Un porno-soft tradisce i racconti di Anais Nin

«Delta di Venere» visto dal maschilista Zalman King PRIME CINEMA «Delta di Venere» visto dal maschilista Zalman King Un porno-soft tradisce i racconti di Anais Nin UN film porno-soft che tradisce una vicenda letteraria davvero straordinaria. «Il delta di Venere», raccolta di racconti erotici scritti da Anais Nin, venne pubblicato negli Stati Uniti nel 1969 (e in Italia nel 1978, editore Bompiani): la scrittrice allora sessantaseienne (sarebbe morta nel 1977), nata a Parigi da padre spagnolo e madre d'origine danese, vissuta a lungo in America, bellissima amante di Henry Miller, amica di Breton e di Artaud, ultima letterata leggendaria, autrice d'un celebre «Diario», raccontava un'origine strana e seducente di quel suo libro. Nell'aprile del 1940'a Parigi, raccontava, un misterioso committente aveva offerto a Henry Miller cento dollari al mese per scrivere racconti erotici destinati a venir letti soltanto da lui. Miller considerò quell'offerta «una punizione dantesca», ma era troppo squattrinato per rifiutarla: passò l'incarico a Anais Nin, che si fece aiutare da amici scrittori e artisti a inventare avventure erotiche «improbabili, bizzarre, esagerate... una caricatura della sessualità». Forse la storia è vera, forse no: certo i racconti erotici de «Il delta di Venere» sono non soltanto bellissimi, surreali ed estremi, ma anche uno dei pochi esempi di pornografia ispirata a una sensibilità e sensualità prevalentemente femminile. Il regista Zalman King li ha più volte traditi. Ha assunto un punto di vista erotico tradizionale, maschile. Ha banalizzato il commercio erotico-letterario di Anais Nin in storia d'amore: il committente diventa un amante della protagonista, desideroso di conoscere più a fondo la sessualità, le fantasie erotiche e i desideri di lei, ma soprattutto preoccupato di fornirle mezzi di sostentamento senza ferirne l'orgogliosa suscettibilità. Ha introdotto componenti storico-realistiche, mentre un fascino dei racconti di Anais Nin è quello d'esistere in un vuoto sospeso colmato unicamente dall'Eros: il film girato a Praga mostra scontri politici tra comunisti e fascisti francesi, registra l'incombere della Seconda guerra mondiale, annuncia l'invasione del Belgio e dell'Olanda da parte di Hitler, accenna alla fuga collettiva da Parigi prossima all'invasione nazista. Il regista ha infine adottato, in contrasto con la diretta semplicità e la concretezza fattuale dei racconti, la propria maniera: sesso liricheggiante, patinato e mitizzato, accompagnato da musiche sublimi o dal corale «Va' pensiero», da lumi di candela e luci rosseggianti; solennità cerimoniale dei gesti, oppure comportamenti amorosi da spot pub- blicitario (corse, bacetti, capelli al vento); uomini e donne bellissimi, nudi o vestiti bene; dialoghi enfatico-ridicoli; coiti e orge poco emozionanti, anche un po' tediosi. Dei racconti resta molto poco, ogni sostanza e forza si perde nella convenzionalità formalista e nella ricerca d'eleganza. Zalman King, 54 anni, cosceneggiatore e coproduttore di «9 settimane e V2», regista di «Congiunzione di due lune» e dei due «Orchidea selvaggia», coadiuvato abitualmente dalla moglie sceneggiatrice Patricia Knop, simboleggia una contraddizione: ama il sesso, ma da conformista. Lietta Tornabuoni IL DELTA DI VENERE (Delta of Venus) di Zalman King con Audie England, Costas Mandylor, Eric da Silva, Emma Louise Moore, Marek Vasut, Zette Erotico. Usa, 1994. Cinema Lux di Torino; Arlston, Ambassade, New York, Rltz di Roma Anais Nin, autrice tradita