Sul vertice l'ombra di Mancuso Domani il faccia a faccia sulle regole tra il Polo e il centro-sinistra di Alberto Rapisarda

Domani il faccia a faccia sulle regole tra il Polo e il centro-sinistra Domani il faccia a faccia sulle regole tra il Polo e il centro-sinistra Sul vertice l'ombra di Mancuso Dini: per le pensioni appello al paese ROMA. Comincia domani il conto alla rovescia che porterà a conoscere la data delle elezioni. In campo neutro, nella sede del gruppo dei popolari di Bianco, si incontreranno alle 16 i plenipotenziari del centro-destra e del centro-sinistra per cercar di concordare un minimo di regole per sfidarsi alle elezioni come avversari e non come nemici. Intanto, sin da oggi, il Capo dello Stato tenterà di risolvere senza l'imbarazzante voto di sfiducia la vicenda Mancuso. E la Camera comincerà a discutere la riforma delle pensioni. E Dini ha intenzione di lanciare, forse oggi stesso, un appello al paese. Lo avrebbe detto ieri sera a Fiumicino ricevendo il presidente Scalfaro. Sono 3 le partite decisive aperte contemporaneamente. Il caso Mancuso una soluzione non troppo dolorosa dovrebbe trovarla, altrimenti rischierebbe di bloccare le altre due partite. Il Polo deciderà a breve cosa fare con le pensioni, ma non sembra sul piede di guerra. Rimangono le regole. Domani, da una parte del tavolo ci saranno Veltroni (progressisti), Elia (popolari), Segni (democratici), Ronchi (verdi). Dall'altra, per il Polo, Letta (Forza Italia), Tatarella (Ani, D'Onofrio (ccd). Berlusconi non c'è voluto andare e così non ci sarà neanche Prodi. Le carte da giocare ufficialmente sono quattro: par condicio in campagna elettorale, legge anti-trust, conflitto di interessi per chi ha un grande potere economico e vuole potere politico, garanzie costituzionali per le opposizioni in un sistema maggioritario. Una quinta carta (la riforma elettorale) se la tengono in tasca di riserva in molti, sia di qua che di là del tavolo. Il Polo ha concordato nel suo ultimo vertice questa linea da seguire. Par condicio: bisogna dare lo stesso diritto di accesso all'informazione ai due poli contrapposti e non ai singoli partiti che li compongono. Antitrust: le tre tv della Fininvest non si toccano, ma va allargato il discorso alle tv via cavo e via satellite. Conflitto di interessi: non c'è più perché Berlusconi non avrà più il controllo delle sue tv. Poi ci sono le garanzie per le opposizioni. Che si possono concordare in tre modi: con una dichiarazione politica (come propone Gasparri di An, per sbrigarsi e andare a votare a novembre); modificando i regolamenti delle Camere; modificando la Costituzione e, in particolare, l'articolo 138. Quello che, studiato per il vecchio sistema proporzionale, permette di modificare la Costituzione con la maggioranza assoluta dei componenti delle Camere. Maggioranza che, col sistema elettorale oggi in vigore, può avere da sola la parte vincente. Da qui la proposta di elevare a due terzi la maggioranza necessaria per le modifiche. Il crinale tra elezioni a novembre e elezioni a marzo (o oltre?) passa proprio per l'articolo 138 e le garanzie per le opposizioni. «Se c'è un accordo serio tra i due poli sulle pensioni e poi sulla Finanziaria, allora è normale che si modifichi all'articolo 138 - spiega Francesco D'Onofrio, uno dei «de¬ legati» del Polo -. Se non c'è tensione sui primi due problemi, perché non andare oltre?». Perché Berlusconi non vuole, gli si fa notare. E D'Onofrio chiarisce: «Noi non abbiamo avuto dal Polo il mandato di evitare tutto ciò che potrebbe impedire di votare in autunno. La vera novità dell'ultimo vertice del Polo è che noi moderati siamo riusciti a strappare questo spazio. Previsioni? Le elezioni in autunno non sono del tutto escluse ma ritengo più probabile che andremo alla prossima primavera con l'articolo 138 modificato». Meno calibrato, Clemente Mastella, anche lui del Ccd, avvisa che se domani si parlerà di regole solo per andare a votare prima, «francamente è meglio non fare l'incontro». E intanto tende a Bossi e a Bianco la mano sperando in un aiuto per evitare le elezioni. Con l'offerta di appoggiare una riforma elettorale fortemente proporzionale (e a doppio turno) come quella regionale appena approvata e sperimentata. Ma il problema vero rimane quello delle garanzie. Il presidente Scalfaro lo ha appena lanciato autorevolmente in campo, avvisando che prima saranno approvate le regole, compreso il 138, e prima si andrà a votare. La procedura per la modifica farebbe necessariamente slittare le elezioni all'anno prossimo. Alberto Rapisarda D'Onofrio: alle urne in primavera con un nuovo sistema elettorale Romano Prodi con Walter Veltroni A destra: il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro

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