«La Juve può ripetersi se avrà ancora fame» di Angelo Caroli

«La Juve può ripetersi se avrà ancora fame» «La Juve può ripetersi se avrà ancora fame» VIAREGGIO. Se ne va in giro con quella faccia da scudetto, accompagnato dal curioso interesse di amici e turisti in vacanza in Versilia. Gli stringono la mano tutti. Com'è cambiata la vita di Lippi! Al primo colpo juventino ha centrato scudetto e Coppa Italia. Doppietta d'oro. E garanzia di vacanze rilassanti. Ma c'è un'ombra che attraversa il volto disteso ed abbronzato di Marcello. Il Consiglio Federale ha deciso: Balbo e Sensini italiani, Weah e Pelé comunitari. Che ne pensa? «Che è ingiusto. Come può un atleta che rappresenta la Nazionale argentina essere considerato italiano dal nostro calcio? Balbo e Sensini sono privilegiati, perché non rinunciano alla loro Nazionale e fanno gli italiani nel nostro campionato. Io vedo solo confusione. I due hanno privilegi senza rinunciare agli svantaggi». La Roma e il Parma? «Privilegiate pure loro, perché hanno uno straniero in più da utilizzare. Se mi spiegheranno meglio la situazione forse capirò. Per ora trovo tutto ingiusto. Come è ingiusto differenziare comunitari ed extra». Si sente accerchiato da squadre rinforzate anche da decisioni politiche? «No, per carità, quale accerchiamento! Qui si tratta di analizzare una situazione, che, ripeto, è anomala, assurda e ingiusta». Che tipo di mercato si vive? «Condizionato da tifosi che contestano una realtà su cui perfino il Capo dello Stato si è espresso. Il ridimensionamento allora è una bella parola e basta?». Entriamo in zona tecnica. «L'Inter cerca grossi nomi e ha concluso per Ince, perché ha l'entusiasmo e i soldi di Moratti che vuol rifare grande un club dalle tradizioni nobili. La Lazio non vende e resta molto forte». E il Parma con Stoichkov? «Ci stavo arrivando. Bel colpo, è un attaccante molto importante, ma non credo che da solo farà pendere la bilancia. Il Parma, come noi, punta sulla forza del gruppo e non sui singoli. Comunque, quella di Scala è una squadra molto competitiva, non a caso è arrivata 2a in campionato e in Coppa Italia, e ha vinto l'Uefa». E c'è il Milan con Baggio? «Non parlo di Baggio». Cambiamo domanda: che Juve sarà senza Robi? «A Buochs, durante il ritiro, dis¬ si che la Juve non doveva essere Baggiodipendente. Lo feci non solo per deresponsabilizzare il fantasista, ma anche perché la squadra capisse il concetto del gruppo. E quando si è infortunato Roberto, o qualche altra pedina di peso, il gruppo è cresciuto attraverso le sofferenze». E il Milan con Savicevic, Weah e Futre? «Acquista, là davanti, potenza e forza penetrativa. E la voglia di vincere non la perde mai». E i nuovi juventini? «Ottimi c dovranno adeguarsi alla filosofia vigente». Cioè? «Sentirsi importanti, perché lo sono, e avere la coscienza di trovarsi di fronte a tre traguardi distinti ma ugualmente significativi: campionato, Champions League e Coppa Italia». Insomma, avanti con la vecchia mentalità. «Sì, fuoco sacro e desiderio di lavorare per i traguardi. Fame, se il termine le piace di più». Aggettivi da distribuire a Jugovic, Lombardo, Vierchowod. Padovano, Pessotto e Sorin? «Evitiamo le etichette. Auguro loro di inserirsi nel telaio e di affondarsi nella mentalità della squadra. Devono capire che tutti sono importanti ma nessuno è indispensabile». Scudetto: è forse diventato il pensiero dominante, come una dolce follia, per lei e i suoi uomini? «Non ho. non abbiamo alla Juve, pensieri dominanti. Ci comporteremo né più né meno dell'anno scorso. Con il proposito di arrivare in fondo col massimo profitto». Che cosa ha detto ai suoi prima di lasciarli in libertà? «Di tornare con lo spirito con cui si sono presentati nel luglio del '94». E il corpo? «Ho dato a ciascuno istruzioni precise: arrivare al raduno in condizioni fisiche ottime e non mosci come mozzarelle». La gente la cerca ovunque. La sua vita è cambiata... «La mia no, nel senso che dentro sono rimasto tale e quale ero dodici mesi fa. Allo scudetto, alla Coppa Italia e agli sfizi che ci siamo tolti in una stagione non voglio pensare». Però c'è la gente. «Appunto, la Juve ha tifosi in tutta Italia, un oceano. E mi ricordano ciò che è stato. E' come fare un bagno profumato nei ricordi gradevoli. Però vado avanti, punto gli occhi al domani, ai programmi e ai giocatori nuovi, ai prossimi obiettivi. Ho lasciato a Torino le videocassette in cui c'è la sintesi di un anno esaltante proprio per evitare le silenzione celebrazioni». Resta la considerazione, aumentata, da parte della concorrenza. «Lo so, è lievitata come la pasta con la quale si fa buon pane. Però non è una posizione scomoda. Fa parte del calcio». Angelo Caroli

Luoghi citati: Buochs, Italia, Lazio, Torino, Viareggio