Coop e camorra, raffica di arresti di Fulvio Milone
Coop e camorra, raffica di arresti Coop e camorra, raffica di arresti A Napoli fondi neri miliardari perfinanziare politici NAPOLI. Fondi neri miliardari per finanziare i partiti, appalti truccati e patti occulti fra camorristi e imprenditori fino a pochi giorni fa al di sopra di ogni sospetto: l'inchiesta condotta dai magistrati antimafia di Napoli sugli affari illeciti delle coop fra l'87 e '92 si allarga a macchia d'olio. Dopo le 63 ordinanze di custodia cautelare emesse appena due settimane fa contro decine di ex dirigenti delle imprese emiliane, i sostituti procuratori Giovanni Melillo, Luigi Gay, Franco Roberti e Paolo Mancuso hanno fatto scattare le manette per altre 6 persone. Il primo della lista è un componente del consiglio di amministrazione del Consorzio cooperative costruzioni, Nino Borghi, 51 anni. Gli altri quattro sono Tiziano Garelli, dipendente della cooperativa Iter di Lugo di Romagna, Francesco Paolo Russo, geometra della Coopsud, Veris Veltrucci, funzionario della Edilfinanziaria di Bolo gna e Angelo Velardo, dipendente della Agrobeton Calcestruzzi. I cinque arresti seguono di ventiquattr'ore quello di un altro imprenditore coinvolto nell'inchiesta, Antonio Vona, ex vicedirettore generale della Cogefar Impresit ed attualmente direttore centrale per la società Impregilo dei programmi per l'alta velocità. L'accusa è gravissima: associazione a delinquere di stampo camorristico. Secondo l'accusa i sei avrebbero partecipato al grande banchetto degli appalli per la realizzazione di importati opere pubbliche in Campania. Fra i commensali vi sarebbero stati anche gli uomini del boss camorrista Carmine Alfieri, che si sarebbero accordati con gli imprenditori per ottenere l'esecuzione dei lavori in regime di subappalto. Lavori che, sostengono i magistrati, sarebbero stati rallentati nel corso degli anni per far lievitare i costi di oltre il duecento per cento. Ma dalle pieghe dell'inchiesta che ha un nome in codice, «Katana», è uscito ben altro. I sostituti procuratori della direzione distrettuale antimafia sono convinti che gli arrestati, tranne Vona, hanno creato con l'aiuto delle ditte in odore di camorra un'amministrazione parallela, fondi neri miliardari successivamente utilizzati per finanziare partiti e singoli uomini politici. Quali partiti, e quali politici? Su quésto punto i magistrati tengono la bocca chiusa: le indagini, spiegano, sono appena cominciate. Borghi, Garelli, Russo, Velardo e Vestrucci erano impegnati a vario titolo in due importanti appalti in Campania: la bonifica del fiume Sarno, nel Salernitano, e la costruzione della Statale 268 che porta al Vesuvio. Grazie a quei lavori affidali in subappalto alle ditte della camorra e ad un giro impressionante di fatturazioni false gli im¬ prenditori avrebbero contribuito alla costituzione del «tesoro segreto» delle coop, custodito nelle casse di banche estere. I magistrati definiscono i fondi neri «introiti extra bilancio a totale favore delle cooperative per esigenze proprie e non connesse agli accordi intercorsi con l'organizzazione camorristica». In parole povere, le finanze occulte sarebbero servite alle coop per altri affari illeciti gestiti in proprio. Nella maxi-inchiesta sugli appalti in Campania è finito anche Antonio Vonu, in qualità di ex vicedirettore generale della Cogefar Impresit. I magistrati muovono accuse pesanti anche nei suoi confronti: Vona, infatti, avrebbe affidato la realizzazione dell'Area di sviluppo industriale alle imprese di Alessandro Nocerino, un esponente di primo piano della camorra capeggiata da Carmine Alfieri. Fulvio Milone
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