Craxi Di Pietro temeva i suoi colleghi E adesso è lui a denunciare i giudici di Susanna Marzolla

I legali precisano: non abbiamo mai parlato di «intercettazioni». Masone: non ne so nulla I legali precisano: non abbiamo mai parlato di «intercettazioni». Masone: non ne so nulla Craxi: Di Pietro temeva i suoi colleghi E adesso è lui a denunciare i giudici MI1.AN0. Adesso che si e messo di nuovo a «battagliare» in prima persona contro Antonio Di Pietro, Bettino Craxi sembra irrefrenabile. Da Hammamet continua a inviare documenti via fax (ieri due); e per essere sicuro che i messaggi arrivino a destinazione (il pubblicol pur essendo ufficialmente letlereindirizzate ai suoi avvocati, no rende edotta l'intera slampa nazionale. Che c'è di nuovo, adesso? C'è una lettera datala 23 giugno in cui Craxi descrive ai suoi legali un presunto appunto autògrafo di Claudio Dini, ex presidente della metropolitana milanese, sull'interrogatorio che gli fece Di Pietro nel settembre del '92: vi si insinuano ripensamenti sull'inchiesta da parte del pili e prese di distanza dai suoi colleghi, ad esempio sui mandati «contro L. Z.» (Loris Zaffra, n.d.r.). Tanto che, secondo l'appunto, Di Pietro ((preannuncia una possibile guerra da parte del suo palazzo contro di sé, e teme di essere stritolato da una parte e dall'altra». Infine vi si legge di uii'aaltesa di apprezzamento» da parte del pm assieme alla «fine degli attacchi contro di lui». Appunto «presunto», comunque, perché l'avvocatessa di Dini, Daria Pesce dice di non esserne a conoscenza. Poi c'è un'altra missiva, con la data di ieri, in cui Craxi chiede ai suoi legali di «assumere iniziative nelle sedi proprie» contro il pm Paolo Ielo. Onesto perché il magistrato lo ha indagato per calunnia e ha reso pubblica la notizia. In realtà, sarebbe stalo difficile il contrario, visto che tutto (deposilo del memoriale di Craxi e richiesta del pm di acquisire gli atti) è avvenuto nel corso di un pubblico processo, quello per le tangenti alla Min. Fin qui le iniziative craxiane, a malapena circoscritte dalle dichiarazioni dei suoi avvocati, che tentato stavolta di sminuire l'attacco, in particolare sulla vicenda delle telefonate di Di Pietro. «Noi non abbiamo mai parlato di intercettazioni telefoniche; ci siamo limitati a chiedere che il tribunale acquisisca i tabulati delle utenze di alcuni telefoni cellulari», dicono Giannino Guise ed Enzo Lo Giudice. Dall'altro lato, a contrappeso dei memoriali dell'ex segretario psi, una serie di smentite e dì indagini giudiziarie. L'oggetto sono le insinuazioni di Craxi, che tirano in ballo il defunto capo della polizia Vincenzo Parisi, l'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, l'attuale prefetto di Palermo Achille Serra, il già citalo Claudio Dini. Oltre, ovviamente, ad Antonio Di Pietro, soggetto e oggetto principale di tutta la vicenda. «Soggetto» perché - secondo la tesi di Craxi (e proprio questa tesi gli é costata l'indagine per calunnia) - avrebbe inquinato la «genui nità della prova» all'inizio dell'inchiesta Mani pulite intrattenendo ambigui rapporti con alcuni inqui¬ siti. «Oggetto» perche a dimostrazio- ! ne di questi rapporti vi sarebbero j «tabulati desunti da intercettazioni telefoniche della polizia» (questa la testuale definizione di Craxi) di cui - sempre Craxi che parla ebbe notizie da Parisi, il quale a sua volta veniva informalo sulle mosse di Di Pietro da Serra. «A me non risulta nulla, non c'è nulla nei nostri atti», dice Fernando Masone, attuale capo della Polizia. E, ad ogni buon conto, fa sapere che sta rivoltando gli uffici per scoprire se davvero ci siano state intercettazioni, se davvero qualcuno abbia richiesto e ottenuto quei tabulati: «Ora voglio completare la ricerca - spiega Masone - poi ci sarà una precisazione ufficiale». «Il prefetto Parisi non mi ha mai parlato, nella maniera più assoluta, di intercettazioni telefoniche nei riguardi di Di Pietro», dice a sua volta Nicola Mancino già ministro dell'Interno con Ciampi e prima ancora con Giuliano Amato. Lo stesso Amato che - sempre a (lire di Craxi - porta all'hotel Raphael un messaggio «tranquillizzante» di Parisi su ima «promessa» di Craxi di liberare presto Zaffra e Dini (cioè gli stessi del presunto appuntò). Amato, assieme a Serra, dovrebbe essere uno dei primi testimoni cile U.'lo ha intenzione di sentire. Il pm milanese vuole portare avanti l'indagine per calunnia, anche Se sa che - con tutta probabilità - tutta l'indagine finirà presto a Brescia. Dove, del resto, la storia delle telefonale e dei tabulati non ha sorpreso più di tanto. L'intera vicenda era infatti contenuta in uno dei «dossier anonimi» che fanno parte dell'inchiesta. C'erano proprio guarda la coincidenza - le stesse telefonate indicate da Craxi tra Di Pietro, il costruttore D'Adamo, l'avvocato Lucibello; e tra quest'ultimo e l'indagato Badaelli. Susanna Marzolla ! j L'ex segretario del partito socialista Bettino Craxi

Luoghi citati: Brescia, Hammamet