VIAGGIARE PER TROVARSI di Giovanni Tesio

VIAGGIARE PER TROVARSI VIAGGIARE PER TROVARSI *^<iSfc*..:.f • ' ■'' '•' DAL paradiso dei pazzi di Stanley alla fantasticheria dell'impossibile di Verne alla smania per le cose lontane di Ismaele, la sua ansia di afferrare l'«inafferrabile fantasma della vita». Perché si viaggerebbe se no? Il più desolante dei viaggi, il più ottuso, è proprio quello turistico, l'esotismo e il kitsch degli angolini inediti da fame nel mondo, il supermarket dell'ammucchiata per la conquista di un villaggio sulle coste del Sinai o di chissà dove. L'opposto del viaggio, come scrive Fabrizia Ramondino nel suo ultimo libro, il cui titolo - In viaggio appunto - non è l'emblema di un tour più o meno memorabile compiuto una volta per tutte, ma la registrazione di un evento quotidiano che continua ad accadere. DA abile e malizioso scrittore satirico, Giuseppe Cassieri da ormai molti anni si è messo ad affrontare le mode, le istituzioni, anche minori e apparentemente secondarie, ma significative, le aggregazioni, le manie della società attuale, di quella più avanzata tecnologicamente e, al tempo stesso, piena di ansie, di angosce, di affanni; e ora, ne La campana di mezzanotte, pone come luogo del racconto una comunità che vive nel Reatino Ima altre sono diffuse in tutta l'Europa), e nella quale confluiscono molte delle più contraddittorie tendenze del nostro mondo: la religione, la psicoanalisi, la sessuologia, il desiderio disperato di trovare una pace dei sensi e dell'anima vivendo per un certo periodo con una compagnia di persone diversissime, ma tutte con analoghi problemi o aspirazioni. Il titolo del romanzo coincide con il nome della comunità, che allude allegoricamente al richiamo, al silenzio e alla pace dei sensi e del cuore. Infatti, coloro che, divisi in diversi livelli di minore o maggiore dominio di sé e del proprio corpo, vivono nella comunità, si impegnano a conservare la più rigida, quasi feroce castità anche di pensieri durante tutto il periodo di permanenza, come scelta di un'ascesi personale e comunitaria che dovrà allenare a un'esistenza sobria e chiara, fuori dalle mode di consumo del sesso e dei sentimenti, che sfrenatamente dominano ormai il mondo, quando saranno ritornati ciascuno nel proprio ambiente e alla propria attività, e anche ai rapporti amorosi e al matrimonio, così, però, più consapevoli e sereni. Un gruppo di maestri di vario genere si preoccupa di fare lezioni, guidare dibattiti, registrare le reazioni e le difficoltà di ciascuno: uno psicologo, una pastora evangelica, un prete anche se sospeso a divinis, un'endocrinologa, uno storico delle idee, che racconta la storia, un professore di arte bizantina. I corsisti appartengono a diverse religioni, con una calcolata rappresentanza che allude all'ipotesi di un ecumenismo giovanile spogliato di ogni problema di incompatibilità di chiese e di diversità di fedi. In questo ambiente separato, apparentemente rarefatto, accade un fatto traumatico: il suicidio di una giovane, Rosita Breda, argentina, ma con ascendenti italiani, che, senza spiegazioni, si uccide una notte, dopo una gita comunitaria a contemplare i mosaici di una località del Reatino, prossima Tato nocchiero della Sperling Kaiser Franz: sembra proprio che comprerà il pacchetto di maggioranza della Sperling & Kupfer, il 51% delle azioni, dagli eredi di Tiziano Barbieri. Sarebbe una sorta di promessa-appoggio fatta alla vedova di Barbieri da Franco Tato che da tempo ha già messo in consiglio di amministrazione un suo uomo, Gabriele Cutolo. Ma quel che adesso fa notizia non è tanto «sentire» che l'uscita di Tato da Mondadori potrebbe non essere lontana, si parla addirittura dell'autunno, e che si tratta di accordarsi sulla cifra, in ogni caso parecchi miliardi, con la signora Stellina. Quel che fa notizia è la contentezza spirante dalla Sperling al solo nome del possibile patron. Anche le bocche cucite, dicono, eccome. Magari la nostalgia di un nocchiero. ndino pezzo di infanzia) alla Savoia (un pezzo di adolescenza) a tanta Europa, alla Cina, all'Australia, all'India, a Napoli e al cratere di Quarto. Parla dei libri letti, dei souvenir poveri che a quei luoghi restano legati, gli oggetti che evocano mondi e che diventano i correlativi di un ritorno trasformato in destino: «Come se la vita volesse imitare le fiabe in cui qualcosa di insignificante - una pietra, una pianta di basilico, una ranocchia, una piuma - improvvisamente diventa strumento di salvezza». Viaggiare così è ricostruire per frammenti l'identikit dei quasi sessant'anni di un'esistenza che ha attraversato molti fatti ciuciali della nostra fine di millennio, sospesa tra Arcadia e Utopia «come un ago fra due calamite»: i due poli di un universo circolare in cui estasi e consapevolezza - si dipanano i fili più randagi. E però sempre tesi a costruire, incontro dopo incontro, le ragioni di un vivere comunitario capace di resistere alle «continue minacce di disgregazione». Ne scaturisce tra le righe anche un manuale che insegna a diffidare del superfluo. E che disegna per andate e ritorni di tempo-spazio il tracciato di una crescita coincidente con un convinto elogio dell'ombra. Pagine dalle risonanze multiple, che avvolgono il lettore in una rara fascinazione di scrittura. A volte persino troppo generosa. Sono tanti i luoghi in cui sembrerebbe di cogliere, stringendolo in un pugno di parole, il significato più profondo del libro. Ma fra tutti si distingue l'esergo da Rilke che introduce il racconto per più versi centrale intitolato Limes-Limina: «Tutte le cose terrificanti non sono forse altro che cose senza soccorso, che aspettano che noi le soccorriamo». I viaggi che la Ramondino racconta cominciano tutti di qui. Giovanni Tesio Fabrizia Ramondino In viaggio Einaudi pp. 171. L. 24.000

Luoghi citati: Australia, Cina, Europa, India, Limina, Napoli, Quarto