Bocciato, ma non in cinema; che bello leggere il giornale «on line»

Bocciato, ma non in cinema; che bello leggere il giornale «on line» lettere AL GIORNALE Bocciato, ma non in cinema; che bello leggere il giornale «on line» Matematica e macchina da presa Sono un ragazzo di 23 anni desidero richiamare l'attenzione su un grosso problema personale. Quest'anno ho frequentato per la prima volta l'Istituto di Stato di Cinematografia e Televisione a Roma e purtroppo ho appena appreso di essere stato bocciato per le insufficienze riportate in Chimica, Fisica, Matematica, Arte e Storia. Secondo me, si tratta di materie assurde e insignificanti per questo tipo di scuola, con la sola funzione di far perdere la voglia di riuscire a realizzarsi nel campo del cinema. Non so fino a che punto sia giusto che uno studente venga bocciato per tali materie, quando invece sarebbe più utile imparare a eseguire un ottimo montaggio, oppure imparare a riprendere (cameramcn) o anche apprendere le tecniche del settore fonico. Sinceramente, mi sia consentita l'ironia, non ho mai visto calcolare la radice quadrata di un film. Cosa ha in comune con la tecnica cinematografica lo scavo stratigrafico? Non basta la Storia già imparata nelle medie ed elementari? Nelle scuole professionali sarebbe necessaria molta teoria e molta pratica, soprattutto per quanto riguarda le materie tecniche. Ad esempio, nella mia scuola non dovrebbe essere bocciato uno studente con una buona valutazione in laboratorio di Montaggio, Storia del Cinema, Storia del Teatro, Musica, Inglese ed Italiano, quand'anche dovesse risultare insufficiente nelle altre materie. Inoltre eliminando dai programmi Chimica, Fisica, Matematica, Arte e Storia si otterrebbero esattamente tredici ore settimanali in più da dedicare allo studio delle materie professionali. Quest'anno abbiamo avuto solo quattro ore alla settimana di laboratorio, mentre sarebbe utilissimo ai fini della particolare specializzazione di ognuno accumulare maggiore esperienza. I professori dovrebbero riflettere maggiormente prima di bocciare e distruggere così il sacrificio di un ragazzo, che, co- me me, per studiare è stato costretto a spostarsi dal profondo Sud fino a Roma, spendendo anche tanto denaro per mantenersi. Ho sottratto al sonno molte ore per dedicarlo allo studio di materie insignificanti e assolutamente inutili dal punto di vista professionale e la cui soia funzione è quella di annebbiare le idee. Vittorio G„ Roma Bibliotecari al computer Come ogni mattina, ormai da 3 anni, giungo in ufficio. Accendo il personal computer e apro il programma per «navigare» sulla rete Internet. Mi collego al server de La Stampa e trovo un articolo sull'informatica in biblioteca. Lo leggo con attenzione, poiché mi sento chiamato in causa direttamente: sono infatti il responsabile tecnico - il system manager - della gestione informatica delle circa 20 biblioteche che compongono il Sistema Bibliotecario del Politecnico di Torino. Ne deduco che un po' ovunque vi sono persone incapaci di considerare l'informatica come uno strumento per ottenere di più e meglio rispetto ai mezzi tradizionali, pur sempre validi ma limitati. Non scendo in dettagli tecnici sulla potenzialità di consultazione del patrimonio bibliotecario tramite strumenti informatici. Un episodio ne dimostra la validità: alcuni giorni fa è giunta ai miei colleghi bibliotecari notizia della apertura del catalogo informatico della Biblioteca Vaticana. Appena eseguite alcune ricerche, hanno manifestato la loro allegria «solo» per avere visto catalogate opere di particolare valore storico e artistico, come alcuni incunaboli. E hanno potuto vedere soltanto le schede... Siamo solo all'inizio della diffusione di conoscenze culturali in modo capillare tramite le reti informatiche. Per questo loro ed io ci indigniamo al sentire parlare o vedere scrivere di Internet come di un ambiente fantastico, ludico, se non indecente. Per noi Internet è uno strumento di lavoro: da li prelevia- mo informazioni, e li ne immettiamo di nostre. P. S. In realtà ho letto l'articolo sulla carta, dopo aver comprato una copia del giornale, ma niente mi impedirebbe di leggere La Stampa via rete (gratis) ogni giorno. dott. Stefano Bargioni, Torino Ma siamo proprio un circo equestre? Vergogna, vergogna e ancora vergogna. Questa è la parola che quasi giornalmente ricorre su molti giornali. In giovane età sentivo dire che la... vergogna si doveva coprire, ma oggi? Si va all'estero fieri di dire, lonta¬ no dalla Patria, che siamo italiani, si torna avviliti e mortificati dopo aver ripetutamente ascoltato i commenti ironici e sovente feroci di chi ci ospita, ma essi sono diretti a chi ci governa, ai nostri politici. L'italiano in genera è apprezzato fuori dei confini perché lavoratore, onesto e dotato di tanta umanità. Fino a ieri l'Italia era considerata una Repubblica delle banane, recentemente abbiamo perduto questo titolo e siamo divenuti la Repubblica del circo equestre, dei clown. I lettori avranno notato quale crollo hanno subito sia la nostra moneta sia le quotazioni di Borsa sia la credibilità del nostro Paese a seguito dei risultati referendari. Il povero Dini sembrava aver imboccato la strada giusta per tornare a far parte dell'Europa civile, i suoi interventi, anche se talvolta impopolari, avevano trovato consenziente l'Europa e il mondo. Ora siamo alla vergogna e si deve pensare a come liberarci da detti... omuncoli. Bando ai partiti, ai movimenti, alla politica putrescente ripetutamente ostentata in Parlamento. Se non si farà piazza pulita di tali individui alle prossime elezioni i cittadini saranno portati alla rovina economica e morale. Carlo Maria Spirito, Savona Vecchio varietà che passione Ho letto su La Stampa del 16 giugno l'articolo di Alessandra Comazzi sul successo degli spettacoli del Bagaglino Credo che la fortuna di queste trasmissioni, cominciata ben prima dell'apparire di Valeria Marini, non sia dovuta solo alla satira politica. Oreste Lionello, Pippo Franco e Leo Gullotta hanno riproposto, sia pure in modo imperfetto, la formula del varietà, che certamente sarà risultata gradita agli spettatori non più giovanissimi. Si deve, inoltre, riconoscere il ruolo svolto dalla danza, rappresentata principalmente da André De La Roche. E non è certo meno importante il contributo delle bravissime «girls», a cm sicuramente non può essere rimproverata la scarsa capacità di muoversi senza sincronismo: basta ricordare il perfetto coordinamento dei movimenti delle ballerine Daniela Crociani ed Helga Puccetti con la musica del chitarrista Tom Sinatra, nella serie Saluti e baci, durante l'esecuzione della canzone di Silvia. Ed alcune di loro, come Gabriella Labate ed Alessandra Pesatura, hanno anche dimostrato doti da «show-girl» che spero possano essere utilizzate in modo più impegnativo. Giuseppe Marchisio Torino I «contributi» al Partito Repubblicano La Stampa pubblica ancora una volta una notizia del tutto falsa e più volte smentita secondo la quale il pri sarebbe stato destinatario di 9 miliardi di tangenti del settore telefonico. Come è stato detto e scritto più volte e accertato in via, crediamo definitiva, dal Pubblico Ministero dr. Cordova il pri ricevette, non certo dal dr. Parrella, due contributi; uno all'inizio dell'88 ed uno in occasione delle elezioni del giugno '89 per un totale di 400 milioni. Il resto è pura invenzione per quello che riguarda il Partito Repubblicano. Riccardo Bruno, Roma Capo Ufficio Stampa pri Quello che Lussu non ha scrìtto Devo informare Sergio Romano e Maurizio Assalto che Emilio Lussu non ha scritto Uomini e no. Quest'ultimo è stato scritto da Elio Vittorini. Emilio Lussu era un azionista e quindi, secondo l'attuale moda, un traditore. Ma è morto e merita rispetto. Vittorio Foà Vittorio Foà ha doppiamente ragione. Il libro di Lussu si intitola Un anno sull'altopiano e il film che ne fu tratto, Uomini contro. Ha ragione anche quando sostiene che Lussu - da vivo e da morto - fu degno di ogni rispetto. Combattè bene, scrisse un bel libro e non è certo responsabile della parte che esso finì per avere nella moda antipatriottica di una certa cultura italiana. Sergio Romano LA LETTERA DI O.d.B. GENTILE professor Cirio, colgo l'occasione per ribadire ancora una volta che non sono dottore e che non dirigo la rubrica «Lettere al giornale-. Sono responsabile solo delle lettere che vengono indirizzate personalmente a me. La rubrica «Lettere al giornale» è gestita direttamente dalla redazione. Quindi, ad esempio, non ha affatto ragione il signor Christian Mazzella quando ripetutamente mi accusa- «Non sempre la vecchiaia è portatrice di saggezza, a volte, purtroppo, la deficienza senile s'impossessa di poveri vecchietti per accompagnarli inesorabilmente fino alla tomba ed è in un attacco di questa orrenda malattia che un certo Spirito Carlo Maria deve aver scritto una lettera indirizzata alla rubrica "Lettere al giornale" tenuta da Oreste del Buono su La Stampa, che in un attacco della stessa Ferrspere illu ovie arle sioni malattia ha deciso di pubblicarla». Io non ho deciso per nulla di pubblicarla e non so neppure di quale malattia soffra il signor Mazzella... Ma torniamo alla sua lettera, gentile professor Cirio. L'ingegnere Umberto Caducei le ha risposto, nella rubrica non da me diretta, «promettendo il suo intervento per ripristinare una situazione di normalità: in particolare, l'installazione di una pensilina e la gestione con il Comunedelia sala d'apetto». «Fino ad oggi nessuno intervento è stato fatto p adottato», mi scrive lei. «Non solo, ma la vicina stazione di San Cìiuseppe di Cairo, nodo ferroviario di prim'ordine tra Savona e Torino, rischia la paralisi per mancanza di personale. Tutto questo alle soglie del 2000 è assurdo. In questi ultimi anni le F.S. hanno promosso una politica dei tagli e della "cultura alla pensione". Se va avanti così, tra non molto tempo anche i treni si fermeranno, quando 150 anni fa proprio il Cavour fece costruire le prime ferrovie per migliorare le comunicazioni e la società civile. Con la richiesta di pubblicazione, ringraziandola, le invio i più cordiali saluti...». Ricambio, e mi auguro che lei venga soddisfatto, ma non le consiglio di illudersi troppo. Oreste del Buono Ferrovie sperarle e illusioni Alla cortese attenzione del don. Oreste del Buono. Mercoledì 22 febbraio '95 la rubrìca da lei diretta ospitava una mia lettera nella quale denunciavo la situazione vergognosa della srazione ferroviaria di Cairo Montenorte, in provincia di Savona, sulla linea Savona-Alessandria che dal 1° gennaio era stata chiusa al mattino sia per il servizio biglietterìa sia per la sala d'apetto con grave disagio degli utenti, studenti e pendolari. Il 2 marzo, sempre nella sua rubrica, rispondeva l'ing. Umberto Caducei del nucleo territoriale delle F.S. di Torino, promettendo un intervento... Renzo Orio, Cairo Momenotte (Sv)