La rivolta dei giganti d'oro Gli assi del basket Usa esigono più soldi

Restano ancora 246 i dispersi del crollo. Arrestati i dirigenti del centro commerciale Nuovi guai dopo baseball e hockey, i club rispondono con la serrata La rivolta dei giganti d'oro Gli assi del basket Usa esigono più soldi LO SPORT NEL CAOS ENEW YORK adesso è la volta del basket. Dopo i campioni del baseball e dell'hockey, anche Michael Jordan e compagni scendono in capo per aggiungerò qualche zero alle cifre da mal di testa che guadagnano, e il risultato è che adesso anche questo sport è «bloccato», cosa che tuttavia non avrà molto impatto sui tifosi perché il campionato è finito e ad essere colpito saranno solo le attività «collaterali» che avvengono in estate. Tecnicamente quello che è cominciato ieri non è uno sciopero ma una serrata, perché sono stati i proprietari delle squadre a «chiudere». Ma la fonte del problema sta tutta nei giocatori. Meno di dieci giorni fa, infatti, i rappresentanti della Nba, cioè l'associazione dolio società, avevano siglato un accordo con il sindacato dei giocatori per il rinnovo del contratto e dopo due giorni quell'accordo era stato ratificato all'unanimità. Solo da parto dei proprietari. però, perché il sindacato si ora trovato improvvisamente nell'impossibilità di ratificare l'accordo a causa della contostazione sviluppatasi al suo interno e capeggiata dai giocatori più ricchi e famosi: Michael Jordan, Patrick Ewing e gli altri. Alla base della loro azione c'era una questione di «principio democratico», nel senso che i giocatori sostenevano di non essere stati consultati durante le trattative; ma il punto focale era molto più prosaico: il sindacato aveva accettato la clausola che prevedeva il pagamento, da parte dei giocatori, di una tassa aggiuntiva sui guadagni che fossero andati oltre il «tetto» fissato. Era lo stosso problema, insomma, che recentemente aveva gettato nello sconforto i tifosi del baseball quando i loro beniamini avevano deciso di disertare i campi. Ma con una differenza: noi baseball il «tot- to» non c'era mai stato, nel basket c'è da almeno dieci anni e quindi il contralto appena siglato lo aveva semplicemente confermalo. Il conflitto comunque si era rivelato insanabile, anche perche a fianco dei giocatori c'erano i loro «agenti», la cui insofferenza nei confronti del sindacato era andata sempre più aumentando, e cosi quell'accordo non è stato ratificato. Pazienza, aveva risposto la Nba. Se i giocatori non sono contenti di quell'accordo si riprenda pure a discutere, ma ad una condizione: che innanzi tutto venisse rinnovato l'impegno «niente scioperi-niente serrate» che sarebbe scaduto alla mezzanotte di venerdì. Quella condizione non è stata accettata e a mezzanotte e un minuto la serrata è partita. Il campionato è finito, si diceva, per cui i tifosi non saranno «colpiti» e quelli di loro che non leggono i giornali probabilmente non si accorgeranno neppure che qualcosa ò accaduto. Ma lo scontro che si preannuncia è durissimo. A mancare saranno gli incontri amichevoli che durante l'estate vengono disputati per far contenti gli sponsor (e che sono i più remunerativi por i giocatori), le trattative per il passaggio da una società a un'altra (e anche questo ò un danno per i giocatori), nonché la disponibilità dogli stadi porgli allenamenti. Ma la cosa non finisce qui, dicono le star del basket. I loro agenti infatti hanno già provveduto a denunciare i proprietari delle squadre, chiedendo di essere risarciti per i mancati guadagni che questa serrata comporterà, e in questo modo hanno anche stabilito un concetto che ormai era nell'aria: quello che i loro interessi non vogliono più difenderli ai tavoli delle trattative sindacali ma nelle aule dei tribunali. Sulle prospettive del processo tutte e due lo parti si dicono assolutamente sicure della propria vittoria, come fanno i pugili prima di un incontro. «Secondo me i giocatori hanno ricevuto dello perentorie ma errato indicazioni dai loro avvocati e si sono fatti convincere a cominciare questa disputa», dice David Stern, commissario della Nba. Ma Jeffrey Kessler, avvocato principe dei giocatori, ovviamente non è d'accordo. I proprietari delle squadro, dice, «dovranno pagare il triplo dei soldi che i nostri clienti stanno perdendo». Franco Pantarelli I CAPI DELLA RIVOLTA MICHAEL JORDAN ha vinto 3 titoli con Chicago ed è stato 7 volte capocannonie'? E' l'uomo d'oro della Nba: il 20 marzo, il suo ritorno in campo dopo 21 mesi di assenza, è stato il momento-clou della stagione. PAT EWING è il leader dei New York Knicks. Alto 2,13, è fenomenale rimbalzista e specialista delle stoppate. Nella sua carriera c'è un solo buco: il titolo Nba (l'anno scorso perse 4-3 la finale con Houston). Ma la stagione Nba è appena finita e la rivendicazione bloccherà solo amichevoli e trattative estive

Persone citate: David Stern, Franco Pantarelli, Houston, Jeffrey Kessler, Michael Jordan, Patrick Ewing

Luoghi citati: Chicago, New York, Usa