« Non sfiduceremo il ministro » Il ppi: ma lui deve chiarirsi con Scalfaro
« « Non sfiduceremo il ministro » IIppi: ma lui deve chiarirsi con Scalfaro GUARDASIGILLI NEL MIRINO ROMA OPO gli applausi di sabato, per D'Alema arriva la doccia fredda: i Popolari non firmeranno la mozione di sfiducia contro il ministro Mancuso. Il primo atto politico del rieletto segretario Gerardo Bianco è una riaffermazione orgogliosa di autonomia e di distinzione dal Grande Alleato pidiessino. «La posizione del nostro capogruppo al Senato, Mancino, è condivisa da tutto il partito», ha detto Bianco ieri mattina, intervenendo al congresso dei laburisti di Spini. «Mancino mi ha detto che non avrebbe firmato la mozione perché aspetta soprattutto un contributo da parte del capo dello Stato al rasserenamento della situazione: non è con il braccio di ferro che si risolvono lo cose, ma con la ragione. Il chiarimento deve essere fatto. Anche perché, secondo noi, la responsabilità maggiore del ministro consiste proprio noll'aver attaccato il Capo dello Stato». Insomma un altolà a D'Alema e ad ogni pretesa egemonica sull'Ulivo. Dopo la sanzione ufficiale del divòrzio da Buttiglione, Bianco si preoccupa di ridare «immagine ed autonomia» al partito popolare. Con Prodi e il centrosinistra, Bianco è convinto di far rivivere il meglio della vecchia de: «E' passata tanta acqua sotto i ponti, c'è stata molta amarezza ma altrettanta soddisfazione, soprattutto nel verificare che il filone democratico cristiano e socialista ha portato gli altri sulla propria strada». Sul protagonista un po' a sorpresa del congresso dei Popolari, il «revenant» Ciriaco De Mita, Gerardo Bianco non mette né ammette preclusioni: «Può candidarsi alle prossime elezioni se vuole, almeno per quanto riguarda me. Prodi potrebbe mettere il veto? Via, non credo che si possano mettere veti da parte di nessuno. Se De Mita intende porre la sua candidatura, gli organi regionali del partito, ai quali io intendo dare massima autonomia, la valuteranno. Tocca a loro decide- re. Io, ripeto, non avrei nulla in contrario. Fra l'altro De Mita ò stato accolto dal nostro congresso con entusiasmo, facendo un discorso di alto profilo politico». Sugli applausi dei congressisti a D'Alema e De Mita si tuffano a pesce i fratelli separati che fanno capo a Butti- glione. Dice il presidente della Lombardia, Formigoni: «Bentornato De Mita, il nuovo che avanza; benvenuto a D'Alema leader: ecco le grandi novità del partito del Gonfalone (il simbolo dei Popolari: lo scudocrociato, secondo gli accordi firmati a Cannes, spetta a Buttiglione, ndr)». Continua Formigoni: «Si è sciolto drammaticamente ma in maniera chiara l'equivoco che aveva portato alla scissione: con Bianco sta il peggio della vecchia de, un passato inglorioso che non vuole passare. Con Buttiglione e Formigoni - continua, autocitandosi, Formigoni - stanno le forze nuove e giovani in linea con il meglio della tradizione moderata e riformista dei cattolici italiani». Pronta la replica dei popolari, affidata al capo della segreteria Fabrizio Abbate: «Formigoni dice che con Bianco sta il peggio della vecchia de, ma è lui stesso la smentita di questa insolenza... Uno come lui non poteva che finire in un partito nato vecchio e senz'anima». Abbate risponde anche a Buttiglione, che sabato aveva definito i Popolari un partito «archeologico». «Noi avremmo riportato alla luce pozzi di archeologia? Lui, invece, ammesso che riesca a fare un congresso, dovrà riciclare molti rottami e carta straccia...». [r. r.] Bianco: inutile il braccio di ferro, spazio alla ragione «Buttiglione? Può solo riciclare carta straccia» Il ministro della Giustizia Filippo Mancuso
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