CHIACCHIERE A HOLLYWOOD

CHIÀCCHIERE A HOLLYWOOD CHIÀCCHIERE A HOLLYWOOD Attori e registi, amori e affari AHollywood, una sera, cenavano insieme Greta Garbo, Cecil Beaton, Garson Kanin e sua moglie Ruth Gordon. Kanin raccontò una scena basata su una lettera d'amore di Sud, il dramma di Julien Green che aveva appena visto a Parigi: «Dopo un momento, Greta Garbo disse: "Non è strano? In tutta la mia vita, non ho mai ricevuto una lettera d'amore... Molto triste. Penso che riceverne una debba dare un grande conforto"». Una volta, riferisce Garson Kanin in Hollywood. Memorie indiscrete (a cura di Vieri Razzini, Pratiche, pp. 398, L. 40.000), la trattativa contrattuale fra il produttore Salti Goldwyn e Bernard Shaw s'interruppe per una battuta del gran teatrante inglese: «Il problema, signor Goldwyn, è che lei è interessato soltanto all'arte, mentre io sono interessato solo ai soldi». Goldwyn, massimo tycoon, personificazione dell'epopea dell'industria cinematografica hollywoodiana, era un orfano ebreo polacco, al suo arrivo negli Stati Uniti piazzista e commerciante di guanti: si chiamava Goldfish, cambiò cognome e una metà di quello più americano che assunse la rubò a certi suoi soci, i Selwyn. Goldwyn si vantava d'aver prodotto il primo film della storia proiettato in Vaticano («un soggetto operistico religioso, Thais con Mary Garden»); la sua ignoranza si esprimeva in castronerie ripetute con delizia negli studios («Pare che lei sia un genio molto intelligente», «Te lo dirò in due parole: ini possibile», «Includetemi via da quella lista»); la sua natura superpadronale si manifestava nel perseguitare, torturare, umiliare crudelmente in pubblico chi voleva indurre ad andarsene («Sei stupido, non vali niente, tutti ti odiano compresa tua moglie»), nel negare i propri errori, nell'appropriarsi delle idee altrui. Niente rivelazioni scandalose, né pettegolezzi luridi né enormità segrete: storie spiritose, aneddoti brillanti, ricordi e ritratti intelligenti. Un'aria un poco passée, e si capisce: il libro ora pubblicato in edizione italiana uscì negli Stati Uniti quasi trent'anni fa, nel 1967, e riflette lo stile personale dell'autore. Garson Kanin, commediografo, sceneggiatore e regista di film, romanziere e produttore televisivo, ebreo radicai di origine russa nato nel 1912 a Roche- Selle memorie di Garson Kanin aneddoti e ritraili da Creta Garbo a Chaplin e Spencer Tracy, l'epopea del cinema come arte e industria 0 NI TA Dal mulo agli Anni 60 MACISTE E LA BERT1NI SUGLI SCHERMI DI CARTA GILDA E MARILYN NEI SOGNI DIPINTI Un seco/o eli divi alt inverso due meco/te di manifesti celebri ster, ha attraversato quarantanni di cultura e spettacolo americano; è l'autore teatrale di Nata ieri, fu lui ad avere l'idea della cine-coppia Katherine Hepburn-Spencer Tracy, ha conosciuto chiunque valesse la pena di conoscere. «Un'epoca che sembra già remota riverbera da questa persona civile, coraggiosa, piena di fantasia, orgogliosa del proprio modo di pensare e di vivere», scrive Vieri Razzini nell'introduzione a Hollywood. Memorie indiscrete. Garson Kanin ricorda il carattere insopportabile e sadico di Charles Laughton («l'unico attore professionista che si considerasse un dilettante»), il turpiloquio e l'impeccabile bravura di Carole Lombard. il talento ineguagliato e il senso dell'umorismo unico di Billy Wilder: «A me la Coca-Cola pare comica... E quando la bevo mi sembra ancora più comica». Rammenta uno scambio di battute con il potente produttore Harry Colin: «Gli dissi: "Harry, non hai classe", e lui: "Che bisogno c'è della classe? Io ho i soldi, che sono meglio della classe"». Rievoca Chaplin («era una combinazione di arrogante fiducia in se stesso e di dubbi depressivi») e il tono naturale, fattuale con cui constatava: «Ho sempre saputo di essere un poeta»; rievoca la vitalità seducente di John Barrymore, il telegramma che l'erede della grande sregolata dinastia d'attori gli mandò dall'ospedale di Chicago dove era ricoverato dopo un collasso: «Non preoccuparti. Per uno che è morto da quindici anni, godo di ottima salute». Se Hollywood era ed è un casino, il suo più costoso bordello «da Mae» ne era la sublimazione e insieme l'irrisione, l'esaltazione e la -smentita, la mitizzazione: una casa d'appuntamenti arredata come una villa californiana elegante, tenuta da una sosia di Mae West, popolata da prostitute sosia perfette di Barbara Stanwyck, Irene Dunne, Alice Faye, Joan Crawford, Claudette Colbert, Myrna Loy, vestite, truccate, pettinate come quelle star, capaci d'incoraggiare l'illusione della somiglianza con discorsi pertinenti. Osserva Garson Kanin: «Kra sbalorditivo. Conteneva elementi del meglio e del peggio di Hollywood: glamour e volgarità, estetica e senso degli affari, autenticità e imitazione, erotismo impetuoso e pornografia velata, arte e industria...». Lietta Tornabuoni /// ni lo. la (tildi i «dipinta» da Cailifjeggi. Do sinistra, manifesti do <■ Se/termi di caria» traili dalla collezione del Museo di 'l'orino vis Presley e Paul Newman, Lollobrigida e Pampanini, Chaplin di Luci della ribalta, Brando e Bogart, gli ultimi divi. Silvano Campeggi detto Nano, fiorentino, durante trent'anni ha illustrato in tremila manifesti indimenticati, dal bacio di Via col vento ai cavalli bianchi in corsa di Ben Hur, l'avventurosa tragicommedia di Hollywood resa perenne dalla tv. Il suo segno ardito, pieno e accattivante, ne conserva gli esotismi geografici (Bataan, Casablanca, Hong Kong, Timberland, Bagdad, Tanganika), gli esotismi puerili o criminali (Bambi, Tom & Jerry, angeli con la pistola e albe fatali), soprattutto gli esotismi sessuali: Venere in visone, Venere in pigiama, Gilda persino esagerata, Marilyn Monroe meravigliosa per sempre. [1. t.)