«Gerusalemme? Dividiamola in tre» Re Hussein lancia una proposta per accelerare la pace

La parte Ovest capitale d'Israele, l'Est allo Stato palestinese e la Città vecchia in comune La parte Ovest capitale d'Israele, l'Est allo Stato palestinese e la Città vecchia in comune «Gerusalemme? Dividiamola in tre» Re Hussein lancia una proposta per accelerare la pace j£F° IAMMAN L mondo intero, in questi giorni, segue quello che avviene in Medio Oriente in attesa di sviluppi nei rapporti tra Israele e Siria. Quando lei si impegnò nel processo di pace tre anni fa, si aspettava che sarebbe stato così lento e pieno di problemi? «Non direi che è stalo lento. Per quanto mi concerne, se mi guardo indietro a un anno dalla dichiarazione di Washington osservo che abbiamo percorso un tragitto enorme, dato che adesso abbiamo legami ufficiali con Israele e che badiamo alla pace fra noi, senza bisogno di osservatori o forze di interposizione dell'Onu. Abbiamo anche fatto valere i nostri diritti sulle acque del Giordano. E molle barriere sono scomparse, e la gente si muove fra i due Paesi, e io credo che col tempo quello a cui si arriverà sarà un vera pace fra i due popoli. Abbiamo un trattalo e siamo sulla via di realizzare una pace vera. Per cui, è vero, talvolta sento che ci muoviamo troppo lentamente, se penso ai troppi anni che abbiamo perduto prima di dare al nostro popolo questa possibililà. Ma allo stesso tempo credo che abbiamo fatto così tanta strada che possiamo esserne orgogliosi. Naturalmente, per quanto riguarda i palestinesi, sosteniamo l'Olp, il solo legittimo rappresentante di quel popolo. E faremo tutto quel che possiamo per cogliere l'opportunità che si presenta, facendo la pace tra Israele e Giordania per aiutare anche gli altri a muoversi nella stessa direzione. Spero che anche sul fronte siriano, come su quello libanese che gli è collegato, si facciano rapidi progressi per raggiungere una situazione di pace complessiva in questa regione». C'è chi dice che il processo di pace in Medio Oriente sia una vera corsa contro il tempo: l'attuale governo laborista che siede a Gerusalemme non ne ha molto davanti a sé, perché le elezioni generali del 1996 si avvicinano a grandi passi. Lei crede che il processo di pace possa essere rimesso in discussione da un futuro governo di destra, qualora Rabin non fosse rieletto? «Certo spero e prego per rapirli progressi verso la pace, perché, a meno che la raggiungiamo, coloro che ci credono sentiranno su di sé, sempre più grave, il peso della frustrazione e dello scoramento. E il pericolo è grave, visto che fra un anno ci saranno le eiezioni politiche in Israele e le presidenziali in America. Perciò sono numerosi i fattori che potrebbero rallentare o rendere impossibile il processo di pace. Ritengo che abbiamo una splendida opportunità, ma che il tempo per coglierla non sia illimitato, quindi spero di vedere dei progressi quanto prima». Una delle questioni più spinose da affrontare nei prossimi mesi è come assicurare lui futuro di pace a Gerusalemme. Questo compito sembra a tutti difficilissimo. Qua! è la sua opinione sul futuro di questa città santa a tre reli¬ gioni? Come pensa di garantire l'accesso ad essa da parte di tutti i fedeli? «Il mio punto di vista è questo: la parte araba di Gerusalemme è stata occupata nel 1967, per cui fa parte dei Territori occupati. Ma se vogliamo arrivare alla pace in questa regione, credo che si debba affrontare il problema su due pia- ni distinti: quello politico fra israeliani e palestinesi, e quello spirituale che riguarda i discendenti dei diversi figli di Abramo, i fedeli della tre grandi religioni monoteisliche. E la Città vecchia di Gerusalemme, se- | , L.. < condo me, 7/ non do¬ vrebbe appartenere a nessuno in esclusiva, ma a tutti i credenti in Dio. Inoltre, mentre Gerusalemme Ovest è di fatto la capitale di Israele, la parte orientale dovrebbe diventare capitale dei palestinesi. Dovrem¬ mo veder l'inizio dell'incontro dei fedeli delle tre religioni monoteistiche e dovremmo vedere Gerusalemme diventare simbolo della pace fra gli israeliani e i palestinesi e gli arabi tutti. E' qualcosa a cui ho cercato di arrivare con tutte le mie forze. Ad ogni modo non voglio parlare di qualcosa che non è di mia diretta competenza a quésto stadio della trattativa, perché c'è un accordo fra Israele e là diri genza palestinese dell'Olp affinché si discuta del problema di Gerusalemme per ultimo». Dunque secondo lei in futuro a Gerusalemme potrebbero coesistere le capitali di due Stati indipendenti, senza il rischio di creare una nuova Berlino? «In effetti, credo che questa soluzione potrebbe soddisfare i fedeli di tutto e tre le religioni». A parte Gerusalemme, un altro punto delicato del processo di pace sono i rapporti con la Siria - e secondo alcuni questo è il versante dal quale potrebbero presto venire buone nuove. Lei condivide; questa aspettativa? «Sì, ci spero». Presumo che loi abbia delle fonti d'informazione migliori delle nostre per affermarlo. «No, non ho fonti d'informazione speciali. Ma nutro speranze che il dialogo produrrà nuovi progressi Sono convinto che il contutto diretto fra le due parti, favorito dalla mediazione del resto del moti do, offrirà l'opportunità di rimuovere le residue barriere di paura e di sospetto, lino ad arrivare a una soluzione. Ma per l'essenziale ogni problema fra le due parti va risolto da loro, benché il mondo, e in particolare gli Stati Uniti, abbia un grandi; interesse alla cosa, che spero non venga meno». Lei erode che i problemi che restano siano di natura militare o piuttosto una questione di fiducia reciproca? «Non credo che ci siano problemi insormontabili, se c'è l'impegno ad agire nell'interesse della nostra gente e delle generazioni future Spero che le difficoltà vengano superate». Che tipo di entità politica lei si augura che venga instaurata in Palestina? Che genere di vicino vorrebbe avere? «Questo ò qualcosa che toccherà ai palestinesi decidere. Penso che non lo si possa prestabilire. Inutile escogitare una formula. Quando un popolo vive in condizioni di libertà) quando fruisce di democrazia, pluralismo, rispetto dei diritti umani, quando è padroni; a casa sua, allora è in grado di decidere che tipo di relazioni voglia instaurare con i suoi vicini». Ma se dovesse esprimere un augurio, non solo nell'interesse dei palestinesi ma nel suo... «Credo che quelle relazioni dovrebbero essere molto forti e molto speciali». C'è stato un momento in cui si parlava di una confederazione giordano-palestinese. Che cosa pensa di quest'idea? «E' un suggerimento venuto da parte palestinese ma per quanto ci riguarda non prenderemo posiziono fintantoché il popolo palestinese non sarà in grado di esprimersi liberamente e di determinare esattamente quale tipo di relazioni desideri». E lei pensa che questo momento sia vicino o lontano? «Spero che siti vicino». Esiste un problema fondamentalista in Giordania? «Non al punto da rappresentare un pericolo. Da noi c'è dialogo. E credo che la soverchiatile maggioranza anti-integralista del mio popolo costituisca di per sé la migliore garanzia contro l'estremismo in futuro». Giacomo Mazzone Copyright 1995, «Euronews» e per l'Italia «La Stampa» «Bisogna risolvere i problemi entro il 1996, l'anno delle elezioni per Rabin e Clinton Più tardi i governi di destra potrebbero bloccare tutto» alla pace in che si debba a su due pia- olvere ntro o i Clinton verni rebbero o» lemme, se- | , L.. < condo me, 7/ non do¬ mo veder linizio dell'incontro dei fedeli glio parlare di qualcodi mia diretta compesto stadio della trattaL'E«Non puIL CAIRO. Mentre l'uccisione di «tre tetato contro il presidaccuse reciproche, crisi tra Egitto e Suddestinata a sfociaregitto «non intraprensi farà trascinare instrato che le autorimplicate nel tentapolitico di Mubarakcon insistenza di uncontestata zona cii f Qui accanto re Hussein di Giordania in una caricatura di Levine

Persone citate: Clinton, Giacomo Mazzone, Levine, Rabin, Re Hussein