«Non possiamo restare divisi»

12 Il Papa al patriarca di Costantinopoli: «Dobbiamo camminare insieme» «Non possiamo restare divisi» Messa del dialogo tra cattolici e ortodossi CITTA' DEL VATICANO. Una dichiarazione congiunta del Papa e del patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, conferma il successo - dal punto di vista dei rapporti - della «tre giorni» ecumenica di Roma. «Nel corso della storia e del più recente passato - scrivono - vi sono state reciproche offese e atti di sopraffazione. Invitiamo tutti a perdonarsi reciprocamente e manifestare una ferma volontà che si instauri un nuovo clima di fraternità». «Con il Papa ci amiamo molto», ha detto Bartolomeo, salutando dalla loggia di San Pietro i fedeli che avevano sfidato tuoni, lampi e pioggia per ricevere la benedizione. «Ringraziamo, ringraziamo» ha commentato il Pontefice, generoso nel l'offrire all'ospite l'inconsueto onore di apparire al suo fianco dalla facciata della basilica. «Le tenebre vivono ancora - ha detto Bartolomeo, ricordando gli antichi martiri cristiani - sono in mezzo a noi»; e ha citato «l'arroganza, il fanatismo, la guerra, la morte. Dio ama il mondo, la vita, quindi amiamoci fra noi». Il patriarca ecumenico di Costantinopoli è una figura di prestigio, ma dispone di poco potere nella galassia delle quattordici chiese ortodosse, in cui il peso maggiore è certamente costituito dal Patriarcato di Mosca. E certo, visto lo stato non idilliaco dei rapporti fra Roma e alcune capitali religiose di Oriente, fra cui Mosca stessa, Bartolomeo ha compiuto un atto di coraggio ad accettare l'invito del Pontefice, e a presenziare, in una basilica colma di ori e di sfarzo, alla lunga cerimonia. Fra l'altro, durante la messa il Pontefice ha imposto il «pallio», un simbolo di autorità e prestigio, a numerosi arcivescovi (compreso il nuovo titolare della diocesi di Genova, mons. Dionigi Tettamanzi»), Una sottolineatura - casuale dell'auto'rità petrina; tema «sensibile» nei rapporti con gli ortodossi. «Non possiamo dunque rimanere separati! - ha gridato Giovanni Paolo II durante l'omelia . Dobbiamo camminare insieme, perché questa ò la volontà del nostro Signore». L'ansia del Pontefice di far giungere le chiese cristiane al Duemila un po' meno divise, se non proprio unite, si è espressa in quest'appello, più volte ripetuto, e affermato, ancora di recente, nell'enciclica sull'ecumenismo «Ut unum sint». «Per questo - ha continuato il Papa - dobbiamo moltiplicare gli sforzi; dobbiamo attivamente impegnarci per formare veramente una cosa sola». Con gli ortodossi - in teoria Roma ha meno problemi che con le chiese figlie della Riforma; in particolare dopo il ritiro, nel 1965, delle scomuniche reciproche scagliate secoli fa. Ma restano nodi seri. Fra questi l'autorità del Papa, ricordata in termini non equivoci ieri dal Papa, insieme con il brano evangelcio: «Tu sei Pietro...». «Sono parole sconvolgenti - ha detto Papa Wojtyla -. L'autorità che Cristo trasmette agli apostoli, quella delle chiavi del regno dei cicli e quella di legare e di sciogliere, è data ad essi nella persone di Pietro e in unione con lui. Insondabile mistero». Ma pare proprio la «persona» di Pietro a faro problema per i non cattolici. Bartolomeo di conseguenza, nella sua omelia in S. Pietro, ha ricordato il «tentativo di individuare o di inter¬ pretare il primato ricercato tra gli apostoli. Oggi, fortunatamente, con l'aiuto di Dio - ha proseguito - siamo giunti attraverso molte afflizioni e altrettante umiliazioni - alla maturità della coscienza veramente apostolica, al cercare cioè il primato non tra le persone, ma piuttosto fra i ministeri di servizio». Una differenza di accenti significativa, anche se non inattesa. Il Patriar- ca ecumenico di Costantinopoli non poteva non tener conto delle diverse posizioni, alcune delle quali molto rigide verso Roma, presenti nel mondo ortodosso. «Oggi quindi - ha detto - impariamo di nuovo che principale e regina tra lo virtù cristiane, la sola, che può veramente rendere il mondo saggio e salvarlo, è l'umiltà insieme al pentimento. Questa è la più coraggiosa, perciò anche la più convincente, professione della fede. Non è possibile credere e professare che «uno solo è Santo, uno solo Signore: Gesù Cristo, nella Gloria di Dio padre», e al contempo cercare altri poteri e un'altra gloria nella Chiesa». Marco Tosarti Sottoscritta una dichiarazione congiunta: «In passato ci sono state reciproche offese Ora è il momento del perdono» OOOMI. La non accettazione, da parte delle Chiese d'Oriente, dei dogmi definiti da Roma dopo la separazione del' Ì054. E. 'cioè: l'immacolata concezione, l'assunzione in cielo e l'infallibilità pontificia. IL PAPA. // problema del 'primatopetri9n>, vale a dire l'autorità che la Sede di géma e il suo vescovo, il Papa, esercita all'interno della Chiesa cattolica. Le Chiese ortodosse, 'autocefale-, vale a dire indipendenti le une dalle altre, non vedono di buon occhio il tipo di autorità rivendicato da Roma. MATRIMONIO. Un punto importante relativo al matrimonio. Le Chiese ortodosse, in blue a un passo del Vangelo, consentono seconde nozze se il primo matrimonio fallisce per colpa (per esempio adulterio) di uno dei coniugi. Roma difende l'indissolubilità a oltranza, se il matrimonio è riconosciuto valido. «FILIOQUE». La questione del 'fttioque-, un'aggiunta nel Credo, nata nel $75 al Concilio di Toledo e sancita da Benedetto ìyni nel 1024, e mai accettata dalle Chiese orientali, lì' problema per specialisti, che ancora (c'è una commissione) discutono st4 come lo Spirito Santo -procede» dal Padre e dal Figlio. Il patriarca Bartolomeo I e Giovanni Paolo Il mentre parlano al microfono durante l'Angelus di ieri

Persone citate: Dionigi Tettamanzi, Gesù, Giovanni Paolo, Giovanni Paolo Ii, Papa Wojtyla