IL PALAZZO La «micropolitica» del maggioritario

1 IL PALAZZO 1 La «micropolitica» del maggioritario IH ERMI tutti, per JL un attimo. Fermi tutti, perché al termine di un desolato censimento si è finalmente in grado di stabilire che nell'Italia del maggioritario vivono 36 fra partiti e movimenti. E ogni giorno, forse anche oggi, ne nasce uno nuovo, e magari domani cambia pure nome. Le cronache lunari e anche un po' fantozziane degli ultimi tempi, contrassegnate dall'appello della vicesegretaria psdi Cornacchione e dal passaggio di Orsello dal Si ai laburisti, dalla defenestrazione dell'onorevole liberal-democratico e federalista Gubetti al lancio dell'ennesimo simbolo, l'anemone, dei verdi pure loro - liberal-democratici, ecco, quelli che lì per li sembravano sadici scherzi d'agenzia, e invece erano solo mostriciattoli generati dal prolungato hip bang della Prima Repubblica, hanno reso ancora più immane il conteggio dei partiti. Eccone comunque il pietoso, colorito elenco. 1. Forza Italia; 2. Alleanza nazionale; 3. Movimento sociale fiamma tricolore (Rauti); 4. Ucd lo Unione liberale); 5. Federazione liberale (Zanone); 6. Partito radicale; 7. Club Pannella-riformatori (da qualche giorno, per semplificare, Unione federalista dei riformatori); 8. Liberal-riformisti (già Sinistra liberale e ora, forse, Convenzione per la riforma liberale); 9. Lega Nord; 10. Federalisti liberaldemocratici (Costa); 11. Lega Italia federale (Ellero); 12. Liga; 13. Unione federalista (Miglio); 14. Circoli di azione meridionale (Cerullo). E non siamo nemmeno a metà. Infatti si prosegue con: 15. Ccd; 16. Ppi (Bianco); 17. Ppi (Buttiglione); 18. Cattolici democratici (Michelini); 19. I democratici (Segni); 20. Movimento democratico italiano (Sergio Berlinguer); 21. Pri; 22. Psdi (Schietroma jr e Cornacchione); 23. Sole (Ferri, ma con la fiera dissidenza di Preti e di Anita Garibaldi); 24. Si (Boselli); 25. Unione liberal-socialista fintini e Cicchitto); 26. Federazione laburista (Spini); 27. Alleanza democratica (Bordoni; 28. Verdi (Ripa di M.); 29. Verdi rossi I crai: I (Rip; (Russo); 30. Verdi liberal-democratici; 31. Pds; 32. Prc (Bertinotti); 33. Comunisti unitari (Garavini); 34. Rete; 35. Cristiano-sociali (Camiti) e infine, ultimo arrivato, al numero 36, Pace e diritti (La Valle). E si può tirare, a questo punto, un sospiro di sollievo. Ma è per forza un sospiro di tenue intensità, se solo si pensa che dietro alla maggior parte di questi coriandoli fuori stagione, dietro a questo brulichio da delirium tremens ci sono persone che giorno per giorno, in spregio al comune senso del ridicolo, si riuniscono in alberghi, si scambiano messaggi d'auguri, compongono inni, salgono al Quirinale, lanciano convenzioni e, sperimentando modelli di inusitata litigiosità condominale, affittano sedi che non pagheranno mai. In un'Italia, dunque, inesorabilmente avviata secondo i politologi verso la grande semplificazione, si celebra in realtà il trionfo di una nuova micropolitica che rispetto alla vecchia appare al tempo stesso più rumorosa, boriosa e appiccicosa. E quasi - anzi senza il quasi - si finisce per rimpiangere gli umili eroi locali della polverizzazione proporzionale: teologi avventurieri come quel Foligni che fu pure spiato dal Sid, poeti del travestimento come quell'altro, Marzolino, che si beccò pure una pistolettata alle gambe. E capi pensionati in eterna diaspora, contesse «gattare», automobilisti arrabbiati, pescacciatori spaventati. Onesti organizzatori di liste di disturbo, dopo tutto, e non, come questi di oggi, naufraghi nemmeno troppo allegri. Filippo Ceccarelii elii |

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