Sensi «Ho costruito una Roma da primato»

Sensi; «Ho costruito una Roma da primato» L'OUTSIDER Dal pubblico ai bilanci: il presidente spiega le prossime battaglie dopo la vittoria nel caso-Balbo Sensi; «Ho costruito una Roma da primato» «Con Di Biagio e Them ora siamo obbligati a fare grandi cose» ROMA. Il calcio bussa a miliardi, vuole i «suoi soldi». Altrimenti potrebbero saltare i calendari. Il bello è che leader della protesta è il presidente di una società, la Roma, che problemi finanziari proprio non ne ha. Perché Franco Sensi, come si dice nella capitale, «tiene la grana vera», contanti e proprietà. E si vuole togliere la soddisfazione di vincere lo scudetto. Anche se deve bisticciare con Matarrese un giorno sì e l'altro pure. Il presidente della Federcalcio ancora non ha digerito i toni troppo accesi usati in Lega, ma ha dovuto accettare le ragioni di Sensi. E, proprio tre giorni fa, ha dato il via libera al Balbo italiano, accontentando, dopo mille tentennamenti, la società giallorossa. Presidente Sensi, cosa sta accadendo nel mondo del pallone? «Succede che i presidenti si sono accorti di non poter mettere a rischio le loro aziende per mantenere le società. Quando sono entrato nella Lega ho trovato un mondo immobile, legato a vec¬ chie concezioni. E ho trovato anche un alleato: Cragnotti. Quando l'azionista della Lazio ha deciso di non lasciare la società, ho festeggiato. Perché dobbiamo continuare insieme la nostra battaglia. Chi non mi ha capito è Agnolin. Mi ha voltato le spalle nel caso Aldair, una polemica che mi serviva per smuovere le ombre. Non ha compreso e ha dovuto andarsene». Con la Juve è stata guerra continua. Sousa, Ferrara, Moggi... <(Acqua passata. Anche se non capisco perché Moggi abbia speso tanto in pubblicità per farmi prendere Baggio. Non ci ho mai pensato. Io sono in ottimi rapporti con l'amministratore delegato, dottor Giraudo. E' una persona squisita. Mi manda sempre gli auguri per Pasqua». Balbo italiano è una sua vittoria. «Perché? Il giocatore ne aveva diritto. E' italiano di sangue. Devo dare atto a Matarrese di essersi sensibilizzato, di aver lavorato per la soluzione. Ma era ovvio che tuiisse così. Ero pron¬ to ad andare in tribunale, non si possono calpestare le leggi». La Lega ha rinviato al 13 luglio ogni decisione sui calendari. Cosa accadrà? «Stiamo lavorando. Il governo finalmente si è accorto che il calcio ha bisogno di nuove leggi. Il grande calcio deve ottenere dal Coni 210 miliardi contro i 64 che riceve adesso. Ma tutta la struttura va rivista, il calcio va gestito a livello industriale. Serve una superLega liberata dai lacciuoli che attualmente, per legge, frenano l'attività della federcalcio. C'è molto da rivedere, guardi ai designatori arbitrali, per esempio. E' un ruolo logorante, eppure Casarin è lì da 5 anni. E la sua autonomia diventa autoritarismo. Oggi non si può investire in una società che non renderà niente. E i calciatori come lavoratori dipendenti mi sembrano piuttosto anomali. Le società spendono molto, dovranno limare i costi. Ma è il "baraccone" del calcio che tiene viva la passione, che spinge gli italiani a giocare la schedina sognando le imprese dei giocatori che rendono magnifico il campionato. Così campa tutto lo sport. E allora il calcio merita di essere aiutato». E la sua Roma? «Quando ho preso in mano la società c'erano molte cose da fare. Oggi consegno a Mazzone una squadra forte. Ho preso Di Biagio, il centrocampista che vede la porta di cui avevamo bisogno. Them sarà a disposizione tutte le domeniche. Per me è un grande acquisto. Adesso la Roma deve fare bene, molto bene, in Coppa e in campionato. Non voglio dire scudetto per scaramanzia, certo saremo in prima fila nella lotta per il tricolore. Mazzone è un grande professionista, saprà far rendere al meglio la Roma. E ho in meme un altro paio di sorprese per i nostri tifosi. Infine voglio riuscire a riportare le famiglie allo stadio, i nuovi abbonamenti mi confortano. Ci stiamo riuscendo». Piero Serantoni

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