Schiaffo ai neri dalla Corte Suprema E' allarme rivolta di Franco Pantarelli

Georgia, bocciati i collegi che garantivano la rappresentanza dei colored Georgia, bocciati i collegi che garantivano la rappresentanza dei colored Schiaffo ai neri dalla Corte Suprema E' allarme rivolta NEW YORK NOSTRO SERVIZIO L'undicesimo collegio elettorale della Georgia è incostituzionale. Cynthia McKinncy, la giovane signora che vi è stata eletta e che lo rappresenta alla Camera dei deputati di Washington, da ieri si trova ad affrontare un incerto destino istituzionale. Detto così sembra un bizzarro pasticcio burocratico, ma la sentenza emessa l'altro ieri dalla Corte Suprema americana ha scatenato un putiferio nei circoli politici e minaccia di turbare ancora di più il campo già tesissimo dei rapporti razziali in questo Paese. Perché, infatti, quei collegio è stato dichiarato incostituzionale? Perché nel 1992 il Parlamento della Georgia lo ha «disegnato» per rispondere alla sollecitazione del ministero della Giustizia, che chiedeva di portare a tre il numero di deputati neri fra gli undici che normalmente vengono eletti in Georgia e mandati a Washington. I limiti di quella circoscrizione elettorale erano stati segnati attorno a una zona in cui gli abitanti sono prevalentemente neri, in modo che anche il deputato eletto lo fosse. E infatti La McKinncy lo è. Questo contraddice l'eguaglianza che la Costituzione garantisce a tutti i cittadini, ha decretato la Corte Suprema, e ha dichiarato incostituzionale quel collegio con 5 voti contro 4, segno di una netta divisione fra i giudici. Le reazioni sono state immediate e furenti. «E' una cattiva decisione e per di più ipocrita», ha affermato senza mezzi termini ieri il «New York Times» nel suo primo editoriale. La decisione di ridisegnare i confini delle circoscrizioni elettorali in modo che consentissero ai neri di essere rappresentati al Congresso risale infatti al 1965, cioè all'epoca delle grandi battaglie per l'integrazione razziale. Così com'erano, quei confini racchiudevano zone in cui c'era sempre una maggioranza di elettori bianchi, che naturalmente si guardava bene dal votare per un cadidato nero. Per cento anni dopo la Guerra Civile, la sola scelta che gli elettori neri avevano avuto era stata fra candidati «buoni» o «cattivi», ma sempre bianchi. Nel '65 si prese atto che - nonostante la fine della segregazione nelle scuole e nei locali pubblici - la divisione «geografica» fra bianchi e neri era ancora nettissima e che i due gruppi etnici vivevano in zone di fatto «riservate» all'uno o all'altro. Così i collegi elettorali furono ridisegnati di coseguenza e oggi al Congresso americano c'è un numero di deputati neri che non rispecchia del tutto la proporzione di cittadini neri esistenti negli Stati Uniti, ma che almeno vi si avvicina. Il collegio creato nel 1992 in Georgia costituiva solo un «aggiornamento» di quella legge, per aumentare la proporzione. Invece di due neri su undici, si decise che fossero tre. Ora, la Corte Suprema lo ha di¬ chiarato incostituzionale perché, ha sostenuto il giudice Anthony Kennedy, che ha redatto il testo di maggioranza, «solo se il nostro sistema politico e la nostra società purificano se stessi tutti i membri avranno uguale possibilità di essere eletti a prescindere dalla loro razza». Parole nobili, ironizza il «Times», ma astratte. La legge del '65 «ha fornito un po' di giustizia politica senza aspettare che l'America purificasse se stessa dai pregiudizi razziali». Naturalmente questa sentenza è vista soprattutto come un ulteriore episodio dell'opera di sistematico smantellamento di tutti i passi avanti compiuti negli Anni 60, messa in piedi negli ultimi anni dall'attuale Corte Suprema, i cui giudici sono in maggioranza stati nominati da Ronald Reagan e da George Bush. Ma non è chiaro tuttavia se il destino del collegio della Georgia è riservato anche a tutti gli altri collegi «neri» creati negli anni precedenti. Il problema è tutto in una parola: «predominante». Se nel disegnare un collegio si scopre che l'elemento della razza è stato «predominante», va cancellato. Se inveci! quello della razza è stato solo uno fra i criteri seguiti, il collegio rimane. Sarà una battaglia complicatissima, che i neri si troveranno a combattere da posizioni certamente arretrate rispetto a quelle di due giorni fa. Franco Pantarelli Il New York Times «E' una decisione cattiva e ipocrita» Si risvegliano i fantasmi della segregazione e dell'intolleranza Un'immagine dei disordini razziali a Los Angeles dopo la sentenza sul caso Rodney King

Persone citate: Anthony Kennedy, George Bush, Rodney King, Ronald Reagan