Rizzigol mi piace il Toro alla turca Il capitano granata, valutato 15 miliardi, applaude la saggia campagna acquisti di Calleri

28 Il capitano granata, valutato 15 miliardi, applaude la saggia campagna acquisti di Calieri Rizzigol: mi piace il Toro alla turca «Con Hakan vedo la luna» TORINO. E' diventato il capitano, il simbolo, la bandiera del Toro. Anche per questo Gian Marco Calieri si è tenuto ben stretto Ruggiero Rizzitelli respingendo le offerte di Milan, Inter e Fiorentina. Offerte sui 15 miliardi, non stratosferiche come i 25 miliardi del Parma per Signori ma sicuramente molto allettanti. Un'enormità, se si pensa che Calieri aveva ingaggiato Rizzitelli con la metà di Benny Carbone. Eppure, il presidente granata, che ha costantemente sott'occhio il bilancio, ha risposto picche. E questo dimostra che gli sta molto a cuore l'avvenire di una squadra sicuramente più forte, sulla carta, di quella che aveva letteralmente «inventato» un anno fa. E lei, Rizzigol, è contento di essere rimasto in granata? «Felice. E non solo per riconoscenza verso il presidente che, dopo avermi preso dalla Roma, disse clie aveva fatto il più grosso colpo di mercato. Comunque, essere richiesto da società ambiziose mi ripaga di tanti sacrifici». La partenza fu tutta in salita. Una carburazione lenta, con problemi tattici e la prospettiva di passare al Genoa. Poi, con il cambio di allenatore da Rampanti a Sonetti, è cambiata anche la situazione di Rizzitelli. Una svolta solo psicologica? «Credevo nei miei mezzi, non in una stagione così brillante, la migliore della carriera. Non tanto e non solo per i 19 gol in campionato, il mio record, quanto per il rendimento. Se c'e la stoffa un calciatore viene fuori. Tuttavia molto importante è stato l'appoggio morale dei compagni che, corno tutti sanno, mi convinsero a rimanere. Un aiuto che, dallo spogliatoio, s'è trasferito sul campo». Fu il derby di andata, con un gol d'autore e un assist di tacco di classe a Angloma, a «legarla» anche ai tifosi? «Credo di sì. Il feeling è cresciuto, partita dopo partita. Chi pensava fossi venuto a Torino a svernare si 6 ricreduto. Se attorno a me c'è fiducia, se il pubblico mi ama lo ripago. Ho sempre avuto la grinta da Toro. Questa è una componente innata e non c'è nessun allenatore, per quanto "cattivo", che te la può trasmettere. Oltre a giocare bene. mi sono divertito a divertire la gente». E' la stessa filosofia di Abedì Pelè. Quanto ha influito avere un tipo come l'asso ghanese al suo fianco? «Molto. La sua gioia di giocare è contagiosa. Oltre a segnare una decina di gol, si è battuto con straordinaria generosità e con umiltà, pur avendo alle spalle scudetti e Coppa dei Campioni con l'Olympique Marsiglia. Un esempio e uno stimolo sia per i giovani che per me». Non c'è più «Pennellone» Silenzi ed è arrivato Sukur Hakan detto il Toro del Bosforo. Cosa cambia? «Ho incontrato Hakan con la Roma contro il Galatasaray. Sono passati quasi tre anni e il ricordo è sbiadito. All'Olimpico realizzò un gol di rapina sfruttando un errore della nostra difesa. Sono curioso di rivederlo all'opera nel Toro. Fisicamente fa paura. In Italia, però, è dura e il fallimento di Bergkamp dimostra che non tutti gli stranieri ce la fanno. Hakan ha un carattere sensibile ma, in partita, è un gladiatore. E' un bomber di razza. Se si ambienterà subito, potrà sfondare. Dovremo fare del nostro meglio per aiutarlo ad inserirsi nel calcio italiano. E, insieme con Hakan, sono arrivati Bacci, alcuni giovani interessan¬ ti, e Biato, il portiere esperto che ci mancava». L'Europa, realtà o sogno proibito per il Toro, l'unica squadra che può vantarsi di aver battuto due volte la Juventus campione d'Italia? «Calieri ha centrato tutti gli obiettivi. Se stiamo con i piedi per terra possiamo compiere il salto di qualità che ci è mancato nella stagione scorea. Eravamo partiti per salvarci, poi ci siamo trovati in corsa per la zona Uefa. Sembrava li, a portata di mano. Ci siamo rilassati e ci è sfuggita. Meglio fare programmi da squadra normale. Poi, tutto quello che viene in più è bene accetto». Scudetto, ancora una questione fra Juventus e Parma? «Con il Milan terzo, grande, incomodo con Robi Baggio alla corte di Berlusconi. Il Parma era già competitivo ed ha preso Stoichkov, un uomo-gol forse decisivo per puntare al titolo. Ma i bianconeri si sono rafforzati molto con Lombardo, Vierchowod, Jugovic e Pessotto. Per la Juventus sarà fondamentale la tranquillità di Del Piero. E' un talento che rischia di bruciarsi se gli fanno pesare troppo la responsabilità di essere l'erede di Baggio». Bruno Bernardi «Devo molto a Pelè, la sua gioia di giocare è contagiosa. Biato è il portiere esperto di cui c'era bisogno. Lo scudetto? Un affare a tre: Juve, Parma e Milan. Del Piero rischia di bruciarsi» 1 Da sinistra: Rizzitelli, 19 gol nello scorso campionato, e il centravanti turco Sukur Hakan con il presidente del Torino. Gianmarco Calieri

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