volevano abbandonare il campo a 2' dal termine della finale per protesta contro un arbitraggio ritenuto (non troppo a torto) vessatorio, e soprattutto quello, clamoroso, dei croati che, nel momento in cui lo speaker chiamava sul gradino più alto del podio la «Jugoslavia», scendevano dal terzo scalino e tornavano nello spogliatoio. Un atto giustamente contestato dal pubblico (in una premiazione in cui i fischi si sono sprecati anche per gli antipatici vincitori), un gesto che però chiarisce meglio di tutti i discorsi degli ultimi giorni i rapporti tra croati e serbi. E non osiamo pensare quali scintille avrebbe potuto provocare il paventato scontro diretto, sfumato in extremis. Né le parole né lo sport cancellano odi e lutti. L'albo d'oro, freddo e impietoso, cancellerà invece quello che hanno fatto due uomini, Arvidas Sabonis e Sarunas Marchulonis, due 31enni di Kaunas che sapevano di giocarsi qui l'ultima chance di riportare in Lituania, 49 anni dopo, la corona continentale. Due uomini soli non potevano farcela, contro una squadra che ha anche la panchina imbottita di campioni, ma loro ci hanno provato e l'impari battaglia ha spostato dalla loro parte tutto il tifo, già conquistato dalla magia delle mani di Sabonis, un gigante che tratta la palla con dita sapienti e delicate da pianista. E ieri sera ha scoperto anche Marchulonis, tronco e spalle da toro, potenti gambe da sprinter: ha capito perché da sei anni ormai sia in forza tra le stelle Nba. Eppure, tra tanti prò (attuali, passati e futuri), tra tanti giganti, a decidere è stato un nanerottolo di 185 cm, Sasha Djordjevic, autore di 41 punti (9 bombe su 12). Le sassate fiondate dal piccolo playmaker della Fortitudo Bologna hanno cambiato lo scenario della battaglia: non ha posato la lotta sotto i tabelloni (dove Divac ha battuto Sabonis, 9 rimbalzi a 8) ma le delizie balistiche degli esterni. Accanto a Djordjevic, Danilovic 17/11) e dall'altra Marchulonis (11/14) e Karnishovas (6/8) a vanificare ogni sforzo difensivo, con percentuali stellari fino alle forzature finali. Una partita comunque sempre sul filo, finché, al 27', fioccavano due tecnici proprio a Sabo- nis, terzo fallo, e Marchulonis, quarto. Usciva Divac per il quinto fischio, ma anche Sabonis (6/13 al tiro) subiva la stessa sorte. La Lituania diventava quasi commovente, con Homicius, 36 anni a rendergli legnose le gambe, a inseguire le lepri serbe. E a 2'21" dalla fine, dopo un canestro annullato e un tecnico alla panchina per le proteste, Marchulonis usciva dal campo trascinandosi dietro tutta la squadra: non ci stava più a subire. E anche se i lituani rientravano dopo un paio di minuti di trattative, Marchulonis (che non voleva neppure ritirare la medaglia) e il citi Garastas non rinunciavano, a fine gara, a sparare a zero dicendo a chiare lettere quello che tanti sussurrano, puntando il dito sui favoritismi di cui ha goduto la Serbia, sugli arbitraggi pilotati e sulla politica che inquina il basket europeo. E il giocatore lanciava anche pesanti insinuazioni su Stankovic, il boss belgradese della Fiba, che aveva abbandonato il palasport poco prima della premiazione. L'Europeo così chiude nel peggiore dei modi e dà appuntamento al '97 a Badalona. Ieri i sorteggi dei 5 gironi di qualificazione, promosse le prime due di ogni gruppo e le quattro migliori terze. Fortunata l'Italia: giocherà con Slovenia e Ungheria, in Finlandia, nella Repubblica Ceka e con la Macedonia, poi il ritorno. [g. e.)