La delusione del bravo scolaro quelle donne violate in Ciociaria

Giriamo la questione a Celentano ! AL GIORNALE La delusione del bravo scolaro; quelle donne violate in Ciociaria Insegnanti lavorate! Sono un'insegnante in pensione dopo molti anni di servizio nelle scuole pubbliche. Non lavoro più, ma, in questi giorni, degli amici mi hanno pregato di seguire per qualche giorno, prima degli esami, un loro figliuolo, un ragazzo che io ritengo molto mtelligente, un terreno fertile che potrebbe dare ottimi frutti. Poveri noi! Cose da piangere! Un'impreparazione assoluta, un annaspare al buio qua e là, senza direttive, senza niente. Ma è questa, oggi, la scuola? E dov'è la responsabilità degli insegnanti? Che cosa fanno costoro oltre che parlare di continuo - in classe - di argomenti sessuali? Mi sono resa conto che il ragazzo affidatomi soffre. Sì, soffre perché ha intuito che le cose da imparare sarebbero tante e belle: potrebbero anche essere utili per una direttiva di vita, ma nessuno gli ha insegnato niente. Non una regola che meriti di essere seguita, non un ideale che additi una meta di giustizia e di bene. I poveri ragazzi sono subissati di compiti a casa e mi viene l'idea che il professore voglia far svolgere il programma dai familiari o da coloro a cui i ragazzi vengono mandati a ripetizione. Non ci si rende conto che i giovani sono il futuro dell'umanità? No, niente... La cultura che dovrebbe dare soddisfazione e gioia è additata come un inutile peso, una sofferenza. Insomma, non esiste un Di Pietro che disciplini la scuola? Intanto pullulano tangenti anche lì e ciò è risaputo. Io guardo negli occhi il ragazzo affidatomi e vi scorgo una delusione immensa. La scuola, l'unica cosa che dovrebbe essere bella e pulita, suscita addirittura nei ragazzi pensieri di suicidio. Quante cose brutte ho saputo sulla vita scolastica! Professori che, in classe, sbrigano corrispondenze personali, pensano a tutt'altro che ai ragazzi. Professori che dal Sud hanno sollecitato trasferimenti al Nord per esclusivi motivi di carriera. Si fermano per un po' di tempo poi, otte¬ nuto lo scopo, se ne tornano al paese. Vorrei che si avesse un po' di pietà per questi poveri alunni traditi e ingannati. La scuola dovrebbe additare ideali, non smorzare né mortificare entusiasmi preziosi. Non lamentiamoci poi se ci troviamo al governo gente che, anziché preoccuparsi del benessere dei cittadini, sa soltanto blaterare, litigare ed esaudire le proprie vanità. Antonella Bollati, Torino I «marocchini» e la guerra Faccio seguito alla serena ed appropriata replica del signor Franco Villalba al cittadino marocchino Bitil Mohammed Jassad che, precedentemente, aveva invocato per sé ed i suoi connazionali in Italia una «par condicio» anche per i meriti di quei soldati marocchini che nel 2° conflitto mondiale combatterono a fianco degli alleati per liberare la nostra patria dall'invasore. Consiglio al signor Bitil di documentarsi o di informarsi, magari in Ciociaria, su quale grande apporto i suoi connazionali «fondamentalisti» diedero alla causa da quelle parti. Potrà così apprendere che il loro contributo più rilevante si è estrinsecato nell'aver consentito a molte italiane delle zone di Aquino, Roccasecca, Isola Liri di poter godere (si fa per dire) di pensione privilegiata in qualità di vittime civili di guerra. Esse, infatti, più propriamente furono «marocchinate». Il cittadino marocchino Bitil che comunque in Italia può lavorare, sposarsi con una cittadina italiana, professare il proprio credo religioso e perfino protestare liberamente, senza alcun timore, continui pure a pretendere il rispetto che gli è dovuto, ma non per i meriti inesistenti di quei soldati, suoi connazionali, ma nonostante i loro gravissimi misfatti commessi nei confronti di quelle povere bambine, donne e persino vecchie violate. Ins. Angelo M. Carlin, Bolzano Diamo un taglio ai Comuni Vedo che i Comuni, che sono altrettanti monumenti allo spreco pubblico, attraverso quell'altro monumento alla spreco pubblico che è l'Anci (la costosa organizzazione che li raggruppa), piangono per una dichiarata diminuzione dei flussi finanziari che arrivano dallo Stato. Mai che pensino a tagliare, a risparmiare, a razionalizzare. Mai che si chiedano se tutto il loro personale sia indispensabile, se il loro patrimonio sia bene e compiutamente e redditiziamente amministrato, se tutte le loro elargizioni siano indispensabili. Mai, soprattutto, che i Comuni si awiino ai necessari accorpamenti: che ci stanno mai a fare oltre 8100 Comuni, nella grande maggioranza dei casi di poche migliaia o addirittura di poche centinaia di abitanti? Non sarebbe ora di dare finalmente un drastico taglio al numero dei Comuni? Vittorina Rossini, Roma lo difendo quel rettore Ho letto su La Stampa del 27 giugno la lettera di Antonio De Angelis, relativa a «le disavventure in seminario». Ero anch'io in seminario in quegli anni, e precisamente dal 1957 al 1965. Ho avuto anch'io come rettore, per 8 anni, la persona di cui parla l'ex don Antonio; inoltre, dal 1968 al 1971, sono stato viceparroco di questo rettore diventato parroco: posso affermare, quindi, di aver conosciuto molto bene questo «magnifico» rettore. E quindi mi indignano le calunnie scritte nei confronti di questa grande persona che ha saputo, nei suoi anni di vicerettorato e poi di rettorato, amare veramente noi chierici. Lo affermo con sicurezza, a nome anche dei miei compagni di corso con cui proprio oggi ho ricordato i 30 anni di sacerdozio. Anche loro sono rimasti indignati e sorpresi per una simile cattiveria lanciata nei confrcnti di una persona che ha speso i suoi anni per il bene nostro, con umiltà e dedizione completa. E' blasfemo e irriverente scrivere tali calunnie nei confronti di una persona, ora ottantasettenne, che ha esclusivamente sacrificato se stesso per il bene dei futuri preti. sac. Franco Ferro Tessior Parroco di Rivalta di Torino L'elettroshock mi ha fatto bene Mi sento in obbligo di scrivere qualche riga circa la lettera di Fedele Florio (La Stampa, 26 giugno). Prima di tutto, da tutto ciò che si evince dal contenuto di essa, è più esatto dire «omicidio» anziché «suicidio», a meno che Hemingway non avesse scelto «l'eutanasia». In ogni caso, la morte di Hemingway continua a rimanere molto misteriosa. E indubbiamente, per lui, assai «salutare». Non scrisse, infatti, che due o tre libri che possono essere considerati autentici capolavori. Per il re¬ sto, fece letteratura di scarso livello, con stile decisamente molto giornalistico più che da narratore. Molti autori è meglio, a mio parere, che siano morti prima di trovarsi di fronte allo sfacelo delle proprie opere. Evidentemente gli elettroshock furono un tentativo estremo di ridare un po' di lucidità ad un uomo che si era letteralmente spappolato il cervello. Io stesso, per ben otto anni, mi sono sottoposto alla cura di 5 o 6 anafranil (50 mg) al giorno, equivalente all'effetto di 5 o 6 elettroshock quotidiani e non mi sento affatto con il cervello distrutto, ma tale e quale a prima di sottopormici. Anzi, molto meno rincoglionito delle persone da cui mi sento e mi trovo circondato. Ho ritrovato la lucidità dei miei anni migliori e mi rendo conto, di giorno in giorno, di dover vivere in mezzo ad ignoranti, inculturati e sciocchi, che si lasciano continuamente irretire dalle «magie» televisive ed istituzionali, al punto da avere portato al governo elementi che dovrebbero stare in galera per la loro delinquenza e l'atroce imbecillita che distribuiscono, contagiando e contaminando i poveri cittadini, spingendoli persino ad imitarli e ad accettare qualsiasi obbrobrio in nome di una «democrazia» che in realtà è soltanto fascismo e nazifascismo allo stato puro (ed impuro), come afferma anche Noam Chomsky. E' presumibile:, comunque, che l'elettroshock possa non avere gli stessi effetti per tutti e che possano variare da persona a persona. Per quanto riguarda Hemingway, beh, francamente, non è mai stato una «cima» e penso che l'elettroshock non gli avrebbe mai potuto regalare quell'intelligenza e quell'acume che non aveva mai avuto. Se mai, lo scrittore ha il merito di avere dimostrato di capire la vita ed amarla e volersela gustare e bere ad ogni costo senza perderne una sola goccia. In questo, davvero, è stato ed è esemplare e ricorda molto da vicino la sorte di Jack Kerouac. Teresio Zaninetti, Gozzano (NO)

Luoghi citati: Aquino, Bolzano, Italia, Rivalta Di Torino, Roccasecca, Roma, Torino, Villalba