«Vittima delle malvagità» di E. Mar.

«Vittima delle malvagità» «Vittima delle malvagità» La madre: voglio dimenticare il passato SARRE DAL NOSTRO INVIATO Maria ha una nuova vita e di quel figlio che si confessa serial-killer non vuol sentir neppure parlare. Era bimbo, Andrea Matteucci, quando lei lavorava in un bar e faceva la vita, quando sentiva storie di sesso a pagamento, di violenze e aggressioni. Maria vive a Sarre, paese poco oltre Aosta, con il suo compagno, Sergio, in una casa tra i fiori, ha 55 anni e passa molto tempo nei campi. «Lavora sodo», dice Luciano Danna, il sacerdote che ha seguito Andrea per due anni nella comunità a cui era stato indirizzato dall'assistente sociale. Quel bimbo difficile, dopo la comunita e il collegio era andato a viverle accanto con la giovane moglie, ma dopo la separazione gli incontri si erano diradati, fino a cessare. «Maria? Sono io», poi non ci sono più risposte: «No. no» c la donna scappa in casa. Chiama il suo compagno: «Sergio viene dentro e chiudi». E lui: ((Avete già scritto tante malvagità, andate via». Sotto la semplice scalinata colorata dai fiori, Augusto Pinnier, 79 anni, che nel 1985 ha venduto quella casa a Maria, cerca di raccontare qualcosa, ma la donna dalla finestra lo zittisce: «Au gusto, non stare a dire niente». E le case della piccola frazione si chiudono, i campanelli suonano a vuoto, inutile anche bussare. Anche Maria vuole dimenticare il passato che nasconde una verità raccontata da Andrea alla polizia, quella tentata evirazione di cui la madre gli raccontò. Era il 1965, lei, 25 anni, barista ad Aosta aveva una storia con un sottufficiale degli alpini, 23 anni, di Friola, in Val Tanaro. Finirono entrambi sotto processo due anni dopo, il tribunale di Aosta condannò lui a un anno e 4 mesi per sfruttamento e lei a 9 mesi (ne scontò 3 di carcerazione preventiva) per lesioni. Il 24 marzo del 1966 il sergente andò da Maria e le disse: «Basta, tra noi è finita». Era fidanzato con una ragazza di Aosta e rifiutò di sposare Maria che quella sera gridò: «Non andrai con nessuna», poi gli si lanciò contro con un rasoio e lo colpì all'inguine. Scappò. Quel sergente per lei rappresentava la possibile svolta della vita, basta con l'amore venduto e una casa sicura per i suoi due figli, Andrea e una bimba che oggi vive a Milano. Ma il militare la respinse e lei confessò che lui la sfruttava. Carriera finita per lui, vita da ricominciare per lei che aveva alle spalle un'altra aggressione a una rivale in amore. Era una ragazzina, allora. Ad Andrea la donna raccontò quella rasoiata, una memoria che perseguita ancora il giovane, che ha fatto scattare - secondo la sua confessione - per quattro volte la follia omicida. Quella violenza che lui accostava e accosta all'«amore» venduto e comperato, tanto arido da allontanare perfino le parole. [e. mar.]

Persone citate: Andrea Matteucci, Luciano Danna

Luoghi citati: Aosta, Milano, Sarre