Da Gorrini altro fango su Di Pietro
Secondo interrogatorio a Brescia: «Non so chi ha scritto il dossier» Secondo interrogatorio a Brescia: «Non so chi ha scritto il dossier» Da Gorrini altro fango su Di Pietro «Cusani? Solo un amico, mister X non esiste» BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO «Io non sono accusatore di nessuno. Sono solo un espositore di fatti». Eccolo Giancarlo Gorrini, l'ex azionista della Maa che per primo ha messo nei guai Di Pietro. Eccolo abbronzato, con un abito blu elegante, telecamere e microfoni attorno, mentre lascia il palazzo di giustizia bresciano dopo quasi sette ore di interrogatorio con i giudici Salamone e Bonfigli. «Io non conosco autori di dossier. Io non so chi li ha fatti, lo racconto solo quello che so», dice Gorrini. Mentre i giornalisti lo stringono d'assedio. A Brescia Giancarlo Gorrini torna per la seconda volta, por questo secondo interrogatorio. Il primo era avvenuto mesi fa, quando ancora di questa inchiesta non si sapeva nulla. E lui giù a ripetere le sue accuse, già raccontate a novembre agii ispettori, pochi giorni prima che Di Pietro si dimettesse. Accuse pesantissime, fango e veleno su Di Pietro che ora si ritrova sotto inchiesta per concussione: per quel prestito (120 milioni) da Gorrini, per la Mercedes e soprattutto per quelle richieste di ripianare i molti debiti di Rea, di gioco o no. Accuse che Giancarlo Gorrini ha confermato, precisato, chiarito anche ieri. Senza togliere una virgola. Resta da capire perché Gorrini aspetti quattro anni a raccontare tutto agli ispettori. E cinque a Salamone e Bonfigli che lo convocano solo un paio di mesi fa e poi lo mettono sotto inchiesta per false dichiarazioni al pubblico ministero. Perché tanto ritardo? Perché, prima, agli ispettori di Biondi? Gorrini taglia corto: «Chiedetelo a Salamone». Di più, dice solo l'avvocato Bontempo: «Ai magistrati è stato detto. Prima o poi sarà chiarito alleile questo. E poi...». Poi, avvocato? «Poi se io so che lei ha visto qualcuno rubare e le consiglio di andare dai carabinieri mi sembra di non fare nulla di male». Messa cosi non c'è più bisogno di un mister X. Almeno non uno solo. Si sa che Gorrini si è confidato con molti prima di fare il grande passo, e raccontare questa storia agli ispettori prima e ai magistrati poi. E se ci fosse qualcuno che ricatta Gorrini? «No, nel modo più assoluto no», ripete il suo difensore. Che poi non nega nemmeno le conoscenze di tanti anni di Gorrini. Anche Paolo Berlusconi. «Gorrini si è occupato di pubblicità con lui», dice il legale. E Sergio Cusani? Cosa ci faceva un mese fa, a storia già esplosa, Cusani a casa di Gorrini? Taglia corto l'avvocato Bontempo: «Si conoscono da 20 anni». Sette ore di interrogatorio e si vede che Fabio Salamone è soddisfatto: «C'erano delle dichiarazioni di Gorrini incomplete dalla prima volta. Adesso ha chiarito tutto». Impossibile sapere di più da lui. «Guardiamo alla qualità del vino, che è più importante dell'etichetta», ripete l'avvocato Bontempo. Come dire: certo è importante per i magistrati capire come nasca questa vicenda, ma soprattutto se è vera o no. E per il legale si tratta solo di «buon vino». Su quei trasferimenti di danaro, sui prestiti di Rea da ripianare, su quei debiti di gioco adesso nelle mani di Salamone e Bonfigli ci sono due verità. Una di Eleuterio Rea che esclude il coinvolginiento diretto di Di Pietro. Una di Gorrini che invece coinvolge l'ex magistrato di Mani pulite. Tanto che l'avvocalo Bontempo può dire: «Certo che durante l'interrogatorio ci hanno contestato parte degli interrogatori di Rea. Gorrini ha dato risposte soddisfacenti, ma a questo punto non escludo confronti». E ancora si aspetta l'attesissimo interrogatorio di Antonio Di Pietro, protagonista numero uno di tutta l'intricata vicenda. Fabio Potetti Il giudice Salamone Nella foto a sinistra Giancarlo Gorrini il grande accusatore di Di Pietro
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