Il sogno di Unabomber scrivere sul Post

Il sogno di Unabomber: scrivere sui Post USA Stesso messaggio al New York Times: ci ha mandato un testo contro le macchine e la tecnologia Il sogno di Unabomber: scrivere sui Post «Nuovipacchi-bomba se non pubblicherete il mio manifesto» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Adesso la vicenda di «Unabomber», il misterioso terrorista «postale» che da 17 anni manda plichi esplosivi, interviene direttamente sui due più prestigiosi giornali americani, il «New York Times» e il «Washington Post». Se entro tre mesi uno di loro pubblicherà il «manifesto» di 35.000 parole che gli ha già fatto recapitare, lui promette di smettere di uccidere, pur «riservandosi il diritto» di continuare a sabotare. In sostanza, non più bombe contro le persone ma solo contro le cose, vale a dire le fabbriche ad alta tecnologia. Nell'aprile scorso aveva già preannunciato questa proposta, ma allora - poiché non era stata concretizzata - aveva avuto poca attenzione. Solo Bob Guccione, l'editore di «Penthouse», si era detto disponibile. Unabomber ora ha risposto anche a lui, dicendo p">f<,rip'-e eh" il suo mniife- sto finisca su un giornale «rispettabile». Comunque, gli fa notare magnanimo, se il «Times» o il «Post» rifiuteranno, lui potrebbe ripiegare su «Penthouse», ma prima colpirebbe di nuovo, uccidendo almeno un'altra persona. Unabomber è il nome che è stato dato a questo terrorista dall'Fbi per via del fatto che di preferenza i suoi pacchi esplosivi li ha mandati nelle università, uccidendo tre persone e ferendone 22. Ma lui preferisce definirsi membro di un'organizzazione chiamata FC. Il significato preciso di quella sigla non si conosce. Qualcuno azzarda che forse vuol dire Free Country, cioè Pease libero, probabilmente dalla moderna tecnologia, che secondo lui sta portando tutti noi verso un'era in cui la società sarà dominata da «macchine intelligenti». L'unico modo di impedirlo, sostiene, è distruggere le fabbriche, bruciare tutti i libri tecnici e togliere di mezzo gli attuali leader politici e i grandi imprenditori, por recuperare la «società primitiva». Queste sono le ideo che sostiene nel suo «manifesto» e che ieri il «New York Times» definiva un misto fra il pensiero di Thorcau e - con qualche azzardo - il pensiero di Trotskij. I due giornali non hanno ancora deciso come comportarsi. Visto che ci sono tre mesi di tempo, ha detto il direttore del «New York Times», Arthur Sulzberger, «intendiamo agire con responsabilità e senza precipitazione, tenendo bene in mente che la posta possono essere delle vite umane». Se pubblicato, il manifesto di Unabomber occuperebbe sette intere pagine del giornale, ma a quanto pare non è questo che rende la decisione «non facile», come dice Sulzberger, bensì l'impegno ulteriore che Unabomber chiede: quello di pubblicare periodicamente dei successivi «aggiornamenti», almeno tre volte l'anno. In snstnnza, Unabomber diver¬ rebbe una sorta di «collaboratore fisso» del più importante giornale americano, stabilendo oltre tutto il principio che per farsi pubblicare basta minacciare di ammazzare qualcuno. Donald Graham, direttore del «Washington Post», ha anche lui detto che ci sta pensando, aggiungendo di essere «in contatto con i tutori della legge». Questa uscita di Unabomber viene dopo alcuni giorni convulsi. Martedì scorso, contravvenendo alla sua abitudine di colpire senza preavviso, aveva annunciato che prima del 4 di luglio, la festa dell'indipendenza, avrebbe fatto esplodere un aereo nell'aeroporto di Los Angeles. Immediatamente sono scattati controlli fittissimi perché l'Fbi sosteneva che non ci si poteva fidare alla lettera di ciò che il terrorista diceva. Poi, l'indomani, Unabomber aveva fatto sapere di avere scherzato e che aveva solo voluto che «vi ricordaste della nostra esistenza». [f. p.l

Persone citate: Arthur Sulzberger, Bob Guccione, Donald Graham, Free Country, Sulzberger

Luoghi citati: Los Angeles, New York, Usa