Adamo ed Eva nell'Eden parlavano Nostratico di Carlo Grande
16 il caso. Si rilancia la teoria sulla madre di tutte le lingue Adamo ed Eva nell'Eden parlavano Nostratico la madre di tutte le lingue, sono le parole con r E( I cui Eva offrì la mela ad I I Adamo, le imprecazioni Md 1 usate da Caino per male dire Abele. Si chiama nostratico, è la prima lingua del mondo, quella che i popoli parlavano prima che la torre di Babele facesse scendere su di loro il caos dell'incomprensione. Alexis Manaster Rame, linguista della Wayne State University di Detroit, dice di avere le prove della sua esistenza: le grandi famiglie linguistiche, dall'indoeuropeo all'afroasiatico, dall'altaico all'uralico, deriverebbero tutte da quel meraviglioso insieme di parole lontane, la cui eco ritorna dal fondo dei millenni. Il New York Times, ricordando le ricerche dello studioso americano (che saranno illustrate in un libro di prossima uscita), cita anche un'altra opera pubblicata l'anno scorso (La macrofamiglia nostratica, edito da Mouton de Gruyter) nella quale due ricercatori americani, Allan Bomhard e John Kerns, hanno hanno compilato un elenco di 600 parole-base («radici») del nostratico, con tanto di termini affini nelle lingue «discendenti». La teoria del nostratico, parlato oltre 12 mila anni fa, venne formulata da alcuni studiosi sovietici negli Anni 60, quando coniarono il termine che significa il «nostro linguaggio». Oggi la teoria ritorna in auge, grazie agli studiosi americani e ad alcuni docenti israeliani, dell'università di Haifa. In cosa consiste? La parentela di inglese, olandese e tedesco è nota a tutti. Non è un caso, ad esempio, che «pugno» in inglese si dica «fist», «vuist» in olandese e «Faust» in tedesco. Cosi «dito»: rispettivamente «finger», «vinger» e «Finger». Si tratta infatti di lingue indoeuropee, come lo slavo, le lingue romanze, il celtico, l'indoiraniano, tutte discendenti di lingue ancora più antiche quali greco, latino e sanscrito. Scavando ancora più a fondo dell'indoeuropeo, i glottologi sono giunti al proto-indoeuropeo. Ma il manipolo di linguisti di cui fa parte Manaster Ramer vuole andare ancora più in là: ha esaminato altre due famiglie di linguaggi, paralleli all'indoeuropeo: l'uralico (che comprende finnico, estone e ungherese) e altaico (che include turco e mongolo). In esse, hanno scoperto scienziati come Joseph Greenberg, della Stanford University (che ha scritto L'indoeuropeo e i suoi parenti più stretti. La famiglia del linguaggio Eurasiatico), sono contenuti gli echi di un antico linguaggio perduto, il nostratico appunto. Alcuni termini dimostrerebbero la teoria: «gru» («crane», in inglese), in indoeuropeo si dice «k'er» e in uralico «korka», e dravidiano «korku»; in nostratico: «k'ur». «Bruciare, cuocere» si dice «k'el» in indo europeo, «kal» in dravidiano, «k'al» in nostratico. Naturalmente molti studiosi sono scettici: l'ipotesi del nostratico non sarebbe nient'altro che una «trovata», una versione in campo linguistico della «fusione «fredda», ancora tutta da dimostrare. Per costoro tutte le somiglianze tra linguaggi lontani come l'altaico e l'indoeuropeo sono ormai sbiadite, molti millenni orsono. I parallelismi non sarebbero null'altro che coincidenze. Per Manaster e soci, invece, l'ipotesi non è poi così fantasiosa: dopo tutto, dicono, le analisi del Dna contenuto nelle cellule di molti gruppi etnici conferma l'ipotesi che tutti gli esseri umani provengano dallo stesso ceppo. Il nostratico potrebbe anche non essere l'«urlinguaggio», ma una delle sue diramazioni principali. Carlo Grande l'albero genealogico delle lingue
Persone citate: Alexis Manaster Rame, Allan Bomhard, Faust, John Kerns, Joseph Greenberg, Mouton, Stanford
Luoghi citati: Detroit
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