La rivincita di Bierhoff l'ultimo dei panzer

La rivincita di Bierhoff, l'ultimo dei panzer PERSONAGGIO Dopo quattro stagioni nell'Ascoli il centravanti è l'unico tedesco rimasto nel nostro campionato La rivincita di Bierhoff, l'ultimo dei panzer «Mi hanno preso e accantonato ma a Udine dimostrerò chi sono» UDINE. L'ultimo dei tedeschi. Oliver Bierhoff, nuovo centravanti dell'Udinese, è rimasto solo a difendere in Italia l'onore del suo Paese. E' finita da un pezzo l'epoca dei Matthaeus, dei Klinsmann e dei Brehme, non ci sono più Moeller e Reuter, se n'ò andato quest'anno anche Kohler. Ma lui, imperterrito, resiste ed ha una gran voglia di far vedere che c'è ancora, dopo tre anni di gavetta in serie B con l'Ascoli. Ventisette anni compiuti, quasi laureato in economia all'Università di Hagen («mi mancano cinque esami, abbastanza duri»), il tedesco con nonna friulana (si chiama Wilma Romano, è di Udine ed ha 84 anni), è giocatore atipico in campo, ma sopratlutto fuori. Parla un italiano ormai perfetto («l'ho studiato da solo») e non rinuncia mai a dire la sua su tutto. Il momento del calcio tedesco è particolare, mancano i giovani per il ricambio generazionale di cui ha bisogno il et Vogts. Inoltre, per gli operatori di mercato italiani, il marco è una brutta bestia. «E' strano - spiega Bierhoff ma in Germania ci sono pochi giovani su cui puntare. Faccio dei nomi: Herlich del Werder, Becker dell'Eintracht, Ziege e Scholl del Bayem. Tutti atleti che non riescono a reggere il confronto con la generazione precedente dei Voeller e dei Matthaeus. Tutto ciò accade anche perché il campionato tedesco ha portato alla ribalta molti stranieri di ottima levatura, come Cardoso del Duisburg». La Germania, insom¬ ma, oggi non offre grandi nomi, e costano cari. «Già - conferma lui è il cambio che vi frega. Ad ogni modo ho letto che Trapattoni vuol portare a Cagliari Ziege. Lo spero por due motivi: la classe di questo giocatore e l'amicizia che mi lega a lui fin dai tempi delle nazionali giovanili»-. Per Oliver, la serie A a Udine è una nuova avventura in un campionato che ha visto poco, un solo anno, appena arrivato ad Ascoli. «Della piossima stagione - dice -, qualcosa si può già capire. La Juve rimana forte perché ha mentalità vincente e uomini importanti come Vialli, Del Piero e Lippi in panchina. Il Parma deve mettere a posto gli equilibri dello spogliatoio, ma il Milan rimane sempre il massimo come organizzazione e come grandezza dei giocatori. I Baresi nascono una volta ogni cinquant'anni». E le piccole, come l'Udinese? «Lottano per cercare di salvarsi continua -, anche perché l'ultimo miracolo di una provinciale mi pare sia quello del Verona nell'85. Sono passati dieci anni e spazio per certe imprese ce n'è sempre meno. Io spero solo di ritagliarmi un posto in questo grande palcoscenico». Magari con qualche rivincita da prendersi con chi lo ha cercato, portato in Italia e accantonato in pochi mesi. «Mi piacerebbe proprio fare un gol all'Inter - risponde -, solo per far capire che è stato uno sbaglio mettermi da parte così in fretta. Oltretutto c'è una cosa che mi dà fastidio di questo mondo: i giocatori non capiscono che gli anni di vacche grasse sono finiti, così continuano a fare richieste spropositate. A Udine io guadagnerò meno che ad Ascoli, ma non importa. Non vivo solo per il calcio: mi piacciono le macchine (suo cognato è Bernd Schneider, pilota ex Formula Uno con la Zackspeed, ndr) e adoro leggere». Francesco Facchini Oliver Bierhoff ha 27 anni e un fisico possente: dopo quattro anni ad Ascoli è passato all'Udinese