LA GERMANIA RIPRENDE IL FUCILE

L'appello del Papa in Slovacchia LA GERMANIA RIPRENDE IL FUCILE saki è diventata una sorta di riflesso condizionato nazionale, è stata da sempre una neutralità più sfumata e più articolata. La Germania, quand'era ancora soltanto Germania occidentale, aderì da subito al Patto Atlantico, all'organizzazione militare della Nato, al Mercato Comune Europeo. Certo, lo Stato posthitlei iano c democratico di Bonn ha voluto scolpire a chiare lettere, nella propria Costituzione, il principio che 1 adesione dei tedeschi ad alleanze strategiche difensive non doveva comportare l'obbligo di inviare soldati tedeschi fuori dei confini nazionali. Il principio e stato comunque incrinato, o aggirato, in almeno due occasioni. La prima volta, una ventina d'anni fa, sullo piste dell'aeroporto di Mogadiscio. Allora il governo socialdemocratico si vide costretto a impegnare «teste di cuoio» germaniche in un risolutivo attacco armato, in terra straniera, contro il gruppo terroristico, non solo germanico, che aveva seauestrato c dirottato un ae¬ reo della Lufthansa. La seconda volta, avvenuta più di recente, ò stata quella in cui il governo tedesco ha aderito alla proposta francese di formare una forza comune di pronto intervento da impiegare, in caso di necessità, al di fuori dei rispettivi confini europei. Tale speciale task-force franco-tedesca ò stata in parte già costruita, anche se non ancora mai impegnata in un'azione bollica esterna. Anche qui, però, il dettato costituzionale di Bonn, che dovrebbe obbligare la Germania alla più asettica neutralità nei movimenti e spostamenti militari, ò stato aggirato per via transnazionale. Quindi la Germania si è riunificata, ed è automaticamente diventata la più importante potenza continentale non solo sul piano economico. Già la Repubblica federale di Bonn, benché dimezzata, era un gigante economico. La novità è che, in seguito alla riunificazione, la Germania ha cessato di essere un gigante economico o un nano politico. Lo si è ben visto proprio all'inizio della disintegrazione jugoslava: è stata la Germania, contro la netta opposizione della Francia, la resistenza dell'Inghilterra e l'apatia dell'Italia, a imporre all'U¬ simili forzate analogie storiche e mnemoniche non devo quindi preoccuparci troppo. La Germania d'oggi ha superato' con ottimi voti l'esame di maturità europea. Essa è attualmente il motore più dinamico o più ricco dell'Unione, ed è quindi equo e giusto che assuma, accanto ai francesi e ai britannici, la sua parte di rischio e di costo nella guerra di Bosnia. E' malinconico che in tale più mosso contesto strategico l'Italia, che con l'ex Jugoslavia spartisce frontiere, mari, traffici e interessi interetnici, rimanga cronicamente assente. Ripudiata perfino dal «gruppo di contatto», istituito da francesi, inglesi, tedeschi, russi e americani per affrontare negozialmento la crisi jugoslava, l'Italia continua a fare la parte della Cenerentola europea: ridotta coi suoi porti e aeroporti a una specie di garage della Nato, per il resto non conta assolutamente nulla. E' l'umiliante prezzo che l'Italia paga sul piano del prestigio, del rispetto internazionale, dopo che l'intermina bile guerriglia civile della cosiddetta seconda Repubblica l'ha ridotta a quantità négligeable agli occhi del mondo. Enzo Bettiza nione Europea la linea del riconoscimento diplomatico dei duo nuovi Stati sovrani di Lubiana e di Zagabria. E' stata poi la Germania a investire massicciamente i suoi capitali nella ricostruzione dei Paesi ex comunisti e, per quanto concerne la dilacerata Bosnia-Erzegovina, a offrire addirittura un simbolico sindaco di pace tedesco alla città martire di Mostar. Mi pare che, a questo punto, la decisione tedesca di impegnarsi anche militarmente nella crisi bosniaca non sia altro che la conseguenza fisiologica del nuovo peso politico assunto dalla Germania riunificata negli affari europei. Senz'altro si tratta di una decisione storica: è il primo caso, dall'epoca del secondo conflitto mondiale, di un dispiegamento di soldati germanici in una regione di guerra dove la Germania, fra l'altro, fu già presente come forza d'aggressione e d'occupazione. Fatto che i serbi di Milosevic e di Karadzic oggi ostentamento sottolineano, dimonticando che i cetnici serbi di Mihailovic, assieme agli ustascia croati di Pavolic, pur odiandosi fra loro, combatterono fino all'ultimo assieme alle truppe nazifasciste contro l'esercito di liberazione di Tito. La retorica di

Persone citate: Enzo Bettiza, Karadzic, Milosevic