La donna che vive di fiabe di Emanuele Novazio
La donna che vive di fiabe LA STORIA La donna che vive di fiabe RBONN ICORDA la prima volta a scuola, i compagni che la stavano a sentire come fosse diventata, all'improvviso, la mamma tli tutti loro in classe. Ricorda ili quando, giovanissima, ibi l'ascoltava pensava subito alla nonna, una persona alla quale è piai evole affidare la propria intimità rilassata e pigra. Ricorda quando studiava medicina, l'li incontri coi bambini all'ospedale, malati e avidi di storie. 1 lelga Catharina Lueggcrt ha regalato un sogno a tutti: da cinquant'anni racconta fiabe con una passione intensa clic l'ha invasa ancora bimba, a Bielefèld ilov'è nata c dove vive, e che non l'ha più lasciata. Da tredici anni raccontare fiabe è diventato il suo lavoro, la sua vita d'ogni giorno. Le storie clic racconta negli asili c- nelle case, nei teatri di paese e dovunque la gente si raccoglie perché «le serve un po' di fantasia» (succede perfino ai matrimoni e ai compleanni, e capita che ad ascoltarla ci siano centinaia di persone) sono le stesse qualche volta - che la nonna le raccontava "in cucina mentre sbucciava le patate». Le fate, gli animali, i giganti e i nani che allora la stupirono e la fecero sognare non l'hanno più lasciata: l'accompagnano quando incontra bambini e grandi, riempiono la sua immaginazione, si svegliano e dormono con lei. Anche se magari non sono più gli stessi, quelli tli allora: nel «repertorio» di 1 lelga Catharina Lueggcrt ci sono cinquanta fiabeche un po' alla volta sono cambiate assieme a lei, Giganti e nani, scoiattoli e fatine abitano ancora boschi e foreste, bambini spauriti e timidi bussano ancora a casucce male illuminate, sovrani saggi e previdenti reggono ancora regni magici, incantati. Ma un po' alla volta, la loro vita è entrata dentro a lei che la racconta. Perché Helga Catharina Lueggcrt non ha dubbi. Le «sue» fiabe lei non le ha mai lette e non le leggerà mai: «Le fiabe bisogna parlarle, le fiabe vanno raccontate senza vintoli, le fiabe bisogna dirle», spiega. «Dietro ogni storia letta c'è sempre un libro, dietro ogni storia detta c'è sempre una persona», dice, «il linguaggio libero» è la base di ogni fiaba. Le «sue» fiabe, I lelga Catharina Lueggcrt non le impara, come fossero poesie da recitare. Non se le ricorda per ripeterle nella stessa successione. Se le porta appresso, le ricorda come vanno ricordate nel momento ilei racconto. «Le fiabe dobbiamo averle dentro per poterle tirar fuori», risponde a chiederle perché non si affida alla memoria, perché anzi ne diffida. Le «sue» fiabe, Helga Catharina Lueggert se le scrive e poi registra la sua voce che le legge. Le ascolta una volta sola, e comincia a raccontarsele da sé: passeggiando, muovendosi per casa. Finché se le sente addosso, finché se le sente per davvero sue. Finché capisce che, da quel momento, la fiaba vivrà dentro di lei, con lei. Le dicono che è come gli sciamani, le dicono che anche i druidi facevano cosi per «trovare conoscenza». Le dicono che affidare la parola all'immaginazione vuol dire uscire dai confini, abitare la diversità. Risponde che il suo scopo è un altro ed è più semplice, «regalare agli altri un po' di fantasia». Emanuele Novazio
Persone citate: Helga Catharina, Helga Catharina Lueggcrt
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