Falck, vanno via Giorgio e Pesenti
Falde, vanno via Giorgio e Pesenti Falde, vanno via Giorgio e Pesenti MILANO. Il gruppo Falck esce definitivamente dalla siderurgia a caldo ed ha già pronto un piano per «reindustriahzzare» l'area di Sesto San Giovanni. Il progetto, ostacolato soprattutto dalla Cgil che vuole maggiori assicurazioni sul fronte occupazionale, prevede di riutilizzare circa 770 lavoratori dei poco più di 800 espulsi dalla produzione, con l'apertura di un'area commerciale a cui sarebbe interessata la Coop e la creazione di un «polo logistico» per il quale sono in corso contatti con una «importante azienda tedesca» e che dovrebbe occupare un'area di 120-140 mila metri quadrati. «Il confronto col sindacato è difficile - ha spiegato Alberto Falck rispondendo alle domande degli azionisti nel corso dell'assemblea della società che si è svolta oggi a Milano - ma contiamo di andare avanti e comunque iniziare l'attuazione del nostro progetto entro la fine dell'anno». Ma per spegnere i forni, alla Falck attendono anche l'ok, e i relativi fondi, della Commissione europea, previsti per lo smantellamento di quote siderurgiche in eccesso. L'istruttoria, che riguarda una ventina di aziende italiane - ha detto Falck - «deve concludersi comunque entro il 31 dicembre ma contiamo che il nostro caso sia risolto all'inizio dell'autunno». L'assemblea ha anche approvato la riduzione, da 12 a 9 membri, del consiglio. Escono Giorgio Falck, Giampiero Pesenti e Vincenzo Portanova; i primi due su loro espressa richiesta, e il terzo per raggiunti limiti di età. Al termine dell'assemblea si è riunito il nuovo consiglio di amministrazione, che ha eletto Alberto Falck presidente, Carlo Marchi vicepresidente al posto di Portanova, Achille Colombo consigliere, e ha confermato nella carica di direttore generale il consigliere Federico Falck. Il consiglio ha poi nominato membri del comitato esecutivo Achille Colombo, Alberto Falck, Bruno Isabella e Carlo Marchi. Il conto economico della capogruppo, la Afl Falck, evidenzia un risultato negativo di 320,7 miliardi (utile di 2,4 miliardi nel '93), mentre a livello consolidato le perdite ammontano a 333,5 miliardi di lire (nel '93 erano pari a 53 miliardi). «Sui risultati - ha spiegato Alberto Falck - oltre che le perdite relative ai risultati di gestione delle varie società, pesa anche un importante accantonamento straordinario di 200 miliardi che servirà a far fronte agli oneri di ristrutturazione e di liquidazione di società che saranno sopportati in futuro, a seguito della decisione di abbandonare il settore della siderurgia a caldo».
Luoghi citati: Milano, Sesto San Giovanni
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