Dresdner Bank boicottata alla City
Presdner Bank boicottata alla City La banca in corsa per comprare Kleinwort Benson. Affare da un miliardo di sterline Presdner Bank boicottata alla City «Ha un passato nazista, deve fare autocritica» LONDRA NOSTRO SERVIZIO Gli altarini nazisti della Dresdner Bank rischiano di rovinarle un affare da un miliardo di sterline. Alla vigilia dell'acquisto della inglese Kleinwort Benson, la banca tedesca è finita sotto il tiro incrociato di un deputato laborista, di alcuni storici e associazioni ebraiche. «L'idea che un'ex istituzione nazista ingoi una banca britannica perbene fa schifo», tuona l'onorevole Greville Janner, portando scompiglio nella City. Ribatte la Dresdner: «A cinquant'anni di distanza, l'istituzione, il personale e la direzione non possono assolutamente essere paragonali alla banca controllata dallo Stato che operava durante il nazismo». Janner, che è anche segretario del comitato parlamentare inglese sui crimini di guerra e presidente dell'associazione dei deputati ebraici, invita i clienti della Kleinwort (che amministra 14 miliardi di ster¬ line in schemi pensionistici aziendali e fondi d'investimento) a rivedere i loro rapporti con la banca, nel caso la trattativa vada in porto. Rispolvera il dossier che il governo Usa compilò dopo la fine della guerra e sottolinea che la Dresdner Bank non ha mai pubblicamente chiesto perdono per il suo ruolo cruciale nel sostegno al regime hitleriano. Durissimo è anche Jon Mendelsohn, direttore dell'Holocaust Educational Trust, che ha dichiarato al Sunday Times: «Diversamente da Daimler Benz, Volkswagen e Deutsche Bank, la Dresdner Bank deve ancora dimostrare coraggio e integrità, commissionando e pubblicando un'indagine indipendente sulla propria storia. Il fatto che questa banca, con un passato nascosto, stia per assumere il controllo di un'istituzione cosi distinta come la Kleinwort Benson, desta grande preoccupazione pubblica». Il dossier infamante, custodito nell'archivio nazionale Usa, condannò la Dresdner per «aver sfruttato senza scrupoli tutte le possibilità di arricchimento fornite dal regime nazista; essere stata la principale raccoglitrice di fondi per la macchina militare tedesca; aver partecipato con speciale puntiglio alla razzia delle risorse economiche dei Paesi conquistati; aver adoperato la propria rete internazionale d'anteguerra per fare propaganda nazista; avere fornito denaro alla cerchia privata di Heinrich Himmler, capo delle SS». Conferma Harold James, docente di storia alla Princeton University: «La Dresdner fu profondamente coinvolta in tutte le attività dello Stato nazista». Tant'è che in Germania durante la guerra circolava un proverbio: «Prima arrivano i carri armati, e poi la Dresdner Bank». Benché nessuno dei clienti della Kleinwort Benson (tra cui spiccano Abbey National e Cadbury Schweppes) abbia per ora commentato ufficialmente le accuse, il Sunday Times ne cita anonimamente uno: «Le banche non si ritrovano in tasca un miliardo di sterline da spendere dall'oggi al domani. Se avessero ancora guadagni derivanti da attività criminali, sarebbe un grosso problema». Le nuvole nere avevano cominciato ad addensarsi sulla Dresdner qualche mese fa, quando la Deutsche Bank, sua principale rivale, pubblicò un dossier di cinque storici indipendenti da cui emergeva il suo ruolo nella «arianizzazione» hitleriana e nell'esproprio dei beni ebraici. La Dresdner si difende con l'argomento che le accuse che le vengono contestate sono comuni all'intero passato della Germania e non costituiscono un caso speciale: «Conosciamo tutti la storia del regime nazista - dice un portavoce della banca - e nessuno la assolve. Condividiamo le colpe comuni di tutti i tedeschi, e a questo peso storico nessuno può sfuggire». Maria Chiara Bonazzi
Persone citate: Deutsche Bank, Greville Janner, Harold James, Heinrich Himmler, Jon Mendelsohn, Kleinwort Benson, Maria Chiara Bonazzi
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