Gassman «Sono vivo e vado in tv»

Intanto si prepara il «remake» della commedia di Flaiano, di cui fu protagonista Intanto si prepara il «remake» della commedia di Flaiano, di cui fu protagonista Gassman: «Sono vivo e vado in tv» Dopo la malattia, Dante e la poesia d'Italia ROMA. Con il sostegno della parola, della moglie Diletta «che infatti si è molto stancata» e della Ciglia primogenita Paola che si è rivelata «una buona infermiera», Vittorio Gassman sta uscendo a piccoli passi «dal buco nero della depressione», da quel baratro oscuro che lo ha inghiottito per la terza volta nella vita costringendolo a interrompere, nello scorso novembre, le repliche dello spettacolo «Camper» in cui recitava accanto al figlio Alessandro. E la Rai è il primo luogo dove si realizza il ritorno alla vita del grandissimo artista: a settembre saranno riproposte in forma nuova e più ricca le sue famose letture della Divina Commedia; a novembre prenderà il via «Cammin leggendo», viaggio nell'Italia della poesia con l'attore nei panni di una guida molto speciale. Ma sul piccolo schermo Vittorio Gassman vorrebbe anche realizzare un vecchio desiderio: «La massima aspirazione - dice - sarebbe un talk show: credo di saper parlare e anche di saper ascoltare come fa Maurizio Costanzo... Potrei affrontare argomenti dello spettacolo come il teatro e il cinema, ma anche dell'attualità e magari potrei discutere proprio di depressione... Anche nei giorni più neri fa bene parlare e straparlare». Nel Gassman che torna sulla scena («Si, sono vivente anche se so che in molti giornali erano già pronti "coccodrilli" a me dedicati»! è invece lontana e sfocata la voglia del teatro: «Forse non ho più la forza per farlo come l'ho l'atto per 50 anni, rompendomi la schiena su e giù per l'Italia. Eppure mi rimangono dei rimpianti, forse il non aver recitato il "Re Lear", anche se in l'ondo non ne ho mai sentito fotte il desiderio». D'altra parte non è Shakespeare ma Dante l'autore rapace di ridare linfa vitale all'attore in fuga dai meandri della depressione: «Se fossi costretto a pronunciare il nome di quello che io considero l'artista di tutti i tempi credo che sceglierei Dante: è il più aristocratico e insieme il più popolare, si è occupato eh tutto, in volata batte anche Skakespeare». Con Dante e perfino con Virgilio, Gas- sman racconta di aver avuto di recente un incontro ravvicinato: «Ero per strada con mia moglie Diletta, a un certo punto ci sono apparsi due signori abbigliati con splendidi costumi: mia moglie, molto concreta, ha subito pensato che doveva trattarsi di una coda del Carnevale, io mi sono avvicinato e ho chiesto spiegazioni. Si trattava di due "posteggiatori" della poesia, impegnati in una sorta di "pronto intervento" poetico. Mi sono fatto subito dare un biglietto da visita, perché nella vita non si sa mai...». Certo, dice Gassman, Dante è particolarmente adatto per la tv: «A portarlo al cinema ci aveva pensato De Laurentiis per poi cambiare idea dopo che gli sceneggiatori avevano da tempo iniziato il lavoro ih scrittura: convocò tutti e disse "Dante non si può fare perché è meraviglioso, ma è verboso". Una frase che non ho mai scordato». E il cinema gli riporta alla mente una delle ultime delusioni: «Avevo in progetto un film intitolato "Il silenzio", tratto da un racconto di "Mal di parola", ma ormai me lo ha fregato Verdone quando ha girato "Perdiamoci di vista", una storia che per molti versi somigliava alla mia. Solo che quest'ultima era già nota da tempo al produttore Cecchi Gori». Adesso che sta per uscire il suo nuovo libro, gli impegni televisivi prendono corpo, la voglia di fare ridiventa concreta, Vittorio Gassman riesce a descrivere con lucida ironia che cosa prova quando lo invade la sua malattia ricorrente: «La depressione provoca una serie di perdite: degli interessi, dell'appetito e perfino degli affetti più cari che appaiono distanti, come al eh là di un vetro. Non te ne frega più di niente, non hai la forza per fare nulla. Ricordo di aver letto i giornali con paura, per settimane e settimane, scorrendo veloce le pagine dell'attualità, piene di non consolanti notizie politiche, pur di raggiungere al più presto quelle sportive per poi divorarle fino all'ultima riga compresi gli articoli sul calciomercato della serie C. Ho rotto le scatole a psicologi e psichiatri, ho raggiunto la convinzione di non essere nato, io che ero una mammola introversa, per fare l'attore e anzi, ho pensato che se avessi fatto l'idraulico magari non avrei avuto la depressione. A una certa età, poi, la depressione ha anche dei motivi oggettivi perché, per esempio, vengono meno gli amici più cari. Una cosa è certa: non serve a niente sentirsi dire "Ma di che ti lamenti? Hai avuto una vita gratificante". Anzi è peggio: noi tutti viviamo momento per momento e se siamo stati felici e gratificati è ancor più difficile superare le fasi buie». Fulvia Caprara «Non ho più voglia di fare teatro. Sto pensando a un talk show alla Costanzo. E viaggerò molto». Poi racconta la sua depressione Qui accanto Vittorio Gassman, che torna a lavorare. In alto Ennio Flaiano, qui sopra Laura Saraceni. Si cerca l'attore che avrà il ruolo di Gassman nel «remake" di «Un marziano a Roma»

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