Con tv grafici e spot anche l'assemblea diventa virtuale di Valeria Sacchi

Con tv, grafici e spot anche Vassemblea diventa virtuale NOMI EGLI AFFARI Con tv, grafici e spot anche Vassemblea diventa virtuale Mentre da Hammamet Bettino Craxi inonda l'Italia di fax e Claudio Martelli legge il Vangelo, uno dei più potenti ex luogotenenti del Garofano, Gianni De Michelis, sta pensando di tornare agli affari. Dopo aver scartato l'editoria, di cui si occupa il fratello Cesare (non rende abbastanza), il vulcanico Gianni avrebbe deciso di unire l'utile al dilettevole, dando il supporto del suo marchio di «ballerino-doc» ad una serie di discoteche in franchising Le sedi? Rimini, Venezia e Roma, naturalmente. Della serie repechage, ecco l'ex presidente dell'Iri Franco Nobili tornare ai vecchi amori, ossia al business delle costruzioni, grazie alla cortesia di Francesco Gaetano Caltagirone, che l'ha volu"T to accanto a Gianni sé nella Viani- De Michehs ni. Salvatore Ligresti E aspira in certo senso alle vecchie radici nobiliari Salvatore Ligresti, che sogna di disfarsi eh tutto tranne che della Sai, il grappo assicurativo da cui, alla line degli Anni Settanta, parti la sua inarrestabile ascesa alla notorietà, quando sostituì al controllo Raffaele Ursini, acciaccato dalla brusca fine del sogno chimico di Liquigas. Deve viceversa abbandonare la tradizione la Popolare di Milano, dove i conti difficili e il volere di Antonio Fazio stanno affondando il modello di banca diretta dai soci-dipendenti. Un'inversione di rotta che potrebbe passare attraverso la fusione con le controllate Barn e Bnantea, come ha del resto già ipotizzato Marco Vitale, consigliere e membro dell'esecutivo dell'istituto presieduto da Fran¬ cesco Cesarini. Nella serie «grilli parlanti» troviamo invece l'ex presidente dell'Ina Lorenzo Pallosi, cuore repubblicano. Tormentandosi sulla sua panchina di pensionato per la riuscita privatizzazione della compagnia (alla quale aveva lasciato in eredità alcune non felicissime operazioni, tipo Unioriasl, se la prende con Francesco Giavazzi, consigliere Ina e già collaboratore di Mario Draghi al Tesoro proprio all'avvio delle privatizzazioni. Ma, forse per timore di chissà cosa, aggira il percorso trincerandosi dietro le gonne, pardon i pantaloni, di Rainer Masera. Nell'era virtuale, cambia l'assemblea di bilancio. Il «là» è venuto dall'Olivetti dove, per tre ore, da schermi e video Carlo De Marco Vitale Carlo De Benedetti Benedetti ha sviscerato per la gioia degli azionisti le più recondite pieghe del bilancio passato, presente e futuro Alla fine, estenuati, gli azionisti hanno votato in fretta. Era scoccata l'ora di pranzo, chi aveva più voglia di fare domande? Sebbene in forma più modesta, anche in Foro Bonaparte, già regno di Raul Gardini e Carlo Santa, una serie di schermi con grafici e proiezioni accoglieva gli azionisti di Montedison e Ferfin. Dove l'amministratore delegato, il solitamente reticente Enrico Bolidi, ha fornito in apertura una serie di notizie, quasi ad anticipare le domande scomode. Lo stesso copione aveva già anticipato il presidente Giampiero Pesenti, altro uomo di parca parola, in Gemina. Dove la sistemazio¬ ne della spinosa situazione creatasi per via della questione FabbriRizzoli, è stata affidata all'ex presidente del gruppo Montedison, Guido Rossi. Altra novità di questa stagione assembleare: la partecipazione attiva di fondi di investimento e azionisti con veri pacchetti di titoli, che sono passati all'attacco portando via il proscenio ai classici professionisti di assemblea come Maurizio Bertuzzi. In Gemina i protagonisti sono stati Carlo Maria Mascheroni di «Finanza e Futuro» (Deutesche Bank) ed Edoardo Loewenthal di Fondersel (Renzo Giubergial, nonché l'azionista Renato Serafini, un signore che, occhio e croce, in Gemina ha investito qualcosa come mezzo mi- Guido liardo. E se ne Rossi duole. Da due giorni il ministro del Lavoro Tiziano Treu batte le terre del Triveneto, dove finalmente si rilassa: li c'e piena, anzi pienissima occupazione. E da quelle parti, per la precisione a Trieste, approda oggi il ministro dell'Industria Alberto Ciò, per l'assemblea degli industriali. E ne approfitta per visitare le acciaierie di Servola, appena aggiudicate a Luigi Lucchini. Mentre Silvio Berlusconi si appresta (chi lo sa se poi è vero) a partire per le terre di Al Waleed, dove forse troverà ricchezze e re¬ sidenze degne del suo standard, a Milano il silenzio è calato sulla guerra in Mondadori. L'eventuale decapitazione del direttore di «Panorama», Andrea Monti, è stata rinviata, tanto vale capire se si faranno o no le elezioni. E Franco Tato torna l'uomo forte di sempre, mentre a Segrate si tira un sospiro di sollievo. Tanto forte che qualcuno addirittura ipotizza che, se il progetto Wave dovesse concretizzarsi, potrebbe addirittura spostarsi a Mediaset, dove ci vuole un polso fermo. Strana faccenda quella delle Tv berlusconiane. Mai trattativa, incontri, cifre, fu più pubblicizzata. Ora però la «deadline», come dice Fedele Confalonieri che per adeguarsi al vento intemazionale è passato all'inglese, è già slittata a agosto. Mentre spuntano uno dopo l'altro, ma che strano, tutti i grandi amici del Cavaliere, da Leo Kirsch a Johann Rupert. Valeria Sacchi Franco Tato "T Gianni De Michehs Franco Tato Rainer Masera

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