Così ti stronco il Times

Albertini, bordate a Crispi da Londra LA MEMORIA. Cominciava 100 anni fa, come corrispondente della Stampa, la carriera del grande giornalista Così ti stronco il Times Albertini, bordate a Crispi da Londra fi ROMA N'IMPRESSIONE vivissima di disgusto e pena». Così, senza andare troppo per il sottile, Luigi Albertini, futuro e leggendario direttore del Corriere delia Sera ma nel 1895 corrispondente della Stampa a Londra, stronca un ritratto apologetico di Francesco Crispi del corrispondente del Times a Roma, W.J. Stillman. E prosegue infervorato il ventiquattrenne Albertini: «Vi pare che si possano fare commenti a questa biografia in cui tutto si demolisce per salvare una figura miseramente caduta? Osservo che fa solo maraviglia come il più accreditato giornale del mondo possa tenere tale corrispondente a Roma». Cento anni fa Albertini iniziava la sua carriera giornalistica un po' per caso sulle pagine della Stampa. Nel 1894, dopo la morte del padre, aveva portato la famiglia dalle Marche a Tarino. Si era laureato in economia politica con una tesi sulle otto ore di lavoro poi aveva deciso di recarsi a Londra per approfondire i suoi studi economici. Ma come finanziare il viaggio e la permanenza in Inghilterra? Il suo mentore Francesco Saverio Nitti lo aveva presentato a Luigi Roux, direttore della Stampa/Gazzetta piemontese (nel 1894-1895 il giornale portava ancora il vecchio nome sulla testata, ndr), il quale gli aveva offerto di inviare articoli da Londra, una piazza importante sulla quale il giornale era scoperto. Roux non voleva aprire un vero e proprio ufficio di corrispondenza ma chiese ad Albertini di mandare notizie per telegrafo e soprattutto articoli di approfondimento. Nel tardo autunno 1894 Albertini prende una stanza a Montagu Place, a due passi dal British Museum. Studia nella biblioteca nel museo, raccoglie materiale per Riforma sociale, la rivista che Nitti pubblica assieme a Roux, e lavora sempre più assiduamente per La Stampa, anche perché il quotidiano è la sua principale fonte di guadagno. Dapprima si attiene a temi economici, poi, sollecitato da Torino, diventa più eclettico: cronaca e costume, politica estera, recensio¬ ni, note politiche, oltre, naturalmente, al servizio telegrafico per le notizie brevi. Si reca all'Esposizione ciclistica di Londra, la Stanley Show, dove le biciclette Whitworth sono «molto ammirate» anche in versione tandem e tripletta. Ma è lo stand intitolato «Bamboo cycle» che lo colpisce di più: «Presenta macchine costruite con canne di bambù unite fra loro da pezzi congiuntivi di acciaio: queste macchine sono in apparenza poco eleganti e poco rigide, ma sono assai più leggere di quelle costruite tutte in acciaio». Prende a pretesto uno sciopero dei calzolai per tornare sull'argomento a lui caro del sindacato. Pubblica un ampio commento in prima pagina sul Trattato di pace tra Giappone e Cina schierandosi apertamente dalla parte di Tokyo: «La vittoria del Giappone rappresenta un nuovo trionfo della civiltà sulla barbarie, il premio concesso ad un popolo che, entrato risolutamente nel cammino del pro- gresso, ne ha percorso le tappe con una velocità meravigliosa, insuperata». Non disdegna la cronaca più piccante e a fine aprile manda una lunga corrispondenza sul processo ad Oscar Wilde per sodomia (per la verità l'articolo è uno dei pochi a non essere siglato ma è quasi certamente suo poiché La Stampa non aveva altri corrispondenti da Londra in quel momento, ndr). «Io sono giunto troppo tardi per procurarmi un posto nell'aula premette Albertini - e debbo contentarmi di riassumervi quanto di¬ cono i piccoli fogli della sera che vanno a ruba per strada». La cronaca è stringata, quasi un verbale. «La Corte si ritirò alle cinque», scrive. «Il telegrafo vi dirà la sentenza». Ma il corrispondente già indovina il verdetto di colpevolezza: «Di Oscar Wilde ùi Inglùlterra se ne parlava da prima con ammirazione e rispetto. Se ne parla oggi a bassa voce come di cosa che desta la nausea. Qui il puritanesimo vince sempre». Albertini si familiarizza con l'ambiente accademico e giornalistico londinesi. Diventa un protégé di Moberly Bell, mitico direttore del Times. Impara i segreti della moderna editoria anglo-sassone. Ma tiene d'occhio anche la situazione italiana. Il ministero Crispi è ormai logoro e la sua fine imminente (manca meno di un anno alla disfatta di Adua che ne provocherà la caduta). A Roma la lotta politica si fa più dura e La Stampa di Roux e Alfredo Frassati non perde un'occasione per dare addosso all'anziano statista siciliano. Così, quando la rivista Century pubblica il lungo articolo di Stillman in difesa del presidente del Consiglio, Albertini, che è in piena sintonia con la linea del giornale, manda la sua recensione al vetriolo. Roux e Frassati non solo la pubblicano ma ci aprono il giornale. Ormai si dedica sempre di più alle sue corrispondenze e sempre meno agli studi. Ma il lavoro per La Stampa non gh basta per vivere adeguatamente. Scrive a Nitti di aver bisogno di altre collaborazioni, ma l'amico non riesce ad aiutarlo. E Albertini non può contare nemmeno su quella borsa di studio per ricerche all'estero in cui tanto aveva sperato (Nittrgli scrive che la sua richiesta è stata smarrita!). Con l'arrivo dell'estate decide che è ora di tornare a Torino. Del resto l'attenzione del giornale ormai è tutta spostata sulle vicende interne. Il soggiorno londinese dura in tutto otto mesi, quanto r asta per dare una direzione imprevista alla sua vita. Era partito per approfondire i suoi studi di economia. Torna ai primi di luglio con un progetto nuovo in testa: farà il giornalista. Anzi, il direttore di giornale. Andrea di Robilant «Ilpiù accreditato quotidiano del mondo tiene a Roma un inviato che arriva a esaltare il nostro premier» A lato Francesco Crispi. ministro dell'Interno e poi presidente del Consiglio A destra Oscar Wilde, processato per sodomia a fine Ottocento Luigi Albertini, a lungo direttore del «Corriere della Sera»