La tangente promessa 400 milioni di Alberto Gaino

Da un gruppo di imprenditori per assicurarsi un appalto da 20 miliardi poi sfumato Da un gruppo di imprenditori per assicurarsi un appalto da 20 miliardi poi sfumato La tangente promessa: 400 milioni Arrestati Zanetta e Cadetto, ex de Due torri bianche in costruzione in via Pietro Cossa, cinquanta appartamenti ciascuna: una storia tormentata dalle polemiche degli inquilini del complesso Iacp già esistente nell'area, comitati, proteste, cantiere bloccato, la polizia messa di mezzo. E adesso anche due arresti. Di quelli di peso fra i politici che hanno comandato sino a ieri: un ex assessore regionale, Mario Carletto, e un ex assessore municipale e già segretario della de locale, Giampaolo Zanetta, che ha continuato ad avere un ruolo pubblico come direttore generale dell'Ordine Mauriziano. Entrambi si sono occupati a lungo di edilizia pubblica. E, per quel genere di appalti, Carletto era già finito nei guai con la Procura. I due sono stati arrestati lunedi mattina per la promessa di una tangente di 400 milioni sul primo progetto di quelle torri, bloccato nel 1991 dopo il no de! Comitato regionale per le opere pubbliche: non si potevano affidare a trattativa privata lavori per 18 miliardi di spesa. Tant'è che, quando si è ripartiti scegliendo la via della gara pubblica, l'appalto è stato aggiudicato con un risparmio del 23 per cento. E dire che i vertici dello Iacp di allora, l'avvocato Mario Fimiani e il suo vice Mimi Russo, si orano battuti anche a colpi di autorevoli pareri legali che assicuravano la correttezza della trattativa privata. E oggi Fimiani è passato dall'altra parte; è lui che accusa, e lo fa con un memoriale che chiama in causa imprenditori e politici. «50 milioni erano stati promessi anche a me», aggiunge, rendendo più credibile la sua lunga confessione al pm Vittorio Corsi. Carletto e Zanetta rispondono di concorso in corruzione con Fimiani e con gli imprenditori del consorzio che aveva realizzato i primi 300 alloggi destinati alla gestione dell'Istituto autonomo case popolari nella zona che si affaccia fra via Pietro Cossa e corso Regina Margherita, lambendo il parco della Pellerina. Lo stesso consorzio si era poi offerto di completare il progetto di residenze popolari (le due torri) e si era dato da fare per ottenere i nuovi lavori. Alcuni degli imprenditori che ne facevano parte sono stati coinvolti nell'inchiesta. Ma sulla loro identità il segreto istruttorio è calato come una fitta nebbia. Anche l'arresto di Carletto e Zanetta, l'altra mattina, è stato eseguito in gran riserbo: carabinieri in borghese, niente manette e tanta discrezione, auto civili e subito dal gip Piera Capriogbo, dove, uno dopo l'altro, i due sono stati interrogati dal giudice per le indagini preliminari e dal pm, negando tutto. Solo in serata la contemporanea assenza dei due è diventata sempre più strana (sono stati a Torino gli uomini più in vista della corrente dell'ex vicesegretario nazionale de Silvio Lega, ora vicino al Ccd) e negli ambienti politici cittadini il tam tam del loro possibile arresto si è fatto sempre più fitto, sino a diventare realtà acquisita ieri mattina con le prime notizie su quella storia nemmeno troppo vecchia delle case popolari di via Pietro Cossa. A Corsi ne aveva parlato per primo, nel 1992, Antonio Savoino, l'architetto di tante tangenti. E poi il coro delle voci ricorrenti: il ministero dei Lavori Pubblici aveva finanziato 300 alloggi come sperimentazione tecnologica, e proprio Zanetta aveva posato la prima pietra. Rimanevano quelle due torri e la Regione, nel 1991, ottenne da Roma il via per occuparsene, incoraggiata dallo Iacp a scegliere lo stesso consorzio come referente per la costruzione. Ora vien fuori che funzionari degli uffici regionali dell'edilizia residenziale pubblica cercarono di opporsi a quell'anomalia sempre più chiacchierata della trattativa privata, che venne respinta dopo alcuni mesi nonostante importanti resistenze. L'arresto di Fimiani e di taluni imprenditori ha portato il pm Corsi sulle tracce di uno scandalo abortito, ma, mentre il magistrato cominciava gli accertamenti, c'era già chi contattava i possibili testimoni e inquinava le prove. Per questo sarebbe scattata la misura cautelare per pochi giorni (sette) nei confronti dei due politici. E già oggi, almeno Zanetta verrà messo a confronto con alcuni imprenditori. «Il nostro cliente sostengono gli avvocati Giovanni Lageard e Roberto Trincherò - è accusato di aver messo in contatto costoro con Carletto, dopo averne ascoltato i discorsi ai quali lui, sinceramente, non aveva dato peso». Alberto Gaino Mario Carletto, ex assessore de e a sinistra Giampaolo Zanetta

Luoghi citati: Roma, Torino