Lucchini scommette sull'utile Ferfin di Valeria Sacchi

«Ho regalato titoli al mio nipotino, mi ringrazierà». «Tmc? E' come la signora Camilla» ASSEMBLEE «Ho regalato titoli al mio nipotino, mi ringrazierà». «Tmc? E' come la signora Camilla» Lucchini scommette sull'utile Ferfin Ma sul bilancio Montepaschi si astiene MILANO. All'assemblea di Ferfin, la sorpresa è arrivata all'ultimo minuto. Quando, approvato il bilancio, nelle votazioni sulle tre transazioni (quella con i Ferruzzi, quella con gli eredi Gardini e con l'ex amministratore delegato Giuseppe Garofano), il Montepaschi, in prima persona e attraverso la controllata Banca Toscana, si è astenuto. Trovando la solidarietà della Cassa di Risparmio di Ravenna sull'accordo con i Ferruzzi, della Cariplo sulla pace con gli eredi Gardini. A voler essere maliziosi, si potrebbe ricordare che Montepaschi e Cariplo fanno parte di quel drappello di istituti che, intorno all'Imi e all'Ina, sta costruendo la seconda galassia bancaria italiana. Una piccola avvisaglia, dunque, in previsione di quella sistemazione societaria che, prima o poi, il gruppo Ferfin-Montedison dovrà darsi, e per la quale il presidente Luigi Lucchini si è già più volte espresso a favore della soluzione «nocciolo duro»? Forse. Al tempo stesso, Montepaschi è una delle banche che, accettando la ristrutturazione del debito, sono andate in soccorso dell'ex impero Ferruzzi. E figura difatti tra i principali azionisti di Ferfin, con una quota pari al 3,530%. Anche ieri, come già in Montedison, Lucchini ha riaffermato la fiducia nel gruppo, raccontando: «Ho regalato 30.000 azioni Ferfin-a mio nipote per i suoi 18 anni. Non le può vendere perché è un regalo del nonno. Poi vedremo. Tra cinque, sei anni mi ringrazierà». Per il resto, Lucchini ha diretto l'assemblea con garbo ma anche pugno di ferro, minacciando a un certo punto di espellere un azionista. Le contestazioni, numerose e reiterate (l'assemblea è durata sette ore filate) si sono soprattutto appuntate, come già in Montedison, sulla questione della sanatoria con gli ex azionisti di controllo e gli ex vertici. «Anch'io ho un senso di repulsione verso gli accordi con quelli che hanno procurato danni - ha ammesso Lucchini -. Ma noi amministratori abbiamo il compito principale di guardare allo sviluppo del gruppo e di tornare all'utile. Al¬ lora bisogna essere realisti». A sua volta l'amministratore delegato Enrico Bondi ha ripetuto che non transare potrebbe risultare «ancora più oneroso verso la società». In quanto po¬ trebbe avviare procedure concorsuali a carico della Serafino Ferruzzi Srl o di altre società di tale sistema «con possibili conseguenze gravose per il gruppo». Rispondendo poi ad una domanda su Telemontecarlo, Bondi ha sintetizzato: «Telemontecarlo è come la signora Camilla, tutti la vogliono ma nessuno la piglia». Per la Ferfin, che ha chiuso il consolidato 1994 con una perdita di 996 miliardi (contro i 2410 dell'anno precedente), su un fatturato di gruppo'cresciuto del 4% a sfiorare i 21.300 miliardi, i primi mesi del 1995 confermano il trend in ripresa. Nel primo trimestre i ricavi sono stati di 6750 miliardi, il margine operativo lordo vicino ai 1000 miliardi, pari al 14,6% del fatturato netto (era dell'I 1,9% nel primo trimestre 1994), il conto economico chiude con una perdita di circa 25 miliardi dopo imposte e interessi di terzi (111 miliardi il dato precedente). Bondi ha infine ricordato che «è da attendersi un ritorno all'utile da parte dei due principali gruppi che fanno parte della vostra società: Montedison e Fondiaria», il che farà affluire di nuovo dei dividendi alla finanziaria capofila. Ed ha aggiunto che, per Montedison, l'indebitamento finanziario netto, che era a fine '94 pari a 11.654 miliardi, è ora calato a 9800 miliardi per effetto dell'operazione Montell. Valeria Sacchi Luigi Lucchini e Arturo Ferruzzi Con la famiglia di Ravenna è stata firmata la «pax»

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